Musica e astronomia con Deproducers

Vittorio Cosma, ideatore del progetto con Gianni Maroccolo, Max Casacci e Riccardo Sinigallia, il 17 febbraio al Parco della Musica

Vittorio Cosma (PFM, Elio e le Storie Tese), ideatore del progetto con Gianni Maroccolo (Litfiba, CSI), Max Casacci (Subsonica) e Riccardo Sinigallia, anticipa la serata del 17 febbraio al Parco della Musica 

Quanti artisti si sono lasciati affascinare dalle stelle, dalla luna, dall’infinito. I quattro di cui raccontiamo sono andati oltre e hanno trasformato l’attrazione in un progetto ambizioso: sonorizzare dal vivo conferenze scientifiche, raccontate in maniera rigorosa ma fruibile. L’idea è dei Deproducers, quattro tra i più importanti produttori artistici e musicisti italiani: Vittorio Cosma (PFM, Elio e le Storie Tese), Gianni Maroccolo (Litfiba, CSI), Max Casacci (Subsonica) e Riccardo Sinigallia, ritrovatisi su volere del primo in uno studio di registrazione con gli strumenti montati a pensare allo spazio e a vedere cosa ne usciva.  Il primo risultato è “Planetario”, pubblicato da Sony Music, un album molto immaginifico di musiche per conferenze spaziali, tenute non solo in luoghi deputati a tali scopo ma anche negli spazi per la musica, come l’Auditorium di viale de Coubertin, che, nella Sala Sinopoli, li ospiterà in concerto martedì 17 febbraio prossimo. Durante lo spettacolo, la voce narrante dell’astrofisico e direttore del Planetario di Milano nei panni di front-man Fabio Peri, illustra le meraviglie del cosmo e il mistero della sua nascita, le costellazioni e la loro mitologia, il rapporto tra l’Uomo e l’Infinito, attraverso un linguaggio semplice e appetibile, reso ancor più accessibile proprio dalla musica del collettivo artistico, dalle immagini ufficiali dell’Esa e della Nasa e da visual suggestivi creati ad hoc da Marino Capitanio. Vuoi per le recenti conquiste dello spazio che hanno riportato l’attenzione verso l’Universo – dalla missione di Luca Parmitano (il primo italiano a spasso nello spazio) a quella di Samantha Cristoforetti (la prima donna italiana nello spazio), all’atterraggio della sonda Philae su una cometa lontanissima -, vuoi perché mescolare linguaggi artistici è la nuova tendenza, il progetto dei Deproducers sta conquistando man mano un pubblico di insospettabili, pronti con orecchie ben aperte e naso all’insù, come  racconta Vittorio Cosma, classe 1965, pianista, compositore e produttore, che ha legato il suo nome ad alcuni tra i progetti musicali più interessanti del panorama contemporaneo.

Già componente della Premiata Forneria Marconi, Cosma collabora da sempre con Elio e le Storie Tese partecipando ai loro dischi, tournée e show televisivi e annovera anche numerose altre collaborazioni con artisti internazionali oltre che svariate attività musicali e culturali: dalla direzione di festival, (compreso quello delle Letterature di Roma – Massenzio), alle colonne sonore per cinema, alle sigle televisive per Rai e Mediaset (tra le altre I Cesaroni e Una storia qualunque) e musiche per sigle e sceneggiati radiofonici. Tutto questo deve averlo allenato alla contaminazione di generi e linguaggi. Ed ecco Deproducers.

Una premessa: il tuo percorso artistico personale è costellato (è il caso di dire), da numerose contaminazioni di generi e linguaggi. Sei uno sperimentatore nato.
Sono curioso di natura, cerco sempre cose che mi stimolino. Nella vita ci sono tante cose interessanti che è bello andare a scoprire.

Come nasce il vostro viaggio intergalattico musicale?
Mi interessava, dopo le varie collaborazioni, lavorare con dei colleghi coetanei che avessero la mia stessa caratteristica, ovvero il gusto di inventare suoni. Ho pensato subito a Riccardo Sinigallia, con cui c’è grande sintonia da parecchio. Con Gianni Maroccolo avevamo collaborato sempre a distanza, e volevo una visione diversa dalla mia. Io sono un musicista, scrivo i temi alla vecchia maniera. Gianni viene dal mondo indie, e ha grande attenzione alla qualità e ai contenuti. Poi mancava un chitarrista e ho pensato a Casacci, che con i Subsonica ha davvero inventato un suono nuovo. Insieme siamo un bel collettivo. Io compongo le musiche, Riccardo ci mette un testo, Max, che è molto razionale, pensa agli effetti, Gianni fa sintesi e ci riporta a terra. Ci siamo sentiti liberi come a 16 anni, perché non avevamo obblighi discografici. Per trovare la giusta sintonia nei contenuti, non facile per quattro musicisti pensanti come noi, abbiamo optato per un argomento insindacabile come la scienza. Con questa idea in testa, un giorno sono entrato per caso al planetario di Milano e sono rimasto folgorato da Fabio Peri. La prima volta l’ho visto mentre smanettava su un pannello con scritto alba- tramonto. Come un dj alla sua consolle. Non mi aspettavo uno scienziato come lui, così rigoroso, ma capace di spiegare le cose in maniera popolare e comprensibile anche per un semplice curioso come me. Così è nata questa collaborazione. Dopo “Planetario”, il secondo capitolo del nostro progetto sarà intitolato “Botanica”, e posso anticipare che ci saranno strumenti insoliti per noi come arpa e timpano, che rendono bene l’idea.

È un caso che siate tutti di estrazione rock, oppure l’astronomia è rock?
La sintonia degli accordi ha qualcosa di misterioso come lo spazio. Anche la musica classica ha battuto questo campo: penso a “Saturno”, di Roberto Lupi, brano che è stato per tanto tempo la sigla di chiusura delle trasmissioni della Rai. Lo spettacolo inizia con il brano portato al successo da Alan Sorrenti “Figli delle stelle”, perché, infondo, questo siamo.

Cosa racconta nei vostri spettacoli la voce narrante dell’astrofisico?
Fabio è nostro Freddy Mercury! Lui conduce tutto lo spettacolo, apre e chiude lui. Il nostro è un vero e proprio concerto – conferenza. Abbiamo scelto di musicare temi molto evocativi: il senso della vita, l’orizzonte degli eventi, la nascita delle stelle. Ascoltando Fabio, ho capito che veramente la nostra vita è un miracolo. Il tutto è supportato dalle meravigliose immagini ufficiali in alta definizione, che ci hanno fornito la Nasa e l’Esa. Abbiamo anche un video messaggio di Parmitano che ci ha mandato lo scorso anno.

Come sarà la performance di Roma?
Sarà, come sempre un ibrido molto scorrevole. Fabio è un Gianni Rodari dell’astrofisica, molto semplice, fa esempi della vita quotidiana. Abbiamo scelto apposta un non famoso, ma un autentico appassionato della materia, un genio. Abbiamo fatto concerti anche per le scuole. Sono rimasto stupito dai ragazzi delle medie. Non ci aspettavamo che potessero apprezzare il genere. Invece erano entusiasti. Ai nostri concerti si trova gente di tutti i tipi, dagli appassionati di scienza ai fan della musica di qualità.

Ultima curiosità: dopo questo lavoro, hai più domande o più risposte sull’universo?
Rispondo con quello che diciamo nel finale del nostro spettacolo: tutta la ricerca della storia dell’astronomia è riuscita a conoscere solo il 4% di tutto quello che c’è nell’universo. Il resto non hanno proprio idea di cosa sia. Una ricerca titanica ma splendida.

6 febbraio 2015