Nei Musei Vaticani all’alba col clavigero

Visita in esclusiva tra celebri dipinti e sculture accompagnati da Gianni Crea, che custodisce da vent’anni le 2.797 chiavi per l’accesso. L’itinerario in uno scrigno d’arte unico al mondo

Un tintinnio di chiavi seguito dal rumore metallico della serratura che scatta e i cardini del portone monumentale che cigolano. Nel silenzio delle cinque del mattino, questi i suoni che da un anno e mezzo accolgono gruppi di 20 persone nei Musei del Papa. “Good Morning Vatican Museums” è la speciale proposta di visita “fuori orario” ai Vaticani custodi di cinque secoli di storia, frutto di un lascito dei pontefici convinti che l’arte ha il potere di evangelizzare e di unire i popoli. Ed è proprio così, visto che i Musei, diretti dal primo gennaio 2017 da Barbara Jatta, prima donna ad assumere l’incarico, sono fra i dieci più visitati al mondo con 24mila persone che ogni giorno percorrono sette chilometri e mezzo di gallerie. Circa 7 milioni i visitatori nel 2019. Dal lunedì al sabato, escluso il mercoledì, i “mattinieri” possono compiere con il clavigero – dal latino “colui che ha in consegna le chiavi” – il rito solenne dell’apertura delle porte e, accompagnati inizialmente solo dall’illuminazione di una torcia elettrica, dell’accensione delle luci con Gianni Crea, coordinatore dei dieci clavigeri.

(foto: Cristian Gennari/Musei Vaticani)

Da vent’anni Crea custodisce 2.797 chiavi che aprono uno scrigno contenente capolavori dei più grandi geni dell’arte universale che spaziano dal gruppo scultoreo di Laocoonte agli affreschi di Michelangelo, dalle mummie nei sarcofagi ai dipinti di Raffaello, dalle icone bizantine alla “Pietà” di Vincent van Gogh. Le chiavi, tutte numerate, sono conservate in un bunker al quale si accede dal cortile della Pigna. Ogni giorno i clavigeri ne utilizzano 777, mentre le altre vengono adoperate settimanalmente per provare il buon funzionamento delle serrature. Gianni Crea lavora nei Musei del Papa da 21 anni – da 25 in Vaticano – e la sua giornata tipo inizia alle 5.45 quando ritira la chiave dell’ingresso dei Quattro Cancelli dalla Gendarmeria, disinserisce gli allarmi ed entra nei Musei.

(foto: Cristian Gennari/Musei Vaticani)

Originario della Calabria, sognava di fare il magistrato e si iscrisse all’università dopo aver svolto il servizio militare nell’arma dei Carabinieri. Per non gravare sulla famiglia, seguendo il consiglio del suo parroco di allora, iniziò a lavorare come custode ausiliario nella basilica di San Pietro. «Per cinque anni ho lavorato saltuariamente partecipando alle udienze di Papa San Giovanni Paolo II – ricorda -. Per me era una persona “di famiglia”. Ero tanto legato a lui e ricordo con profonda commozione la sera della sua morte. Poi ho partecipato a un concorso come custode dei Musei Vaticani e sono diventato clavigero». La chiusura dei Musei, nei quali lavorano stabilmente 700 persone, richiede più tempo perché bisogna controllare «attentamente che non ci siano finestre o porte aperte, luci accese, rubinetti gocciolanti nei bagni – prosegue Crea -. Ispezioniamo dietro le porte e nei cantieri dei lavori di restauro per assicurarci che nessuno resti chiuso nei Musei».

(foto: Cristian Gennari/Musei Vaticani)

Le chiavi sono in costante aumento perché i Musei sono sempre in ampliamento, basti pensare al nuovo allestimento del Museo Etnologico Vaticano “Anima Mundi” dedicato all’Amazzonia e inaugurato da Papa Francesco il 18 ottobre scorso durante i lavori del Sinodo. La chiave numero 1 apre il portone monumentale su viale Vaticano che dal 2000, dopo l’inaugurazione del nuovo ingresso, è diventato il portone d’uscita dei visitatori. La chiave più antica è la 401, una grande chiave in ferro risalente al 1770 che apre il museo Pio Clementino dedicato ai Papi Clemente XIV e Pio VI. È qui che i turisti, attraversando il “Cortile delle Statue” (oggi Cortile Ottagono), possono ammirare il primo nucleo di statue portate in Vaticano da Papa Giulio II della Rovere come l’Apollo del Belvedere e il Laocoonte, ritrovato quasi per caso da un vignaiolo su Colle Oppio nel febbraio 1506. Furono Michelangelo e Giuliano da Sangallo a comprendere il valore inestimabile dell’opera che fu acquistata da Giulio II.

(foto: Cristian Gennari/Musei Vaticani)
(foto: Cristian Gennari/Musei Vaticani)
(foto: Cristian Gennari/Musei Vaticani)
(foto: Cristian Gennari/Musei Vaticani)

L’unica chiave non numerata è quella della Cappella Sistina, custodita in una cassaforte nel bunker delle chiavi in una busta che ogni sera viene sigillata e firmata. Ogni qualvolta viene utilizzata bisogna annotare su un registro l’ora di ritiro e di riconsegna. «Non è mai stata numerata, e mai lo sarà – spiega Crea – per l’importanza storica, artistica e cristiana che la stessa riveste». È la chiave che dal 1878 “sigilla” all’interno della Cappella Sistina i cardinali riuniti in conclave per l’elezione del nuovo pontefice. Solo in questa occasione la chiave viene consegnata al corpo della Gendarmeria che, terminato il conclave, la “restituisce” ai clavigeri.

(foto: Cristian Gennari/Musei Vaticani)

Prima di giungere alla Cappella Sistina i turisti attraversano tra l’altro il Museo Gregoriano Egizio – che conserva il sarcofago di Djedmut e la Mummia di Amenirdis – e la Galleria delle Carte Geografiche. Voluta da Gregorio XIII è lunga 120 metri e larga 6 e ha 40 mappe. Osservandole, sembra di percorrere l’Italia a piedi avendo alla propria destra le attuali regioni che affacciano sul Mar Adriatico e sulla sinistra quelle bagnate dal Tirreno. Sono rappresentati anche personaggi ed eventi storici come Giulio Cesare che attraversa il Rubicone, Annibale che disperde l’esercito romano, la battaglia di Lepanto. Un altro settore dei Musei che attira l’interesse dei turisti è il Padiglione delle Carrozze, inaugurato nel 1973 da Paolo VI. Custodisce selle, carrozze, automobili adoperate dai pontefici come la portantina di Papa Giovanni XXIII e la papamobile sulla quale si trovava Giovanni Paolo II il 13 maggio 1981 quando subì l’attentato in piazza San Pietro.

7 gennaio 2020