Myanmar: «La situazione è precipitata»

A parlare è il vescovo emerito di Myitkyina Daw Tang, raggiunto dall’Agenzia Sir. 91 le persone arrestate nell’ultima notte, tra cui molti ragazzi under 18

In Myanamr si contano i morti. E si prega. A raccontare queste giornate di manifestazioni soppresse con la violenza è il vescovo emerito di Myitkyina Francis Daw Tang, raggiunto dall’Agenzia Sir. Proprio a Myitkyina  nei giorni scorsi polizia e forze di sicurezza hanno assaltato la cattedrale di San Colombano, dove si erano rifugiati alcuni manifestanti. «La mattina dell’8 marzo – riferisce – ci sono stati alcuni scontri con la polizia. Io stesso ho parlato con l’ufficiale chiedendogli di non usare la forza contro i manifestanti. Abbiamo cercato di mediare tra la polizia e la folla». Ore di trattative ma alla fine l’appello a non usare le armi è stato respinto e le forze di sicurezza hanno cominciato a sparare ai giovani che protestavano all’interno del complesso della chiesa. E «la situazione è precipitata», informa il Sir.

Anche sister Ann Nu Tawng, la suora divenuta famosa sui social per la scelta di fronteggiare in ginocchio la polizia antisommossa, è tornata a inginocchiarsi per implorare i militari di abbassare le armi ma la sparatoria è comunque iniziata verso le 12.30. «Molti dei miei confratelli sacerdoti, seminaristi, fratelli saveriani e molti giovani religiosi erano con me che cercavano di prendersi cura dei morti – 2 uomini – e dei 5 feriti fornendo assistenza sanitaria di base e accompagnandoli in diversi ospedali», è il racconto del vescovo, che ricorda anche i funerali dell’uomo musulmano e del ragazzo buddista. «Molti si sono uniti e hanno testimoniato la loro solidarietà».

Nella notte tra 8 e 9 marzo, rende noto, ancora, il presule, «91 persone sono state arrestate, molte delle quali ragazzi sotto ai 18 anni. 19 sono state rilasciate ma 72 sono ancora sotto il controllo della polizia o dei militari». Daw Tang invoca «il dialogo politico nazionale e internazionale», che, dice al Sir, «dovrebbe iniziare il prima possibile», con il «ruolo guida» della Conferenza episcopale e del Consiglio delle Chiese del Myanmar. Quindi, il ricordo della visita di Papa Francesco, nel 2017: «Il suo messaggio per la pace e la riconciliazione non arriva ancora a tutti i livelli di base o comunità. È un messaggio oggi essenziale per costruire la pace nel Paese», conclude.

Gli scontri intanto non si fermano. Ieri mattina, 9 marzo, nuovi episodi si sono verificati a Loikaw, nello Stato di Kayah, nelle vicinanze della cattedrale cattolica di Cristo Re, dove a mediare è sceso in strada padre Celso Ba Shwe, insieme ad altri religiosi. Anche stavolta però il loro intervento non è riuscito a evitare la reazione delle forze di sicurezza, che hanno usato i gas lacrimogeni. Ancora, fonti locali confermano al Sir che la giunta militare ha revocato dalla sera dell’8 marzo la licenza a cinque organi di informazione, ordinando la chiusura di Mizzima, Democratic Voice of Burma (Dvb), Khit Thit Media, Myanmar Now e 7Day News. E ieri pomeriggio, 9 marzo, le forze di sicurezza della giunta birmana hanno fatto irruzione nell’ufficio di Kamayut Media a Yangon arrestando il co-fondatore della pubblicazione Han Thar Nyein e il caporedattore Nathan Maung.

10 marzo 2021