Nasce “Bynode”, la rete della cooperazione dal dna francescano

La onlus istituita dalla Curia generale dei Conventuali presentata ai Santi Apostoli. Il presidente fra Agnello Stoia: l’obiettivo di «operare sinergie, guardando al modello di umanità di Francesco d’Assisi»

Il nome, “Bynode”, fa riferimento alla finalità primaria che orienta il lavoro: “stringere nodi”, ossia creare sinergie e una rete di progettualità, solidarietà e sviluppo; ma è anche un richiamo al nodo che i frati francescani stringono al cingolo. “Bynode Development & Cooperation” è infatti la onlus istituita dalla Curia generale dell’ordine dei Frati Minori Conventuali insieme alla Fondazione Giovanni Paolo II e presentata ieri pomeriggio, 17 settembre, nella Sala Immacolata del Convento dei Santi Apostoli, a due passi da piazza Venezia.

«Questa iniziativa, che ha lo scopo di portare il pensiero e la missione di impronta francescana nell’ambito della cooperazione internazionale – ha chiosato fra Agnello Stoia, presidente di Bynode -. È nata il 2 agosto del 2017, data particolarmente significativa per il mondo francescano, quella del Perdono di Assisi, e anche il lancio odierno coincide con un’altra data carica di significato: quella in cui si ricorda l’impressione delle stimmate nel corpo di san Francesco», a dire quanto vi sia di francescano nel dna di questo progetto. Chiamata ad «annodare tra di loro i vari punti nevralgici dei francescani Conventuali rappresentati dai 600 conventi sparsi in tutto il mondo – ha proseguito il religioso -, la onlus ha adottato una vision precisa, ovvero “Lavora come Dio lavora. Operare sinergie tra frati e laici”» perché fondamentale sarà «mettere in rete, intercettare e ricercare benefattori per sostenere progetti di imprenditoria sociale francescana, guardando al modello di umanità testimoniato da Francesco di Assisi».

Dell’importanza di «fare rete» ha parlato anche fra Marco Tasca, ministro generale dell’ordine dei Frati Minori Conventuali. «Ogni progetto bello – ha evidenziato – nasce dalle relazioni e Bynode si propone, nello specifico, di creare un nuovo modello di collaborazione e di corresponsabilità tra frati e laici affinché si attui vera comunione della Chiesa con il popolo di Dio».  L’auspicio è stato condiviso da monsignor Luciano Giovannetti, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II, che ha evidenziato come «una realtà può ben operare laddove ci sia un terreno fertile di relazioni».

Il cammino di Bynode è già stato avviato con l’individuazione di tre ambiti di intervento in America Latina: una mensa sociale per bambini e anziani nella città cubana di Matanzas, un progetto di assistenza agli anziani con la realizzazione di una casa di accoglienza in Colombia e infine, sempre in Colombia, l’iniziativa sanitaria-farmacologica che mira alla produzione in loco di farmaci di largo consumo. Proprio dal Dipartimento Norte de Santander, nella città di Cucuta, dove è prevista la realizzazione del laboratorio farmaceutico, ha avuto luogo il collegamento via Skype con i frati beneficiari delle attività di Bynode, che hanno evidenziato la forte necessità di questo tipo di intervento date le gravi carenze delle popolazioni colombiane e venezuelane.

Ad arricchire la presentazione, gli interventi di monsignor Pascal Gollnisch, direttore generale de l’Oeuvre d’Orient, e di Tsvia Walden Peres, figlia di Shimon Peres, già presidente di Israele e premio Nobel per la Pace, e tra le fondatrici del “Peres Centre for Peace”. Il primo ha sottolineato come l’azione di onlus e associazioni «non può essere animato solo dalla spiritualità cristiana perché l’aiuto umanitario è un mestiere che deve avvalersi di professionalità», per questo «sinergia e collaborazione, vissute nell’ottica della complementarietà tra mondo ecclesiastico e mondo laico, unite a una comunione chiara di intenti, sono requisiti necessari» per la buona riuscita di progetti «che devono essere non i nostri progetti ma quelli nati dall’ascolto delle esigenze di chi vogliamo davvero aiutare». Da parte sua, Peres ha evidenziato «l’importanza di operare per rendere il mondo un posto migliore per l’umanità tutta, senza distinzione, senza altra finalità che lasciare impronte di bene, indipendentemente dalle differenze culturali, sociali o religiose dei territori e degli abitanti».

18 settembre 2018