Nepal, l’emergenza non si ferma

Migliaia i villaggi non ancora raggiunti. Marco Sette, imprenditore romano neocatecumenale, con un’attività nel Paese: «Aiuteremo a ricostruire»

Migliaia i villaggi non ancora raggiunti dagli aiuti. Marco Sette, imprenditore romano, oltre che neocatecumenale, con un’attività nel Paese: «Aiuteremo a ricostruire»

«Oltre a Kathmandu e Pokhara, in Nepal ci sono 30 milioni di abitanti sparsi in villaggi difficilmente raggiungibili. Lì, nessuno conosce i danni provocati dal terremoto». Sono parole piene di preoccupazione quelle di Marco Sette, imprenditore con un’attività in Nepal e membro del Cammino neocatecumenale di Roma. Da sabato 25 aprile, quando una scossa di magnitudo 7.9 ha colpito il Paese provocando migliaia di vittime, Marco è in continuo contatto con i suoi amici del posto. È andato in Nepal lo scorso gennaio, e sarebbe dovuto tornarci a breve ma il terremoto ha cambiato i suoi programmi: «Sono in contatto con alcuni amici che fortunatamente stanno bene ma hanno perso la loro casa. Infatti alcuni edifici hanno resistito alla prima scossa ma sono poi crollati con quelle di assestamento. Tra l’altro, ora sta anche piovendo e, da quanto mi hanno riferito, in molti sono alla ricerca di grandi teloni per potersi riparare. Sono due notti che dormono all’aperto, in grandi campi, e la paura di altre scosse è tanta».

«Le abitazioni lì sono semplici – racconta Marco –: chi è benestante ha la casa in cemento armato ma costruita senza l’aiuto di una betoniera. In pratica, le colate sono fatte con i secchi buttati a mano. Il Paese è molto povero, cresciuto senza aiuti esterni perché privo d’interessi: non c’è petrolio nel sottosuolo, non ci sono diamanti, quindi non è “economicamente interessante”. L’unica prerogativa che ha, e che interessa soprattutto gli Stati Uniti, è la posizione strategica tra Cina e India. Una sorta di “punto di sorveglianza”: nulla di più e decisamente troppo poco per sperare in aiuti massicci».

Il terremoto ha sconvolto l’intero Paese e le vittime ancora si contano. Ma la paura più grande per chi, come Marco Sette, conosce bene quei luoghi, è quella relativa gli abitanti dei villaggi: «Circa 30 milioni. E finora nessuno è andato a vedere cosa è successo. So però che, questa mattina, a Gorkha, un villaggio molto vicino all’epicentro della scossa, è arrivato un elicottero. È il primo, finora tutti erano impegnati sull’ Everest. Si sa che su 420 case ne sono rimaste in piedi solo 4. È chiaro che parliamo di case piccole, quindi il danno è inferiore rispetto a quanto successo a Kathmandu ma è un dato che fa ben capire la portata del sisma e, soprattutto, la difficoltà che gli abitanti avranno a ricominciare».

E proprio ricostruire è l’aiuto che si può dare: «Ora è inutile partire. So che i supermercati hanno aperto a tutti, permettendo di fare la spesa senza pagare. Un grandissimo gesto di solidarietà, da un popolo meraviglioso, sempre pronto ad aiutare. Sicuramente – continua – andremo a dare una mano appena sarà finita l’emergenza. Sto ricevendo moltissime telefonate da parte di membri del Cammino che mi chiedono cosa possiamo fare. Certamente andremo lì per ricostruire qualcosa, case soprattutto. Spero – conclude Marco – che gli aiuti, quelli grandi e importanti, arrivino dalla comunità internazionale. Il popolo del Nepal è stupendo: ha poco, eppure quel poco lo divide con te. Gli abitanti hanno sempre il sorriso sulle labbra. Meritano di essere ricambiati e trovare quella solidarietà che li aiuti a ricostruire e riprendere in mano la loro vita».

27 aprile 2015