Mutilazioni genitali femminili, il programma di sostegno di Save the Children

L’organizzazione ha raggiunto 14 milioni di giovani, coinvolgendo 4mila ragazze contro questa pratica. La Giornata internazionale per il contrasto

Nella Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili, che si celebra oggi, 6 febbraio, Save the Children fa il punto sulla situazione in Etiopia, dove ne sono vittime il 16% delle ragazze sotto i 14 anni e il 65% delle donne tra i 15 e i 49 anni. «Una piaga che continua a derubare le ragazze della loro infanzia», la definiscono dall’organizzazione. Proprio per questo Save the Children ha attivato un programma di sostegno che ha raggiunto 14 milioni di giovani, coinvolgendo 4mila ragazze che si impegnano in prima persona per porre fine a questa pratica illegale, attraverso azioni di sensibilizzazione sui gravissimi rischi per la salute che essa comporta.

Nonostante l’impegno dell’Etiopia a eliminare le mutilazioni genitali femminili (mgf) entro il 2025, la pratica, spiegano da Save the Children, è ancora diffusa e riguarda in particolar modo le ragazze più piccole, se si considera che, «secondo le stime, la metà di tutte le ragazze circoncise si sottopone a mgf prima dei cinque anni». E raccontano la storia di Saad, 11 anni, e di come, quando di anni ne aveva solo 7, ha impedito a un’amica di sottoporsi alle mutilazioni – nello Stato di Harari -, avvertendola dei rischi di infezione, perdita di sangue e dei pericoli in caso di futuro parto. I genitori della sua amica hanno parlato con lei e la sua famiglia e hanno deciso di non proseguire con la procedura. «La mia amica venne da me per dirmi che sarebbe stata sottoposta a questa pratica – è il racconto della bambina -. Ero così preoccupata per lei. Pensavo che l’avrei persa perché sarebbe morta. La sua famiglia non sapeva quanto fosse grave. Le ho raccontato tutte le storie che avevo sentito: se una ragazza è mutilata perderà troppo sangue, potrebbe infettarsi e poi avere problemi quando partorisce». Quando la famiglia della sua amica ha saputo che era stata Saada a darle quelle informazioni, le ha voluto parlare. «Sono venuti a casa mia e siamo riusciti a convincerli a non farlo – continua la bambina -. Se fosse morta, mi sarebbe mancata troppo».

Un anno fa, nel febbraio 2019, l’Unione Africana ha lanciato un’iniziativa per porre fine alle mutilazioni genitali femminili e salvare 50 milioni di ragazze a rischio. In occasione della Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili, «Save the Children accoglie con favore quest’iniziativa del governo etiope per eliminare la pratica delle mgf entro il 2025 e continuerà a lavorare al suo fianco per aumentare i progressi al fine di onorare l’impegno preso», assicurano dall’organizzazione internazionale.

Nella città fortificata di Harar, nello stato regionale di Harari in Etiopia, Save the Children gestisce una struttura per ragazze che offre uno spazio sicuro a ragazze e ragazzi per parlare di questioni come la mgf e i matrimoni precoci. Giunto al suo dodicesimo anno, il programma aiuta a informare e a formare i giovani sulla complessa questione attraverso l’educazione, la partecipazione e il teatro. L’anno scorso, grazie al supporto, 3.888 ragazze in Etiopia si sono impegnate a non sottoporsi alle mutilazioni genitali femminili e sei regioni del Paese hanno istituito programmi di sostegno al contrasto alle mutilazioni genitali femminili.

6 febbraio 2020