Natalità, De Palo: «Utile un’Agenzia che aiuti a concretizzare il tema»

Aperti all’Auditorium Conciliazione gli Stati generali. Contestazione di un gruppo di giovani al ministro Roccella (Famiglia). Il presidente della Fondazione: «Oggi chi non vuole fare un figlio è libero di non farlo, chi lo vuole fare no, perché è tra le prime cause di povertà»

Nel 1951 in Italia c’erano 31 anziani ogni 100 giovani. All’inizio di quest’anno gli anziani sono diventati 200 ogni 100 giovani. Se la tendenza resterà questa, nel 2050 il rapporto sarà 300 a 100. Basterebbero questi numeri che dimostrano come la piramide demografica si sia invertita per far suonare tutti gli allarmi possibili. È il primo dato che emerge dalla pubblicazione della Fondazione per la Natalità realizzata in collaborazione con l’Istat in occasione della quarta edizione degli Stati generali della natalità, iniziati oggi, 9 maggio, all’Auditorium della Conciliazione, che che domani vedranno la partecipazione di Papa Francesco. “Esserci. Più giovani, più futuro” è il tema scelto quest’anno per continuare a tenere accesi i riflettori sulla necessità di una svolta autentica a favore di politiche familiari concrete e risolutorie.

I lavori della prima giornata sono stati introdotti dal presidente della Fondazione, Gigi De Palo. Che prima di tutto ha spiegato come dietro alla Fondazione non ci sia alcun potere forte se non quello di «mamme e papa che non si rassegnano a un futuro già deciso per i loro figli. I governi passano – ha aggiunto – noi siamo mamme e papà indipendenti. Abbiamo il potere forte di chi ha ancora speranza». Tutto questo non è stato recepito da un gruppetto di ragazzi che, quando il ministro per la Famiglia Eugenia Roccella ha iniziato a parlare, ha tirato fuori cartelli e fischietti iniziando una bagarre da stadio. Una ragazza invitata a salire sul palco da De Palo ha letto un monologo ma i contestatori hanno continuato la loro gazzarra, costringendo il ministro a rinunciare al suo intervento. Una chiara dimostrazione di mancanza di democrazia. L’ha ribadito lo stesso De Palo davanti ai giornalisti, quando ha spiegato di aver contattato il gruppo che aveva annunciato la contestazione su Instagram per invitarli a un confronto che, evidentemente, non interessava. Il rammarico è stato per aver impedito a Roccella di parlare e aver tolto ad altri ragazzi la possibilità di intervenire, come era inizialmente previsto.

De Palo ha ricordato come quella della denatalità sia una questione sociale fondamentale e ha incentrato il suo intervento su quattro parole: tempo, libertà, squadra e storia. «Non è il tempo delle divisioni. L’analisi è chiara, non è più il tempo dell’attendismo. Abbiamo perso oltre 30 anni a discutere sulle cause della denatalità, siamo convinti che chi vuole fare polemica non comprende che è il modo migliore per stare fermi e cercare alibi. Costoro avranno sulla coscienza i più fragili, i disabili, chi non avrà assistenza sanitaria a pagamento. La natalità è un tema che unisce, non divide» ha detto De Palo. Poi la libertà: «Non si tratta di convincere a fare figli. Non ci interessa. Chi lo dice non ha capito il nostro lavoro. Si tratta di mettere i giovani, le donne, le famiglie nelle condizioni di realizzare i loro sogni. Dobbiamo mettere tutti nelle condizioni di decidere liberamente cosa fare. Oggi non è così: chi non vuole fare un figlio è libero di non farlo, chi lo vuole fare non può perché la nascita di un figlio è una delle prime cause di povertà». Quanto al concetto di squadra, De Palo ha ricordato che è «inutile insistere su guelfi e ghibellini. L’Italia dà il meglio di sé quando fa squadra ma lo fa solo nelle calamità. Prendiamo il tema denatalità come una calamità: si tratta di giocare sapendo che c’è in palio il Paese».

Infine, la storia. E qui è arrivata una proposta molto interessante: «Non si può rispondere a un tema complesso con gli slogan. Si tratta di cambiare la storia. Tocca a noi costruire il futuro, passare dall’analisi alla sintesi. Le proposte sono sempre quelle: fiscalità più equa con il quoziente familiare, meno precarietà giovanile, asili nido, congedi parentali. Il problema è realizzarle. È difficile. Proviamo a rompere lo schema. Occorre fare come il Giappone o la Francia. A questo scopo sarebbe utile un’Agenzia per la natalità che aiuti a concretizzare il tema. Che è trasversale, riguarda tutti i ministeri, le amministrazioni, le imprese, le banche. Una scelta che coinvolga i giovani e le forze migliori del Paese per fare proposte innovative». «Non si tratta di trovare il colpevole ma di proiettarci nel futuro facendo qualcosa di concreto nel presente» ha concluso De Palo. «I figli non sono frutto di un ragionamento utilitaristico ma desiderio, amore: non devono essere né un dovere né un lusso ma una libertà».

I lavori sono proseguiti con la testimonianza di Jessica Barcella, mamma all’ottavo mese, che in un clima infuocato dai contestatori si è detta d’accordo sul fatto che «sul mio corpo decido io ma con quali strumenti e quali libertà?». La sua esperienza è infatti quella della precarietà di una libera professionista costretta a superare mille ostacoli per portare avanti la sua gravidanza. Anche Adriano Bordignon, presidente del Forum delle associazioni familiari, ha affermato che è arrivato «il momento di scelte importanti. L’epoca dell’analisi è superata. Ci deve preoccupare lo status di vita dei nostri giovani. Fare scelte di autonomia, di responsabilità e libertà».
 
Sabrina Prati, direttrice centrale dell’Istat, ha poi dialogato con alcuni studenti su vari temi come la sovrappopolazione mondiale; la diminuzione della popolazione giovanile in Italia che ci prospetta uno «scenario sconosciuto per un Paese: nessuno si è mai trovato nel mondo ad abitare un Paese con uno squilibrio di età simile»; la decisione di non avere figli, che solo nel 2% dei casi è dovuta a precisa volontà mentre per il resto è legata a fattori come la «posticipazione», questioni economiche, ritardo nel lasciare la famiglia d’origine (siamo ultimi in Europa), considerando che a 35 anni due giovani su tre vivono ancora con i genitori, riportando così l’attenzione sulla precarietà giovanile e sugli ostacoli che trovano i giovani a entrare nel mondo del lavoro. Tutti argomenti trattati nella successiva tavola rotonda con esponenti politici di quasi tutti i partiti di maggioranza e opposizione.

9 maggio 2024