Musei Vaticani: un nuovo percorso per visitare la necropoli della Via Triumphalis
La direttrice Jatta: «Scavo che racconta “Vita e morte nella Roma dei Cesari”». Nell’area di mille metri quadri, centinaia di sepolture della classe medio bassa del popolo
Da venerdì 17 novembre sarà possibile accedere direttamente alla necropoli della Via Triumphalis senza dover prima visitare i Musei Vaticani. A 10 anni dall’inaugurazione del nuovo percorso e in previsione del Giubileo del 2025 il venerdì pomeriggio e per tutta la giornata di sabato sarà fruibile l’ingresso all’area archeologica dal varco Porta di Santa Rosa, il monumentale portone che affaccia su piazza Risorgimento. Le visite sono prenotabili esclusivamente online sul sito ufficiale dei Musei Vaticani.
Realizzato dallo scultore Gino Giannetti e inaugurato nel 2006, il portone generalmente si apre due volte al giorno per permettere l’entrata e l’uscita al personale dipendente dello Stato della Città del Vaticano. «Abbiamo voluto che fosse aperto per fruire di questo spazio unico e poco noto delle nostre collezioni – ha affermato Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani -. È uno scavo straordinario che racconta “Vita e morte nella Roma dei Cesari”, nome che abbiamo dato al percorso». Si tratta di una visita didattico-interattiva con un video esplicativo che viene trasmesso ininterrottamente.
L’area di mille metri quadrati circa contiene centinaia di sepolture, poste lungo la zona del Monte Vaticano fino alla Via Triumphalis, e oltre 40 tombe. Le sepolture, che nei secoli si sono stratificate, secondo le attestazioni vanno dal I secolo a. C., epoca tardo repubblicana, al IV secolo d. C. e non ci sono segni evidenti della presenza di cristiani. Quando fu costruita la basilica di San Pietro, infatti, la necropoli lungo la Via Triumphalis terminò di essere utilizzata e i mausolei più grandi divennero probabilmente un luogo di sosta per i pellegrini diretti alla basilica. «La straordinarietà dello scavo è che ci sono tombe della classe medio bassa del popolo romano, che generalmente non viene ricordata», ha proseguito Jatta.
Uno scavo «molto difficoltoso – lo ha definito Giandomenico Spinola, vice direttore artistico-scientifico dei Musei Vaticani -. L’esito attuale deriva anche da studi antropologici. Abbiamo la testimonianza della pratica dei ricongiungimenti familiari. I bambini sepolti venivano quasi sempre riuniti alla famiglia. Così come era usanza, all’atto dell’inaugurazione della tomba, seppellire gli antenati che la consacravano e la proteggevano». Attraverso le iscrizioni trovate sulle lapidi gli studiosi sono riusciti a capire quanto fossero importanti per la classe medio bassa dell’epoca le tradizioni familiari, popolari, le superstizioni, le paure e le speranze. «Diamo voce a schiavi, liberti, artigiani – ha proseguito Spinola -: classi che le fonti antiche non menzionano mai».
Prime notizie della necropoli si hanno negli scritti di Pirro Ligorio del 1543, ha spiegato Claudia Valeri, curatrice del Reparto antichità greche e romane dei Musei Vaticani, sezione che ha la tutela dell’intera area. Gli scavi furono poi avviati negli anni ’30 dopo i Patti Lateranensi. Altri studi negli anni ’90 portarono alla luce settori della necropoli oggi non visitabili. «Nel 1956, in occasione della realizzazione del parcheggio della Città del Vaticano, fu ritrovata una prima porzione dell’area archeologica – ricorda Valeri -. Il secondo settore nel 2003, in occasione dell’ampliamento del parcheggio. Grazie ai finanziamenti nel 2013 è stato possibile collegare le due aree così come oggi si presentano». L’esperta rimarca che si tratta «di una necropoli e non di una catacomba, come viene spesso erroneamente presentata. Oggi la vediamo sotto terra ma all’epoca era un cimitero a cielo aperto, come i nostri».
Tra una sepoltura e l’altra, grazie alle iscrizioni ritrovate, si riconosce Alcimo, servo di Nerone, scenografo del teatro di Pompeo, raffigurato con la tunica corta e gli attrezzi del mestiere; lo schiavo lanternario, ossia colui che munito di lanterna accompagnava il padrone la sera; il custode del portico di Gaio e Lucio Cesari, i nipoti di Augusto. «Oggi per loro parlano le iscrizioni – conclude Valeri -. Chiariscono i gradi di parentela e i mestieri. Per esempio qui ci sono diversi aurighi, i conduttori delle bighe».
14 novembre 2023