Nel Lazio le carceri «più affollate d’Italia»

La relazione del Garante Anastasìa su attività svolta e risultati ottenuti, presentata al Consiglio regionale. Nel 2023 tasso di affollamento del 138%; del 170% in 3 istituti

«La situazione della nostra regione, dal punto di vista dell’affollamento, risulta più critica che nel resto d’Italia». Lo scrive il garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasìa, nella relazione 2023 sull’attività svolta e i risultati ottenuti, presentata ieri, 11 luglio, al Consiglio regionale. Dopo Lombardia, Campania e Sicilia, il Lazio «è la quarta regione per numero di detenuti. Al 31 dicembre 2023, il numero complessivo in Italia era di 60.166 – ricorda -, a fronte di una capienza regolamentare di 51.790 posti, con un tasso di affollamento pari al 119%. Pertanto, la situazione della nostra regione, dal punto di vista dell’affollamento, risulta più critica che nel resto d’Italia».

Lo dimostrano i numeri: al 31 dicembre 2023, la capienza regolamentare complessiva dei 14 istituti penitenziari della regione dichiarata dall’Amministrazione penitenziaria era di 5.217 posti. Con 6.537 detenuti dunque si registrava un tasso di affollamento pari al 125%, «già allora significativamente superiore alla media nazionale del 119%. Se si considera il numero di posti effettivamente disponibili, che nel Lazio erano 4.745, il tasso di affollamento raggiungeva il 138%, con punte intorno al 170% in tre carceri della regione». Si tratta di quelle di Latina, Civitavecchia e di Regina Coeli, a Roma.

Insomma, «se si escludono le tre case di reclusione e la terza casa circondariale di Roma, destinata ai semiliberi e al trattamento avanzato per tossicodipendenti, tutti gli istituti di pena della regione presentano tassi di affollamento effettivi superiori al 100% e sono la maggioranza quelli dove i detenuti presenti superano la soglia del 140% sui posti effettivamente disponibili». Dopo il «decongestionamento» delle presenze nel biennio della pandemia di Covid-19 (2020-2021), infatti, «tra il 31 dicembre 2021 e il 31 dicembre del 2023, il numero di persone presenti nelle carceri del Lazio è aumentato di quasi mille unità».

carcere, prigione, detenuto, cellaDei 6.537 adulti detenuti al 31 dicembre scorso, informa il Garante, 435 erano donne nella casa circondariale femminile di Roma e nelle sezioni femminili delle carceri di Civitavecchia, Latina e Paliano; 2.486 gli stranieri, pari al 38% del totale, vale a dire sette punti in più rispetto alla media nazionale. +16,8% nel Lazio e del +6,9% in Italia gli ingressi in carcere dalla libertà tra il primo e il secondo semestre 2023. Ma complessivamente il numero degli ingressi in carcere nel 2023 -«3.943 in regione e a 37.879 in tutta Italia» – resta «sensibilmente inferiore a quello che si era registrato nel 2019, precedentemente al periodo pandemico: 5.642 in regione e 46.201 nell’intero Paese».

Per quanto riguarda gli istituti laziali, alla fine del 2023 «4.593 detenuti erano condannati in via definitiva, mentre 1.116 erano in attesa di primo giudizio, 806 appellanti o ricorrenti in Cassazione e 22 in altra posizione». Dei condannati in via definitiva, «poco più della metà (il 50,2%) ha subìto una condanna di durata inferiore ai 5 anni». E le pene fino a 4 anni, ricorda il Garante, «sarebbero ammissibili alle nuove sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi previste dalla cosiddetta “Riforma Cartabia” e alternative alla detenzione dalla libertà».

Nelle parole di Anastasia, è «particolarmente grave il dato riguardante le 205 persone condannate a pene inferiori a un anno, per le quali l’Amministrazione penitenziaria non ha tempo e modo di offrire alcuna opportunità di sostegno per il reinserimento sociale- e che finiscono per essere trattenuti in carcere senza altro scopo che quello retributivo o di incapacitazione temporanea, in evidente contrasto con l’art. 27, comma 3, della Costituzione e con la legge penitenziaria».

carcere, prigione, cellaNon manca, nella relazione del Garante, una puntuale analisi dei problemi strutturali registrati. A cominciare di pochi spazi a disposizione – con chiusure di intere aree o sezioni, come a Rebibbia penale -, per continuare con le condizioni di detenzione – tra infissi usurati, precarietà del riscaldamento, locali docce inadeguati e carenza di spazi per le relazioni con i familiari -. Un capitolo a parte riguarda il carcere minorile di Casal del Marmo a Roma – l’unico nel Lazio -, dove il numero dei detenuti è in crescita sia nel 2023 che nel primo semestre 2024.

