Mozambico, dove i bambini non vogliono più mangiare né giocare

Le testimonianze dei piccoli di Cabo Delgado raccolte da Save the Children. «Potrebbero non riprendersi senza servizi di salute mentale e supporto psicosociale»

Da Save the Children arrivano nuove testimonianze raccolte tra i minori sfollati a causa del conflitto a Cabo Delgado. «Mostrano gravi segni di stress mentale e angoscia – riferiscono dall’organizzazione -, tra cui crisi di pianto costanti e perdita del desiderio di mangiare e giocare. Alcuni di questi bambini hanno meno di 10 anni e sono stati testimoni di orribili violenze, tra cui l’uccisione dei genitori. Questi minori – osservano – potrebbero non riprendersi se non ricevono urgentemente servizi di salute mentale e supporto psicosociale».

A parlare è il direttore di Save the Children in Mozambico, Chance Brigg, che informa sulle «tattiche ripugnanti che terrorizzano i bambini», utilizzate dagli autori delle violenze a Cabo Delgado. «Da genitore – riflette – è terribile pensare a come questi bambini e bambine possano elaborare l’impensabile. In qualità di organizzazione che lavora per proteggere i bambini, Save the Children è estremamente preoccupata per il loro benessere e le loro prospettive di guarigione. Ci sono almeno 364mila bambini sfollati a causa di questo conflitto, che nella migliore delle ipotesi, sono stati costretti a fuggire dalle loro case e non si sentono sicuri, nel peggiore dei casi, hanno assistito a orrori che nessun bambino dovrebbe vedere».

A questi piccoli Save the Children ha fornito primo soccorso psicologico e supporto alla salute mentale, aiutandoli a ristabilire la loro routine e a ricominciare attività adeguate alla loro età per aiutarli a ritrovare una nuova normalità ora che sono al sicuro e vicini ai loro familiari. «Molti bambini sono profondamente tristi perché non hanno alcuna speranza di ritrovare la madre o il padre – spiega Clementina, operatrice responsabile della protezione per Save the Children a Cabo Delgado -. Hanno paura, non vogliono mangiare né giocare perché pensano al passato, ai loro genitori, ai loro fratelli e sorelle e a tutta la famiglia. Sono distrutti e questo sta avendo un impatto sulla loro salute mentale e sul loro benessere». 35, al momento, i bambini sfollati a cui è stato fornito sostegno specifico dal giugno 2020.

1° luglio 2021