Neonato in un cassonetto dell’immondizia. Di Noto (Meter): «Una sconfitta»

«La vita di un bambino non è spazzatura», commenta il sacerdote. Ramonda (Comunità Papa Giovanni XXIII): «Siamo disponibili ad accoglierlo»

Aveva ancora il cordone ombelicale il neonato trovato ieri, 5 novembre, in cassonetto della spazzatura a Ragusa. «Una dolorosa notizia di cronaca – la definisce don Fortunato Di Noto, presidente dell’associazione Meter e vicario episcopale per la fragilità della diocesi di Noto -. Una madre può dimenticare un figlio, così da non commuoversi? Accade», commenta il sacerdote. Quello che fa impressione, riflette, che «racchiude tutto il disprezzo per la vita, lo scarto – un bambino, la vita – da buttare, eliminare», è quel cassonetto della spazzatura.

«Che bellezza essere salvati. Che tristezza essere rifiutati, abbandonati, buttati – prosegue don Di Noto -. La sconfitta, perché di questa si tratta, non deve schiacciare la tutela della vita e l’accoglienza della fragilità umana. Quel cassonetto, plastica immagine di chi vuole compattare la vita come rifiuto nell’indifferenziata, non deve ostacolare l’accoglienza della vita fin dal suo concepimento e la sua tutela. Perché la vita di un bambino non è spazzatura da buttare nell’indifferenziata. Nessuna vita è o può essere considerata un rifiuto o un business».

Nelle parole del presidente di Meter, l’auspicio che «la madre e il padre siano presi dal rimorso, dal pentimento e siano visitati dalla luce della vita, oltre le difficoltà e il disorientamento. Si facciano aiutare per amare la vita e non abbandonarla – prosegue -. Abbiano un sussulto di umanità e di cuore appassionato tra il pentimento, la correzione fraterna e il riprendere ciò che fu definito “scarto”». Secondo don Di Noto, «quanto accaduto ci richiama all’urgenza di offrire a ogni gestante in difficoltà concrete alternative all’aborto e all’abbandono e, insieme, a quella di promuovere una campagna per diffondere la conoscenza della possibilità di partorire in anonimato nel nostro Paese. Il richiamo delle culle della vita». Quindi conclude richiamando le parole di Giovanni Paolo II nell’Evangelium Vita: «Dovremmo scrivere in ogni angolo del mondo queste parole, una sorta di manifesto permanente, fare risuonare fin dal grembo materno questa “cantilena per i piccoli”, per tutti: rispetta la vita, ama la vita, servi la vita. Ogni vita umana. Iniziamo a ricordare e continuiamo a difendere la vita».

Dalla Comunità Papa Giovanni XIII – presente anche nel territorio di Ragusa con una casa famiglia – arriva intanto la disponibilità ad accogliere il piccolo. «In una delle nostre case famiglia – dichiara il presidente Giovanni Paolo Ramonda –  potrà ricevere l’affetto di un papà, di una mamma, di tanti fratelli, nell’attesa che venga adottato». Ramonda rivolge quindi un appello alle coppie e alle mamme che non se la sentono di continuare la gravidanza: «Non abortite i vostri figli! Noi vi possiamo accompagnare per cercare di affrontare insieme tutte le difficoltà. Se non riuscite a tenerli con voi, allora ricorrete al parto in anonimato, date alla luce il bimbo in sicurezza e altre famiglie se ne prenderanno cura», conclude.

Per l’ascolto e l’aiuto alle gestanti in difficoltà la Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi – che conta oltre 500 case famiglia in Italia e all’estero – ha attivato anche un numero verde: 800.035036.

6 novembre 2020