Nelle vocazioni, l’«infinita fantasia» di Dio

La veglia a San Giovanni in Laterano con il cardinale de Donatis, alla vigilia della 60ª Giornata mondiale, nella domenica del Buon Pastore. Le testimonianze degli ordinandi

«Mi piacerebbe prendere per mano ognuno di voi e invitarvi ad alzarvi, come Gesù ha fatto con la figlia di Giairo. Invitarvi a vincere il sonno che immobilizza, la pigrizia che frena, la noia che prende il sopravvento, la fatica delle giornate che sembra spegnerci», perché ognuno di noi è chiamato dal Signore a essere dono per gli altri. Ciascuno è chiamato a «vivere in pienezza, non a vivacchiare, non a sopravvivere o a essere morti che camminano». Vinciamo dunque la tentazione di «chiuderci nel nostro egoismo e chiediamo al Signore di essere testimoni della sua bontà». È l’invito rivolto dal cardinale vicario Angelo De Donatis ai numerosi giovani che venerdì sera, 28 aprile, hanno gremito la basilica di San Giovanni in Laterano per la veglia di preghiera per le vocazioni, alla vigilia della 60ª Giornata mondiale, nella IV domenica di Pasqua, quella, appunto, del “Buon Pastore”. Tema della serata, organizzata dall’Ufficio diocesano per le vocazioni, “Talita kum! Fanciulla, io ti dico: alzati”. La lettura dei testi biblici è stata introdotta dalle testimonianze di alcuni dei dieci seminaristi che sarebbero stati ordinati sacerdoti il giorno seguente, sabato 29 aprile, per l’imposizione delle mani del cardinale vicario, e dei 14 seminaristi che sabato 13 maggio saranno ordinati diaconi. Hanno incontrato il Signore in modo diverso, ma tutti hanno risposto alla sua chiamata.

Nella sua omelia, il porporato ha spiegato ai ragazzi appartenenti a vari gruppi parrocchiali che il Signore si rivolge a tutti con «infinita fantasia», attraverso strade impensabili. «Non sarà forse una chiamata al sacerdozio o alla vita consacrata – le parole di De Donatis -, o forse lo sarà, ma sarà comunque una chiamata d’amore». Bisogna però fare silenzio perché il Signore può far udire la sua voce in un momento di preghiera, di malattia, di prova, o se si è a contatto con una situazione di povertà. Per questo il cardinale ha invitato i presenti a «trasformare la basilica in un luogo di profondo ascolto», chiedendo un lungo momento di silenzio. Dal vicario del Papa per la diocesi di Roma quindi il «grazie» agli ordinandi presbiteri e diaconi perché hanno risposto all’invito ad alzarsi come il profeta Giona e la figlia di Giairo. «Siamo con voi – ha affermato -. Preghiamo con voi con l’affetto e la gioia di una famiglia che si stringe ai suoi figli alla vigilia di un passo così importante».

Il capitolo della Bibbia dedicato al profeta Giona ha fatto da filo conduttore alla testimonianza di Simone Catana, romano di 37 anni, che si è formato nel Pontificio Seminario Romano Maggiore. Proprio come il profeta fugge dalla missione assegnatagli dal Signore, Simone ha provato a zittire «un desiderio che in realtà c’era da sempre». Si ripeteva che «il prete proprio no». Aveva un lavoro stabile, «a 19 anni io “ero il posto fisso”», ha affermato, ma Gesù «è un amante geloso» che con cadenza regolare torna a chiamare. «Il 12 gennaio 2013 ho capito che non potevo più tirarmi indietro – ha spiegato -, ho lascito tutto e sono entrato in seminario perché ho compreso chiaramente che il Signore chiama a grandi cose». Andrea Silvestri, 27 anni, formatosi nel collegio diocesano Redemptoris Mater, ha meditato un brano tratto dal “Cantico dei cantici”. Nella sua vita ha sempre cercato di conquistarsi «l’amore di tutti – ha ammesso -. Cercavo di essere il primo in ogni attività per essere accettato. Ma più avevo successo più ero infelice». La svolta arriva dopo un pellegrinaggio ad Assisi e dopo aver ascoltato ancora una volta la storia di san Francesco. «Non aveva nulla ma aveva una vita piena, quella che può darti solo il Signore», ha concluso.

2 maggio 2023