Naufragio di Crotone, le associazioni: «L’Europa esca dal torpore»

Sant’Egidio: «Piano di aiuti e vie di ingresso regolare». Acli: «Stragi dell’indifferenza». Save the Children: «Quando la morte di centinaia di persone conterà qualcosa?»

«Profondo cordoglio», nella nota della Comunità di Sant’Egidio sul naufragio di ieri, 26 febbraio, a pochi metri dalle coste della Calabria. «Di fronte alla morte di intere famiglie con bambini e persone fragili che fuggono da paesi come Iran, Pakistan e Afghanistan, non ci si può fermare al semplice sdegno – osservano -. Occorre continuare e incentivare il salvataggio di chi è in pericolo nel Mediterraneo e ad accogliere, come ha invitato a fare Papa Francesco all’Angelus». Al tempo stesso, aggiungono, «è necessario attivare urgentemente – e in maniera ampia – programmi di reinsediamento europei dai paesi del Sud del Mediterraneo; incrementare le quote dei decreti flussi insieme a nuove vie di ingresso regolare, unica soluzione per poter gestire un fenomeno che è di vaste proporzioni. Modelli che funzionano perché favoriscono l’integrazione, come i corridoi umanitari, che la nostra Comunità porta avanti insieme a diverse realtà ormai dal 2016 oltre all’ingresso per motivi di lavoro, di cui tanto ha bisogno il nostro Paese».

Soprattutto, «chiediamo all’Europa di uscire dal suo torpore e da logiche di chiusura che non favoriscono l’immigrazione regolare, incrementando la cooperazione e attivando subito un “piano speciale” di aiuti e di sviluppo per i paesi di provenienza dei migranti, sull’altra sponda del Mediterraneo e nell’Africa subsahariana – si legge nella nota -. Se non si affronta questo nodo, che potrebbe fornire, almeno a medio termine, una risposta concreta, con la creazione di posti di lavoro e un futuro vivibile nei paesi di partenza, insieme a nuove politiche sull’immigrazione, saranno purtroppo inevitabili nuove tragedie del mare o nel deserto africano».

Parlano di «strage dell’indifferenza» dalle Acli, rilevando che «mentre si continua a discutere di chi deve farsi carico del salvataggio in mare della vita di migliaia di bambini, donne e uomini che scappano dalle peggiori tragedie umanitarie del secolo, sulle spiagge italiane, a pochi chilometri da Crotone, un barcone con 250 persone a bordo non è  riuscito a raggiungere la costa. Mentre i governi europei discutono  delle responsabilità del soccorso e dell’accoglienza di chi fugge da guerre, persecuzioni e calamità naturali, intanto che decidono come esternalizzare le frontiere e costruire nuovi muri, la contabilità di morte continua a scandire  le sue vittime». Per favorire il soccorso in mare, le Acli «chiedono al governo italiano di ritirare il “decreto ong” e, al tempo stesso, chiedono all’UE un vertice permanente che,  nel rispetto del diritto internazionale, doti l’Unione di una  strategia di accoglienza su tutte le rotte di accesso all’Europa. Accogliere è un dovere e un obbligo, non una opzione tra le altre. Basta morti nel Mediterraneo».

L’appello per un «meccanismo coordinato europeo di ricerca e soccorso in mare» arriva anche da Save the Children, che richiama all’impegno «nell’accoglienza e protezione dei più vulnerabili, come minori soli, mamme e bambini». Per l’organizzazione, «è urgente un’assunzione di responsabilità di Stati membri e istituzioni europee per garantire vie sicure legali di accesso». Davanti all’«ennesima tragedia» costata la vita a decine di persone – «pochi giorni dopo l’approvazione alla Camera del recente decreto in materia di immigrazione», la direttrice dei programmi Italia Europa dell’organizzazione, Raffaela Milano, rileva che «non possiamo assistere silenti». E parla di un dramma che «conferma come il Mediterraneo centrale sia tra le rotte migratorie che causano il numero più elevato di vittime, tra cui donne e minori. Non possiamo non chiederci, con indignazione, quando queste morti smetteranno di essere numeri e ci sarà un reale impegno per evitarle», aggiunge.

Nelle parole di Milano, «è più che mai urgente un’assunzione di responsabilità condivisa tra gli Stati membri e le istituzioni europee che disponga un meccanismo coordinato e strutturato di ricerca e salvataggio delle persone in difficoltà in mare, agendo nel rispetto dei principi del diritto internazionale, e che si ponga l’obiettivo di garantire vie sicure e legali per l’ingresso in Europa». Con un’attenzione privilegiata ai più vulnerabili, come i minori soli – «anche molto piccoli» -, o i nuclei mamma-bambino. «Da anni si dice che tragedie come questa non debbano più succedere, ma quanto accaduto oggi dimostra ancora una volta che le attuali politiche non sono in grado di affrontare l’arrivo dei migranti in modo strutturato, garantendo salvataggio, assistenza e protezione adeguate. Quanti altre vite dovranno essere spezzate prima di una reale assunzione di responsabilità?», conclude.

27 febbraio 2023