Naufragio al largo della Libia: 73 vittime

La tragedia all’indomani dell’approvazione del “decreto ong”. Il cordoglio del Centro Astalli: «Il Mediterraneo centrale rimane la rotta migratoria più pericolosa al mondo»

In una nota diffusa ieri, 15 febbraio, il Centro Astalli esprime «profondo cordoglio» per la morte di 73 persone in un naufragio nel Mediterraneo centrale. Migranti in fuga dalla Libia, «tappa obbligata per molti e luogo di ulteriori violenze e persecuzioni – ricordano -. Purtroppo la mancanza di vie legali di ingresso in Europa costringe migliaia di persone a rischiare la vita affidandosi ai trafficanti».

Tutto questo, all’indomani dell’approvazione del decreto legge 1/2023 – «il cosiddetto decreto ong», per il quale il via libera è arrivato il 14 febbraio -, che di fatto «complica le già sparute operazioni di ricerca e soccorso in mare, in mancanza di operazioni strutturate nazionali ed europee», osservano ancora dalla struttura dei Gesuiti. Il risultato è che «il Mediterraneo centrale rimane la rotta migratoria più pericolosa al mondo». Lo dimostrano i numeri: «Quest’ultima tragedia porta a 130 il numero dei morti dall’inizio di quest’anno».

Per il presidente del Centro Astalli padre Camillo Ripamonti, «non si può continuare a lasciar morire le persone in mare rimanendo fermi e persino inasprendo le procedure per il soccorso e l’approdo in Italia. Governare le migrazioni richiede visione, strategia e lungimiranza nel gestire un fenomeno che non può essere fermato da muri, recinti e blocchi – aggiunge -. Le migrazioni sono una partita che si può vincere solo con la solidarietà, l’azione umanitaria e la capacità di accogliere e integrare in maniera progettuale, fuori da logiche emergenziali e strumentalizzazioni sulla vita delle persone».

16 febbraio 2023