Natale, Bartolomeo: «Nelle afflizioni della pandemia, preghiamo per i malati»

Il messaggio del patriarca ecumenico al mondo ortodosso, che verrà letto nelle chiese durante la divina liturgia della festa della natività di Gesù

È centrato sulla grande sfida della pandemia il messaggio che il patriarca ecumenico Bartolomeo I rivolge al mondo ortodosso in vista del Natale. «In mezzo a molte condizioni e afflizioni, echeggia oggi la voce melodiosa dell’angelo del Signore, che “annunzia una grande gioia a tutto il popolo: oggi vi è nato un salvatore, che è il Cristo Signore” – si legge nel testo -. Festeggiamo il Natale, pregando per i nostri fratelli che sono in pericolo o ammalati». Bartolomeo osserva che «il cammino verso la grande festa della nascita secondo la carne del Salvatore del mondo sarà quest’anno diverso nelle condizioni esteriori, a causa della latente pandemia. Anche la vita ecclesiastica, la partecipazione dei fedeli alle sacre funzioni, la sollecitudine pastorale e la bella testimonianza nel mondo subiranno le conseguenze delle restrizioni sanitarie». Tutto questo però, osserva, non deve distogliere il popolo cristiano dalla «festa» di un «Dio che si è fatto uomo». Questo, prosegue il patriarca, «è il più alto onore per l’uomo, che dà alla sua esistenza un valore senza pari. In Cristo, tutti gli uomini sono chiamati alla salvezza».

Nel messaggio, che verrà letto nelle chiese durante la divina liturgia della festa del Natale, dopo il Santo Vangelo, il patriarca rivolge un pensiero particolare al personale medico. «Ammiriamo l’abnegazione dei medici e degli infermieri e di tutti coloro che contribuiscono ad affrontare la pandemia». Soprattutto, Bartolomeo mette in evidenza il modo in cui il personale medico si è avvicinato al malato, trattandolo non come un numero ma come «una persona sacra», trasformando il «camice bianco» in «rasson del clero», entrambi simbolo «di sacrificio e di spirito di servizio». Insomma, se «la pericolosa pandemia ha fatto vacillare molte cose ovvie», ha anche mostrato «la forza della solidarietà» e «la verità inconfutabile che il nostro mondo costituisce una unità, che i nostri problemi sono comuni e la loro soluzione richiede collaborazione e cooperazione». Ha messo in risalto, insomma, «il valore del contributo personale, dell’amore del Buon Samaritano, che supera la misura umana».

La crisi sanitaria, riconosce il patriarca, non ha ha permesso lo svolgimento delle attività che erano state previste per il 2020; l’auspicio quindi è che nel prossimo anno si possano riprendere le attività programmate, soprattutto quelle rivolte ai giovani. Quindi l’augurio: «Abbiamo la certezza ispirata da Dio che la vita presente non è la tutta quanta la nostra vita, poiché il male e le negatività non hanno l’ultima parola nella storia».

22 dicembre 2020