Musei Vaticani, riapre al pubblico il Braccio Nuovo

Ultimati i lavori di restauro, dal 22 dicembre l’accesso ai visitatori. Il direttore Antonio Paolucci: «Atto conclusivo del mio servizio»

Ultimati i lavori di restauro, dal 22 dicembre l’accesso ai visitatori. Il direttore Antonio Paolucci: «Atto conclusivo del mio servizio»

«Considero questo lavoro, e in effetti lo è, come l’atto conclusivo del mio servizio ai Musei Vaticani. Sono orgoglioso di un risultato che ha restituito il Braccio Nuovo al meglio possibile della leggibilità». Con queste parole Antonio Paolucci, che da gennaio lascerà la direzione a Barbara Jatta, prima donna nella storia, ha concluso la presentazione del restauro di una delle gallerie più ammirate dei Musei Vaticani.

Ci sono voluti due anni e mezzo di lavoro per la parte architettonica della struttura, finanziati con fondi del Governatorato per una spesa di 1,6 milioni di euro, e quattro per le 140 statue, con un costo di circa 700mila euro, reperiti grazie ai Patrons of the Arts in the Vatican Museums. La struttura, lunga 70 metri, riaprirà al pubblico il 22 dicembre. Il restauro delle sculture è stato diretto dal Reparto Antichità Greche e Romane, curato da Giandomenico Spinola con Claudia Valeri ed Eleonora Ferrazza, mentre il restauro architettonico è stato diretto da Micol Forti, curatore del Reparto per l’Arte dei secoli XIX-XX. I restauri sono stati coordinati dal Laboratorio di Restauro materiali lapidei curato da Guy Devreux.

Costruito in soli sei anni tra il 1816 e il 1822, in una fase di grande difficoltà economica per lo Stato Pontificio dopo il periodo napoleonico, il Braccio Nuovo fu voluto da Pio VII Chiaramonti dopo l’esilio in Francia per ospitare la raccolta di sculture classiche, su progetto di Raffaele Stern, tedesco naturalizzato romano, architetto dei Sacri Palazzi Apostolici, e Antonio Canova. «Serviva un contesto neoclassico – ha spiegato Paolucci – ed è il capolavoro del grande Canova nel suo ultimo anno di vita. Il restauro ci ha restituito il Braccio nel suo stupore armonioso e soprattutto ci ha fatto capire il trionfo del colore: i mosaici bianchi e neri provenienti dalle ville di Tormarancia con le storie di Ulisse, le colonne di marmo nero e verde e quelle rosse, il granito picchiettato di nero delle nicchie». Senza dimenticare l’innovativo gioco di luce per l’epoca, grazie alla novità dei 12 lucernari «che riflettono la luce zenitale sul pavimento e leggermente obliqua sulle statue – ha aggiunto Paolucci -. Canova in questa realizzazione torna alla civiltà del colore veneziano in cui era nato. I suoi contemporanei dicevano che donava alle sue statue il tepore della vita: era il colore della vita».

Ma qual è la cosa di cui Paolucci va più orgoglioso in questi nove anni di direzione? «Forse l’aver dato nuovo respiro e nuova luce alla Cappella Sistina. È stata una cosa che basta da sola a riempire una carriera, a fare felice un professionista: questo è stato per me quella sera di ottobre del 2014».

Micol Forti spiega altri particolari del restauro del Braccio Nuovo: «A causa delle ristrettezze economiche per le decorazioni furono usati materiali in stucco ancorato alla superficie. Noi abbiamo staccato ognuno degli oltre mille rosoni, ogni singola mensola, ogni cornice, ogni foglia d’acanto e li abbiamo puliti e ancorati di nuovo non solo con i perni originali ma anche con un sistema innovativo. Ogni rosone ha un fissaggio extra in quattro punti aggiuntivi, con perni in resina. È una nuova tecnologia che abbiamo messo a punto noi, con diversi tentativi e prove di carico. I busti sulle mensole, inoltre, sono stati bloccati con altri perni che li ancorano alla base, rendendoli più stabili e sicuri».

Il restauro, realizzato grazie a un autentico lavoro di squadra, si è avvalso di una certosina ricerca d’archivio «per decifrare 140 opere con una storia complessa», ha spiegato Spinola, e dalla provenienza più disparata. Tra di esse, solo per citarne alcune, oltre alla celebre statua del Nilo, spicca quella di Augusto con la lorica riccamente decorata con la storia della restituzione delle insegne perse da Crasso in battaglia contro i Parti, proveniente dalla villa di Livia, moglie di Ottaviano, a Prima Porta.

20 dicembre 2016