Nella guerra Russia – Ucraina «entrambi i popoli sono vittime»

Lo afferma il vescovo di Odessa Shyrokoradiuk alla fondazione Acs. E sottolinea che il suo Paese non ha alternative all’indipendenza: «È la strada che abbiamo scelto, anche se è una via crucis»

«Noi ucraini siamo le vittime della guerra, il popolo russo è vittima della propaganda». Parlando alla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre, il vescovo cattolico di Odessa-Simferopol Stanislav Shyrokoradiuk lo ribadisce con forza: la guerra «non è un conflitto tra i nostri due popoli», tuttavia le persone che vivono in Russia non hanno accesso a informazioni complete, «quindi molti di loro sostengono il governo russo». E questo aggiunge più carburante all’aggressività. «Spero che i loro occhi si aprano, in modo che possa arrivare la pace», afferma.

L’Ucraina, nell’analisi del vescovo, non ha alternative all’indipendenza, alla libertà e all’orientamento verso l’Europa. «Questa è la nostra strada che abbiamo scelto. Vogliamo continuare così, anche se per tutti noi è una via crucis». Odessa, riferisce, si trova attualmente nell’«epicentro della guerra»: ogni giorno ci sono sirene di raid aerei e attacchi. «Tante rovine, tante lacrime, tanto sangue nel nostro Paese». E la rovina passa anzitutto dal dolore dei più piccoli. Basti pensare che dal giorno dell’invasione russa, il 24 febbraio scorso, sono orami centinaia i bambini uccisi o gravemente feriti. «I bambini hanno perso mani o piedi durante il bombardamento; è terribile!», commenta Shyrokoradiuk.

La situazione è tesa anche negli altri due porti nord-orientali di Kherson e Mykolaiv. Kherson è stata completamente occupata e, nonostante l’esercito russo si sia ritirato da Mykolaiv, ci sono attacchi aerei quotidiani, informa il presule. Nella notte tra il 28 e il 29 marzo un attentato ha distrutto anche un edificio appartenente alla parrocchia cattolica, aggiunge. «Tuttavia molte persone a Mykolaiv vogliono restare, e questa è la mia grande preoccupazione». Sono rimasti anche tutti i sacerdoti nelle zone di conflitto. «Guidano di villaggio in villaggio portando alla gente beni di prima necessità. Sono molto impegnati nel loro lavoro, anche se è molto pericoloso». Il passaggio marittimo infatti è interrotto, pertanto la diocesi di Odessa-Simferopol ha organizzato i propri veicoli merci, che prelevano cibo e medicine da Leopoli, spesso a rischio della vita. Leopoli è il punto centrale di distribuzione delle merci che arrivano dalla Polonia e dai Paesi occidentali.

L’assistenza umanitaria nella regione di Odessa è ora in gran parte assicurata, afferma il vescovo: «Aiutiamo indipendentemente dalla religione o dalla nazionalità: a Odessa vivono persone provenienti da 120 nazioni». La cooperazione con altre confessioni cristiane per aiutare la popolazione sofferente sta andando molto bene, anche con le Chiese ortodosse ucraine e i protestanti. E Aiuto alla Chiesa che soffre rappresenta un importante supporto: la fondazione pontificia è stata non solo la prima a offrire aiuto ma si è anche impegnata a finanziare ulteriori veicoli in modo da garantire l’approvvigionamento a favore delle persone dei villaggi remoti. «Siamo molto commossi dalla solidarietà», conclude Shyrokoradiuk.

1° aprile 2022