Nepal: «Costruire un sogno nel deserto»

La Chiesa di Roma a sostegno della popolazione colpita dal terremoto: abitazioni per ripararsi dai monsoni, un acquedotto e corsi di primo intervento

La Chiesa di Roma a sostegno della popolazione colpita dal terremoto: abitazioni per ripararsi dai monsoni, un acquedotto e corsi di primo intervento

«Realizzare un sogno in mezzo a questo deserto». La speranza arriva da lontano, da uno dei volontari del Centro diocesano per la Cooperazione missionaria tra le Chiese che operano in Nepal. Il deserto è quello causato dal terremoto che, lo scorso 25 aprile, ha ucciso quasi 9mila persone creando gravissimi danni nella regione di Lamjung. Il sogno è quello di offrire un riparo sicuro e dignitoso alle famiglie che non hanno più un tetto. La stagione dei monsoni si avvicina. Settembre fa paura quasi quanto il terremoto con così tanta gente che vive per strada. «La situazione è estremamente pericolosa – fanno sapere i volontari – perché le forti piogge causeranno molti altri problemi e rischiano di aumentare ulteriormente il bilancio di questa immane tragedia».

È una corsa contro il tempo, quindi, quella del Centro missionario diocesano. L’impegno è quello di costruire delle piccole unità abitative, solide, sicure e confortevoli, per le famiglie dei terremotati. Si chiamano “shelter”, e hanno la caratteristica di essere montate facilmente. La loro struttura si compone di materiali in alluminio che vengono fissati a terra e agganciati a tubi metallici. Mattoni, porte e finestre riciclate dalle tante case crollate, completano poi la struttura. Un sogno che costa poco, 150 euro per ogni unità abitativa.

Ma non ci sono solo gli shelter (60 sono già in costruzione nella città di Bodgaum e altri 30 nei villaggi limitrofi) nei progetti finanziati dalla Chiesa di Roma in Nepal. Nel distretto di Sindhuplachowk, tra i maggiormente colpiti dal terremoto, verrà riparato un acquedotto che serviva 185 famiglie garantendo acqua potabile a più di 1000 persone. Alberto, uno dei volontari, sottolinea come «il terremoto non solo ha distrutto le tubature ma anche il pozzetto di raccolta dell’acqua che ora, grazie a degli ingegneri volontari, è stato ripensato per resistere il più possibile alle inondazioni causate dai monsoni e alle slavine».

Oltre agli aiuti concreti, fatti di mattoni e cemento, grazie alla presenza di alcuni volontari italiani e in particolar modo all’esperienza e alla generosità del pompiere istruttore Alessandro Molinari, sono stati addestrati i primi volontari del “corso di primo soccorso”. Molinari ha addestrato i partecipanti alla conoscenza delle tecniche avanzate di intervento su macerie e soccorso su corda, per far fronte alle future calamità naturali e costituire un gruppo in grado di fornire una primissima e rapida risposta in zone di crisi.

«L’ambizione è quella di creare, negli anni – fanno sapere i volontari -, una protezione civile non governativa da affiancare a quella che le autorità nepalesi vorranno formare». Intanto, a ottobre, partirà un ulteriore corso avanzato di soccorso ed evacuazione; «il tutto grazie alla disponibilità di altri pompieri che, come Alessandro, ci hanno offerto volontariamente la loro disponibilità. Dare al Nepal un soccorso immediato per l’emergenza e nel contempo trasferire un know-how utile per affrontare queste emergenze – aggiungono i volontari – è una combinazione che ci dà tanto lavoro, ma una dose altrettanto grande di entusiasmo e speranza».

Per partecipare agli aiuti: C. C. postale n° 37578002 intestato a “Amministrazione Vicariato di Roma Centro Pastorale Missionario”. Causale: “Sostegno Nepal”. Per bonifici sullo stesso conto: IBAN – IT85 N076 0103 2000 0003 7578 002. Per informazioni: www.missioroma.it / Facebook: missioroma

 

17 luglio 2015