Naufragio di Crotone: 64 le vittime

Recuperato nelle acque di Steccato di Cutro un altro corpo, di un uomo. Il 1° marzo l’apertura della camera ardente nel palazzetto dello sport di Crotone, dove sono collocate le bare delle vittime. Piantedosi (Interno): «Evitare che i migranti si affidino ai trafficanti»

Un altro corpo è stato trovato ieri, 28 febbraio, nelle acque di Steccato di Cutro. Si tratta di un uomo. Sale così a 64 il bilancio delle vittime del naufragio di domenica 26 febbraio al largo di Crotone, in Calabria. Lo hanno individuato e recuperato i soccorritori, al lavoro senza sosta dalla mattina di domenica, alla ricerca dei dispersi. Sulla barca naufragata viaggiavano infatti tra le 180 e le 250 persone. Solo 80 sono state recuperate vive. I corpi di chi non ce l’ha fatta sono stati collocati nel Palamilone, il palazzetto dello sport di Crotone, dove da questa mattina, 1° marzo, è aperta la camera ardente.

In audizione alla Commissione Affari costituzionali ieri, 28 febbraio, sulle linee programmatiche del dicastero, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha parlato di «una tragedia che ci addolora profondamente e interpella le nostre coscienze ad agire per fermare traversate così pericolose e trovare risposte concrete alla questione migratoria». Per il titolare del Viminale, «è evidente che questo si può fare solo con un’azione decisa dell’Unione europea e una forte sinergia con i Paesi di transito. Dobbiamo evitare che chi scappa dalle guerre si affidi a trafficanti di essere umani senza scrupoli – ha detto -, servono politiche responsabili e solidali dell’Ue».

Il titolare del Viminale ha respinto al mittente le accuse relative al decreto ong, evidenziando che «non ha in alcun modo l’obiettivo di impedire i soccorsi, ma che si svolgano in maniera ordinata e coerente con le norme internazionali alle quali si conformano gli Stati e solo indirettamente i soggetti privati. Ribadisco – ha sottolineato – che le nuove disposizioni non introducono alcun divieto su scenari e l’intervento delle operazioni di recupero», definendo però «inaccettabile» che «porti geograficamente più vicini subiscano le conseguenze della pressione migratoria».

Riguardo alle linee programmatiche del dicastero, Piantedosi si è soffermato sul senso dei corridoi umanitari: «Fermatevi, verremo noi a prendervi. Dobbiamo fare in modo – ha aggiunto – che le terre siano sempre più sicure del mare. Il mio obiettivo è concorrere a svuotare le sedi di detenzione in Libia – ha continuato -. Realizzare Centri di permanenza per i rimpatri è molto dispendioso, ma lo riteniamo nel programma. Il discorso delle espulsioni è la chiusura del cerchio per flussi migratori irregolari. In questo senso non solo abbiamo in animo la logistica di supporto, ma anche contatti con Paesi all’origine di questi flussi».

1° marzo 2023