Naufragio al largo della Libia, davanti a un’«Europa inerme»

Raffaela Milano (Save the Children): «La morte di centinaia di uomini donne e bambini è lo specchio dell’incapacità di gestire il fenomeno migratorio»

«L’ennesima tragedia del mare avvenuta nelle scorse ore non può che metterci di fronte alle nostre responsabilità. La morte di centinaia di uomini donne e bambini è lo specchio dell’incapacità di gestire il fenomeno migratorio». Così Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia – Europa di Save the Children, commenta la notizia del naufragio a largo delle coste libiche avvenuto ieri, giovedì 25 luglio.

Per i responsabili di Save the Children, è «assolutamente inaccettabile che l’Europa rimanga inerme di fronte alla tragedia che continua a consumarsi alle sue porte – si legge in una nota -. Secondo le ultime stime disponibili, nei primi 5 mesi dell’anno una persona su 14 tra quelle che hanno provato ad attraversare il Mediterraneo ha perso la vita e in questi casi i minori sono i più vulnerabili». Intanto, ricordano dall’organizzazione, «la situazione della sicurezza in Libia peggiora giorno dopo giorno e i rifugiati e i migranti hanno poche opzioni: o rimangono intrappolati nel Paese o fuggono attraverso il Mediterraneo o il deserto nigerino. Tra loro sono tantissimi i minori, adolescenti e talvolta poco più che bambini, spesso in viaggio da soli».

Nelle parole di Milano, «salvare vite umane deve essere la preoccupazione principale degli Stati Membri dell’Ue. È inoltre indispensabile – prosegue – che la comunità internazionale, e in primo luogo l’Europa, moltiplichi gli sforzi per realizzare vie di accesso sicure dalle aree di crisi o di transito, per evitare che decine di migliaia di persone continuino a vedersi costrette ad affidarsi ai trafficanti, mettendo in serio pericolo la propria vita, per attraversare il Mar Mediterraneo, come questa ennesima tragedia ci ha purtroppo dimostrato».

26 luglio 2019