Negli istituti penitenziari di tutta Italia nel mese di dicembre si gioca a calcio: in campo i papà detenuti e i loro figli. È la campagna “La partita con papà”, organizzata per il 4° anno consecutivo da Bambinisenzasbarre onlus in collaborazione con il dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria del ministero di Giustizia. Un evento nato per sensibilizzare le istituzioni, i media e l’opinione pubblica sulla situazione dei 100mila bambini in Italia (2.1 milioni in Europa) che hanno il papà o la mamma in carcere e per questo vivono situazioni di emarginazione.

«”La partita con papà” – si legge in una nota della onlus – è l’occasione di un momento eccezionale d’incontro, che rimane a lungo nella memoria di bambini e famiglie. Una campagna per superare i pregiudizi di cui spesso sono vittime questi bambini, che vivono con un segreto per non essere stigmatizzati ed esclusi. Non lasciamoli soli a giocare la partita della vita». Al centro dell’iniziativa – nata nel 2015 con 500 bambini e 250 papà detenuti – i temi «dell’inclusione sociale e delle pari opportunità per tutti i bambini». A cominciare dai 1.200 che scenderanno in campo quest’anno, insieme a 900 genitori detenuti: insieme saranno protagonisti di 50 partite in altrettante carceri e città, da Milano a Palermo. La novità di quest’anno è la “Tessera del tifoso”: basta una donazione direttamente online, per regalare un momento speciale a questi bambini e sostenere l’iniziativa.

Bambinisenzasbarre è impegnata da oltre 15 anni per il mantenimento della relazione tra figlio e genitore detenuto, con il Sistema Spazio Giallo e in campagne sociali di informazione. Lo Spazio Giallo è un ambiente protetto di attenzione e ascolto che attenua l’impatto del carcere sul bambino. Attualmente è presente negli istituti di Lombardia, Toscana, Campania Puglia e Sicilia ma l’obiettivo, spiegano dall’associazione, è di diffondere questo modello in ogni carcere italiano. In stretta connessione con l’intervento negli istituti penitenziari, la onlus ha sviluppato un forte impegno sul piano dell’advocacy, che ha portato nel 2014 alla firma col ministro di Giustizia e l’Autorità garante dell’infanzia e dell’adolescenza del Protocollo-Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti, la prima in Europa nel suo genere.

13 novembre 2018