Natale in Terra Santa: «La Messa per le vittime della violenza»

Nel Messaggio del patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal l’invito a spegnere le luci dell’albero. «La misericorida, atto politico per eccellenza»

Nel Messaggio del patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal l’invito a spegnere  per 5 minuti le luci dell’albero, in segno di solidarietà

Presentato questa mattina, 16 dicembre, in una conferenza stampa nella Città Santa il Messaggio per il Natale del patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal. Messaggio che richiama anzitutto alla sobrietà, invitando tutte le parrocchie a «spegnere per 5 minuti le luci dell’albero di Natale, in segno di solidarietà con tutte le vittime della violenza e del terrorismo». La situazione attuale, scrive il patriarca, «ci suggerisce di limitare gli aspetti più appariscenti delle celebrazioni a favore di un approfondimento del loro significato spirituale». Alle vittime della violenza sarà dedicata anche la Messa di Natale, «perché possano riprendere coraggio e aver parte della gioia e della pace del Natale».

Parole di dolore, nel messaggio del patriarca, per «la nostra amata Terra Santa presa nel circolo infernale e sanguinoso della violenza! Siamo stanchi di questo conflitto e di vedere la Terra Santa insanguinata». Di qui il monito ai capi israeliani e palestinesi perché diano «prova di coraggio e di operare per una pace stabile fondata sulla giustizia. Basta rimandare, basta con le esitazioni e i falsi pretesti – scrive il patriarca -: rispettate le risoluzioni internazionali, ascoltate la voce dei vostri popoli che aspirano alla pace e agite nel loro interesse». Per Twal, «ciascuno dei due popoli della Terra Santa, Israeliani e Palestinesi, ha diritto alla dignità, a uno Stato indipendente e ad una sicurezza duratura».

Il messaggio continua quindi con un riferimento alle guerre e al terrorismo che hanno colpito e colpiscono il Libano, la Francia, la Russia, gli Stati Uniti, l’Iraq e la Siria, «alimentati dal commercio delle armi che coinvolge numerose potenze internazionali. Siamo di fronte all’assurdo e alla doppiezza più totali: si parla da una parte di dialogo, di giustizia, di pace e si promuove, dall’altra, la vendita delle armi ai belligeranti!». Proprio a questi «trafficanti d’armi senza scrupoli e senza coscienza» si rivolgono le parole più dure di Twal. «Convertitevi. La vostra responsabilità in questa tragedia è grande e voi dovrete rispondere davanti a Dio del sangue dei vostri fratelli».

Per il patriarca, «la risposta militare e l’uso della forza non possono risolvere i problemi dell’umanità. Occorre trovare quali sono le cause e le radici di questo flagello, e affrontarle». Indispensabile allora «lottare contro la povertà e l’ingiustizia, che possono costituire un terreno favorevole al terrorismo» e, contemporaneamente, «promuovere l’educazione alla tolleranza e all’accettazione dell’altro». Anche la Chiesa è chiamata a offrire una risposta alla situazione attuale. E la risposta è la misericordia che, ricorda il patriarca, «non si limita alle relazioni individuali, ma riguarda anche tutti i settori della vita pubblica».

La misericordia, riflette Twal, «è atto politico per eccellenza, a condizione di considerare la politica nel suo senso più nobile, cioè la presa in carico della famiglia umana a partire dai valori etici, dei quali la misericordia è una componente fondamentale, che si oppone alla violenza, all’oppressione, all’ingiustizia e allo spirito di sopraffazione». Si rinnova quindi l’appello ai pellegrini a visitare la Terra Santa, prima di concludere con un ringraziamento a Papa Francesco per la canonizzazione delle prime due sante palestinesi, avvenuta nel maggio scorso, ma anche per il Sinodo dei vescovi sulla famiglia, per il Motu Proprio sulla nullità matrimoniale, per lo «storico» accordo bilaterale tra lo Stato di Palestina e la Santa Sede e per l’enciclica Laudato si’.

16 dicembre 2015