Nel Carcere Mamertino la storia millenaria di Roma e del cristianesimo

Ultimati i restauri, San Giuseppe dei Falegnami ha ospitato la presentazione di un libro dedicato al luogo in cui la tradizione vuole imprigionati gli apostoli Pietro e Paolo

La storia del Carcere Mamertino, nel Foro Romano, il carcere più antico di Roma che si trova al di sotto della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, è la storia di «un monumento complesso e stratificato fortemente legato alla tradizione cristiana e alla presenza di Pietro. Questa è testimoniata da documenti risalenti già al IV secolo. Ci sono attestazioni chiarissime con affreschi ritrovati nelle catacombe e strutture di sarcofaghi che mettono in evidenza chiarissimamente nelle storie di Pietro l’elemento del Carcere Mamertino». Così il presidente della Pontificia Commissione di archeologia sacra Pasquale Iacobone ha descritto quella che per secoli è stata la prigione di massima sicurezza per i nemici di Roma in attesa di esecuzione. ll Carcer Tullianum, o Carcere Mamertino, è il luogo dove, secondo la tradizione, gli apostoli Pietro e Paolo trascorsero la loro prigionia. Per il sacerdote «è difficile certificare la presenza di entrambi» ma se il complesso «mantiene la sua continuità storica fino a noi è perché già nel IV secolo si fissa una devozione legata indissolubilmente a un’azione di Pietro – ha detto -. C’è una tradizione orale consolidata nella comunità cristiana che si traduce in immagini, testi e rispetto del luogo che diventa venerato da tutti. Va dunque mantenuto, continuamente abbellito e aggiornato perché questa tradizione possa essere ancora trasmessa fino a noi oggi».

Monsignor Iacobone è intervenuto ieri mattina, 28 marzo, alla presentazione del volume “Carcer Tullianum. Il Mamertino al Foro Romano” curato da Alfonsina Russo, direttore del Parco archeologico del Colosseo, e da Patrizia Fortini, archeologa già funzionaria del Parco. Edito da L’Erma di Bretschneider, il testo documenta i lavori di restauro del Carcere Mamertino la cui gestione è affidata all’Opera romana pellegrinaggi. Attraverso alcune diapositive il presidente della Pontificia Commissione di archeologia sacra ha mostrato le pitture catacombali risalenti al IV secolo trovate nelle Catacombe di Commodilla, riaperte recentemente, in quella di Santa Tecla dove si vede «chiaramente» l’immagine di Pietro che percuote con la virga la roccia del Tullianum facendone scaturire l’acqua e ai piedi della roccia i carcerieri Processo e Martiniano, che secondo la tradizione furono battezzati dall’apostolo. «Molte immagini, secondo alcuni 149, sono presenti nella scultura funeraria», ha proseguito Iacobone mostrando il sarcofago di Claudiano e quello di Sabino. Tutte queste sono «attestazioni chiare e inequivocabili nel IV secolo di una tradizione, di un evento che era comune e che veniva in qualche maniera pubblicizzato attraverso le opere d’arte».

Il complesso «è un luogo incredibilmente affascinante – ha affermato l’amministratore delegato Orp Remo Chiavarini -. Qui si riassume la storia millenaria di Roma e del cristianesimo». La presentazione del volume «è uno dei primi eventi organizzati a San Giuseppe dei Falegnami dopo i lavori di restauro», ha specificato il cardinale Francesco Coccopalmerio titolare della chiesa che il 30 agosto 2018 subì il crollo del tetto. Gli scavi e i lavori di restauro, iniziati nel 2000, «sono frutto della collaborazione tra il ministero della Cultura e il Vicariato di Roma in accordo con l’Opera romana pellegrinaggi», ha spiegato Alfonsina Russo. Il Complesso monumentale, uno dei complessi di età repubblicana più rilevanti del Foro Romano, è suddiviso in quattro livelli: al di sotto della seicentesca chiesa di San Giuseppe dei Falegnami c’è il Sacrario del Crocifisso, sotto c’è il carcere e poi nel piano sottostante il Tullianum. La richiesta di riqualificare il complesso «si è trasformata da un atto puramente amministrativo a un bellissimo progetto di ricerca scientifica e di valorizzazione», ha proseguito Russo, specificando che l’incontro odierno «rafforza sempre di più la collaborazione» tra il Parco archeologico del Colosseo, il Vicariato e l’Opera romana pellegrinaggi. Anche Fortini si è soffermata sull’importanza della collaborazione tra enti perché «solo così si può portare avanti una ricerca».

Fulvio Cairoli Giuliani, accademico dei Lincei e professore emerito della Sapienza, si è soffermato sull’archeologia che «per il grande pubblico continua a essere “lo scavo”, con il suo improbabile corredo di sorpresa, avventura, mistero, romanticismo». Ma se spesso si dà molta enfasi agli scavi “eclatanti”, «ci si è sempre poco curati di far conoscere il lato oscuro dell’indagine archeologica – ha commentato -, quello del lavoro manuale, lento, ripetitivo, faticoso e anche, talvolta, noiosissimo».

Il Carcer Tullianum è visitabile tutti i giorni dalle 9 alle 17, anche su prenotazione. Per informazioni: tel. 06.69896379, email info@omniavaticanrome.org.

29 marzo 2023