Nasce a Roma la prima struttura ponte per l’accoglienza dei senza dimora

Iniziativa di Caritas diocesana e Cri. Ospiterà fino a 60 persone per 10 giorni, effettuando screening sanitario in isolamento fiduciario; quindi l'ingresso in ostelli e parrocchie

Grazie all’impegno congiunto di Caritas diocesana di Roma e Croce Rossa italiana nasce oggi, 7 gennaio, a Roma la prima “struttura-ponte” di accoglienza di tipo socio-sanitario per persone senza dimora della Capitale, che resterà attiva per 15 settimane. Un centro di pre-accoglienza, che ospiterà fino a 60 persone senza dimora per periodi di dieci giorni, effettuando lo screening sanitario e garantendo l’isolamento fiduciario; quindi le persone potranno fare ingresso in sicurezza negli ostelli e nelle parrocchie che hanno messo a disposizione spazi di ospitalità. Aumentano dunque i posti di ricovero nel periodo invernale.

La struttura-ponte, che ape oggi alle 16.30 con i tamponi effettuati agli ospiti dal personale sanitario della Croce Rossa italiana, è allestita nei locali dell’Ostello “Don Luigi Di Liegro” alla Stazione Termini (via Marsala 109), che fino allo scorso novembre ospitava 180 persone senza dimora. Non solo: la Caritas ha predisposto altre due strutture – Villa Letizia e Villa Trionfale – in cui da dicembre ha trasferito coloro che erano residenti nell’Ostello e che sono stati messi in sicurezza dopo la diffusione di un contagio all’interno. «In questo modo – assicurano – è garantita la permanenza in situazione di sicurezza e nel rispetto della normativa sanitaria vigente».

Quello che nasce oggi, si legge nel comunicato congiunto diffuso da Caritas diocesana e Cri, è «un servizio innovativo che funziona come centro di raccordo, anello mancante tra gli ingressi di persone dall’esterno a cui va accertata la condizione relativa al Sars-Cov-19 e la rete delle strutture tradizionali che non possono effettuare tale screening sanitario e isolamento adeguato. In tal modo – spiegano i promotori dell’iniziativa – verrà garantita la tutela della salute pubblica e la prosecuzione in sicurezza dell’accoglienza per le povertà estreme – in particolare offerta dalle parrocchie – soprattutto in un periodo, quale quello invernale, in cui è urgente ampliare la rete di accoglienza pur facendo fronte alle nuove esigenze di sicurezza determinate dall’emergenza sanitaria in atto». L’obiettivo, insomma, è quello di garantire l’assistenza sociale «ordinaria e straordinaria» fornita ai senza dimora, l’accoglienza notturna in strutture comunitarie ma anche «un elevato controllo del rischio di diffusione di contagi da Sars-Cov-19».

Parallelamente, continua l’attività del Servizio notturno itinerante di Caritas Roma, con operatori e volontari che, come ogni anno, a partire dalle ore 20 ogni sera andranno a presidiare le zone in cui le persone senza dimora rischiano di rimanere isolate ed emarginate. Così come restano attive, come sempre, le unità di strada del Comitato Croce Rossa di Area metropolitana di Roma Capitale, per portare assistenza e cura alle persone che vivono in strada. La Caritas attiva inoltre un centralino telefonico al numero 334.6735831 e la casella email servizioitinerante@caritasroma.it, a disposizione di chiunque intenda segnalare situazioni di particolare disagio e grave emarginazione su cui intervenire. Ancora, tutti i giorni dalle 14 alle 20 alla Cittadella della Carità, in via Casilina 144, l’organismo pastorale raccoglie coperte e sacchi a pelo offerti dai cittadini per essere distribuiti alle persone in difficoltà.

«Mai come in questo momento le persone più fragili si sentono sole e abbandonate – osserva il direttore della Caritas diocesana di Roma don Benoni Ambarus -. Anche il mondo del volontariato, che all’inizio della pandemia aveva visto rivitalizzarsi lo spirito di solidarietà e partecipazione civile, vive in queste fasi un senso di scoramento e sfiducia nelle istituzioni. Per mesi – ricorda il sacerdote – abbiamo chiesto a Comune di Roma, Regione Lazio e Prefettura di programmare procedure e spazi di accoglienza straordinari anche per i senza dimora almeno durante i mesi invernali: purtroppo la risposta sono state solo promesse e scarico di responsabilità. Oggi inauguriamo quello che vuole essere un’opera che, seppure modesta rispetto agli enormi bisogni, desidera mostrare come è possibile indirizzare le energie del mondo ecclesiale e del volontariato». Don Ambarus ricorda le parole del Papa: «Le cose andranno meglio nella misura in cui, con l’aiuto di Dio, lavoreremo insieme per il bene comune, mettendo al centro i più deboli e svantaggiati»; quindi ringrazia la Croce Rossa italiana, «ancora una volta al nostro fianco in questo ambizioso progetto». 

Gratitudine anche nelle parole del presidente di Croce Rossa italiana Francesco Rocca, che ricorda come l’organismo da lui diretto «nasce per essere al fianco di ogni vulnerabilità. In un momento così difficile a livello globale – prosegue -, le persone senza dimora vivono un dramma nel dramma: alla marginalizzazione si aggiunge il rischio più elevato di contagio da Covid-19 nell’assenza di assistenza sanitaria. Per questo motivo siamo contenti e onorati di questa collaborazione con la Caritas, cui va il nostro sincero grazie». Per Rocca, la “struttura ponte”, «una realtà che mancava», rappresenta «una risposta concreta ai bisogni di tante persone ed è particolarmente importante per contenere la diffusione del virus nella Capitale. I nostri operatori sanitari – assicura – forniranno, come sempre, non solo assistenza ma anche ascolto, calore, umanità. Perché nessuno è al sicuro finché non siamo tutti al sicuro».

7 gennaio 2021