«Diversi», ricorda il Garante, i «momenti di tensione» registrati nell’istituto penale minorile nel corso del 2023, «a conferma delle criticità che sta vivendo (non solo e non principalmente a Roma) il circuito detentivo minorile. Criticità che rischiano di essere aggravate dalla stretta del cosiddetto “dl Caivano”, soprattutto se non verranno adeguate le risorse umane e finanziarie affiche questi istituti possano effettivamente adempiere allo scopo rieducativo della pena». Nonostante le relazioni con i familiari «vengano coltivate il più possibile, manca ancora la possibilità di svolgere i colloqui all’aperto, in una condizione di maggiore familiarità e naturalezza, così come è esclusa la possibilità di svolgere i colloqui prolungati previsti dalla nuova normativa», per l’assenza di videocamere per la videosorveglianza negli spazi aperti.

Analizzato da Anastasia anche il dato della presenza nelle carceri del Lazio di detenuti in carico al Servizio per le dipendenze (Serd), che «supera di gran lunga il dato nazionale che si attesta intorno al 25-29%, raggiungendo circa il 50% dei presenti, a prescindere dal sommerso». Stando ai dati del Servizio sanitario regionale del Lazio, «l’utenza dei Serd penitenziari, al netto di quelli di competenza della Asl Rm2 (il polo penitenziario di Rebibbia) e Latina, ammonta a 2.706 persone, di cui 2.436 per uso di stupefacenti». Sommando tutti i dati, «si raggiunge un numero di prese in carico effettuate nel corso dell’anno di 4.375 persone».

Sei, al momento, le Rems (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza) attive nel Lazio (a Ceccano, Palombara Sabina, Subiaco-Castore Subiaco-Polluce e Rieti per ospiti di sesso maschile e a Pontecorvo (Fr) per le donne), per una capacità complessiva di 106 posti: 1,80 ogni 100mila abitanti, «di gran lunga superiore al dato nazionale: 1,20». Al 31 dicembre 2023, accoglievano 76 persone; l’anno prima erano 87 e quello prima ancora 73. «Problematico», nelle parole del Garante», il tempo di permanenza medio, che si è sensibilmente aggravato dai 585 giorni del 2022 ai 764 – più di 2 anni – del 2023. Il numero delle persone in lista d’attesa a fine 2023 «risulta il più elevato dal 2018».

Allarme, nella relazione presentata al Consiglio regionale, per l’aumento degli atti di autolesionismo: da 1.153 a 1.161. «Lievemente diminuiti» decessi e suicidi. «Nel 2023 in tutto il Paese i suicidi sono stati 71 di cui 6 nel Lazio», mentre nel 2022 «si sono suicidate 84 persone all’interno delle carceri italiane di cui 7 nel Lazio, il numero più alto registrato in Italia dal 2000, ovvero da quando questi dati sono stati resi disponibili a livello nazionale». Riguardo ai dati del 2023, 5 suicidi su 6 si sono verificati a Regina Coeli; a questi si aggiungono i 2 registrati nei primi mesi del 2024. «Nel complesso, dal 2020 al momento in cui scriviamo in questo istituto di pena si sono verificati 12 suicidi accertati. Si tratta del numero più elevato tra tutti i penitenziari d’Italia».

carcere, prigione, cellaL’alto numero di suicidi e di atti di autolesionismo «è spia di condizioni di disagio che andrebbe indagata con attenzione dall’Amministrazione penitenziaria. I numerosi casi di aggressioni al personale penitenziario o sanitario, 427 casi nel Lazio nel solo 2023 (dati Prap) sono indice di tensioni costanti e diffuse. Da non dimenticare nel 2023 le quindici persone morte per cause naturali e i due casi di omicidi (era dal 2019 che nelle carceri del Lazio non se ne rilevavano, secondo i dati forniti dal Prap)».

L’ultimo punto della relazione riguardo il Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria, a Roma, dove nel 2023 sono transitate 1.145 persone, di cui 45 donne. 8 i minori presenti. Rispetto al 2022, gli ingressi sono aumentati del 60%; tra il 2021 e il 22 l’incremento era stato del 49%. Delle persone trattenute, la maggioranza è originaria dei Paesi del Maghreb (53%). In particolare, «va segnalato il trattenimento di 400 cittadini tunisini (nel 2022 erano stati 255, l’incremento che si è verificato è stato quindi del 56%)». Alto anche il numero di nigeriani (124) ed egiziani (75). «Paesi con i quali vi sono accordi bilaterali per i rimpatri, a dimostrazione della probabile tendenza a trattenere maggiormente persone provenienti da Paesi con cui effettivamente si riescono a effettuare rimpatri».

Nel 2023 le persone che hanno lasciato il Cpr di Ponte Galeria sono state complessivamente 1069. Di queste, «le persone rimpatriate a seguito del trattenimento sono state 268, poco meno di un quarto del totale di quelle transitate nella struttura nel corso dell’anno, nonostante il fatto che la maggioranza dei trattenuti siano cittadini provenienti da Paesi che hanno sottoscritto accordi di riammissione con l’Italia».

12 luglio 2024