Cresce, nello Yemen, il numero di pazienti affetti da colera e diarrea acquosa acuta. Lo rende noto Medici senza frontiere: il picco nelle ultime settimane, fino a un totale di oltre 780 casi dal 30 marzo. Quello che basta per parlare di una vera a propria epidemia. PEr far fronte all’emergenza e isolare e trattare i pazienti con i sintomi, Msf «ha aperto centri per il trattamento del colera all’interno di cinque ospedali e sta supportando altre strutture gestite dalle autorità sanitarie». Ad aggravare la situazione, spiegano dall’organizzazione umanitaria, il fatto che dall’inizio della guerra, nel marco 2015, «molti ospedali hanno smesso di funzionare a causa del conflitto e per milioni di persone nel Paese l’accesso alle cure mediche è diventato estremamente difficile». Con un sistema sanitario così gravemente indebolito, il timore è che «le autorità sanitarie da sole non siano in grado di far fronte all’epidemia».

«Riceviamo pazienti provenienti da molti distretti diversi, lontani anche dieci chilometri – afferma Shinjiro Murata, capo missione Msf in Yemen -. Siamo preoccupati che l’epidemia continui a diffondersi e vada fuori controllo. È necessaria una stretta collaborazione tra gli attori sanitari e le autorità rilevanti al fine di fornire un immediato supporto alle strutture sanitarie e alle comunità locali nelle aree colpite. Bisogna inoltre aumentare l’assistenza umanitaria per limitare il diffondersi dell’epidemia e scongiurarne altre».

Attualmente Msf lavora nel Paese in 13 ospedali e centri sanitari e fornisce assistenza a oltre 18 tra ospedali e strutture sanitarie in 11 governatorati, grazie al lavoro di quasi 1.600 operatori umanitari.

11 maggio 2017