Nell’Esodo il progetto pedagogico di Dio

Il libro assunto dall’apertura dell’anno pastorale come paradigma del programma della diocesi per 7 anni, fino al Giubileo del 2025. Il biblista padre Giovanni Odasso: può orientare «a scoprire nella fede la presenza di Dio»

È il libro della Bibbia in cui si realizza il progetto pedagogico di Dio che «educa il suo popolo portandolo a prendere coscienza della salvezza e, di più, ad avere il coraggio della liberazione superando la paura». Così padre Giovanni Odasso, biblista, della congregazione dei Somaschi, definisce il testo dell’Esodo che il cardinale vicario Angelo De Donatis ha indicato all’inizio dell’anno pastorale come paradigma del cammino che la diocesi di Roma compirà nei prossimi 7 anni, fino al Giubileo del 2025. «Spesso l’uomo preferisce vivere in una condizione di schiavitù piuttosto che scegliere la libertà – chiosa il religioso, già docente di Teologia delle religioni alla Pontificia Università Urbaniana e di Introduzione alla Sacra Scrittura alla Pontificia Università Lateranense -: pensando al noto brano biblico relativo al prodigio del passaggio del Mar Rosso, quando il popolo si lamenta con Mosè e teme la morte, possiamo vedere come la pedagogia di Dio si concretizzi nel dono della fede, cioè la totale fiducia in Lui, quella che, solo, salva».

Per padre Odasso, il secondo libro del Pentateuco presenta «un percorso che ci è dato di compiere anche oggi, un’opportunità e non una costrizione, quasi un’esigenza interiore che ci conduce dal riconoscimento del dono di Dio – la sua salvezza e la sua alleanza -, fino all’attuazione della vera fraternità e comunione nel rispetto della persona umana, del fratello: questo è un tema di profonda attualità». Ancora, «quanto Dio elargisce – sottolinea il biblista – deve avere un riverbero in noi, nell’essere un poco ciò che Dio stesso è: in fondo, l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio e il Signore lo libera non perché diventi un nuovo faraone che schiavizza l’altro ma un liberatore come Mosè». Per questo il libro dell’Esodo interroga ciascuno di noi con «una domanda fondamentale: nella mia vita, sono portatore di liberazione o per interessi personali e privati strumentalizzo l’altro?».

Lo stesso cardinale De Donatis aveva sottolineato che avere come riferimento il libro dell’Esodo non significa solo meditare gli avvenimenti che vi sono narrati ma anche riviverli: fare memoria e insieme impegnarsi nella riconciliazione con Dio e con i fratelli. «La liberazione del popolo ebraico – spiega ancora Odasso – è la risposta di Dio che ascolta il lamento e la sofferenza dell’uomo oppresso e che conduce all’alleanza, fulcro del libro dell’Esodo: Dio si manifesta, dona le Dieci Parole e svela il suo nome ed è proprio nell’esperienza del perdono che l’uomo giunge alla conoscenza del Signore». La riconciliazione «parte da Lui ma al tempo stesso suppone l’intercessione di Mosè, che è il simbolo della comunità orante e liturgica: quanto più la comunità cristiana prende coscienza del bisogno e della necessità di invocare Dio – rimarca il biblista -, tanto più si realizza quel perdono che diventa realtà viva nella comunità stessa».

Se il cardinale vicario nelle sue indicazioni aveva guardato alla comunità di Corinto ammonendo le comunità parrocchiali rispetto alle divisioni interne, frutto del maligno, padre Odasso invita ad ispirarsi alle prime comunità cristiane che «nutrivano la loro fede nel Risorto attraverso la Scrittura e per questo sono un riferimento per la Chiesa di tutti i tempi: il dono della presenza di Dio, infatti, si realizza attraverso il Cristo. Mediante il Figlio, il Padre accompagna il suo popolo ». I temi della liberazione e della salvezza dell’Esodo, allora, «appaiono pienamente realizzati nella fede cristiana nella salvezza del Cristo risorto, e la fede nel Risorto ci rende a nostra volta partecipi della resurrezione ». Il libro dell’Esodo può orientare ciascuno «a scoprire nella fede la presenza di Dio – conclude Odasso -, sperimentando sempre più l’anelito e la sete di Lui che non è fonte di condizionamento ma di speranza, fiducia e comunione».

13 novembre 2018