Muccino, “Padri e figlie” con un grande cast

Nel nuovo film del regista italiano compaiono Russel Crowe, Amanda Seyfried, Diane Kruger e Jane Fonda. Storia d’amore e disamore

Nel nuovo film del regista italiano compaiono Russel Crowe, Amanda Seyfried, Diane Kruger e Jane Fonda. Storia d’amore e disamore

Molto atteso, è in sala da giovedì scorso Padri e figlie, il nuovo film diretto da Gabriele Muccino. Regista italiano, produzione americana, con un cast di alto livello: Russel Crowe, Amanda Seyfried, Diane Kruger, Jane Fonda. La storia ci porta nel corso degli anni ’80 quando Jake Davis, romanziere Premio Pulitzer rimasto vedovo, lotta contro un serio disturbo mentale mentre cerca di crescere nel migliore dei modi la figlioletta Kate di 5 anni. Passano 25 anni e Kate è una ragazza matura che vive a Manhattan, da anni lontana dal padre, e obbligata a combattere ancora con le paure della sua infanzia infelice e l’incapacità di abbandonarsi ad una storia d’amore.

Nato a Roma, Gabriele Muccino, dopo un lavoro come aiuto regista volontario, dirige parecchi documentari e, nel 1996, alcuni episodi della soap opera Un posto al sole. Arrivano poi, per il grande schermo Come te nessuno mai (1999), L’ultimo bacio (2001) , Ricordati di me (2003). Invitato da Will Smith, si trasferisce in America e qui esordisce nel 2006 con La ricerca della felicità. Seguono Sette anime, 2008 e Quello che so sull’amore, 2012. Quarto titolo, girato nel 2014, è Padri e figlie. Uno scrittore, la morte della moglie in un incidente d’auto secondo dinamiche mai ben ricostruite, una figlia piccola da crescere, una malattia mentale difficile da arginare, lo spettro della povertà… Insieme, e in parallelo, la figlia ormai trentenne, le sue difficoltà affettive, la solitudine, la memoria del passato… I due blocchi della storia si intrecciano secondo un montaggio ardito e coraggioso, e compongono una scrittura tanto difficile da compattare quanto solida e coerente, che non perde di vista la linea guida del copione.

Padri e figlie si propone come una storia di amore e disamore, di fedeltà e caparbia voglia di non distruggere quei valori che cementano i rapporti al di là del passare degli anni. È una storia di affetti e sentimenti, emozioni e commozione, dolori asciutti e trattenuti. Forse un melò, nell’accezione di quei passaggi nei quali vita passata e vita futura confliggono in contrasti acuti e stridenti. Il melò come termometro delle sensazioni che fanno tremare. È un’impalcatura delicata quella su cui poggia Muccino, che sa padroneggiare con vigore. Taglio narrativo lucido, stile profondo, regia di vasto respiro. È cresciuto Muccino, gira immagini forti e non perde colpi.

Controlla un cast di prima fascia e lo governa con misura. Risultati coinvolgenti, emozioni dilatate, film consigliabile e in prevalenza poetico. Si tratta di un prodotto certo pensato per un largo consumo ma con bella qualità di contenuti, intenso, commovente, capace di suscitare riflessioni sui rapporti familiari e sulle difficoltà di trovare il giusto equilibrio tra famiglia, creazione artistica, contrasto tra sentimenti veri e vita immaginata.

 

5 ottobre 2015