Mozambico, cresce la missione romana

Il 25° del gemellaggio di San Frumenzio con Mafuiane. Le testimonianze di don Palmieri e monsignor Feroci. Coinvolte altre 2 parrocchie

Il 25° del gemellaggio di San Frumenzio con Mafuiane. Le testimonianze di don Palmieri e monsignor Feroci. Coinvolte nel 2013 altre 2 comunità parrocchiali

San Frumenzio – Mafuiane: 12mila chilometri non hanno indebolito l’amore che lega da 25 anni la parrocchia alla città africana vicino a Maputo, in Mozambico. Il 25 aprile del 1991 la comunità romana ha iniziato questo gemellaggio: dalla missione, partita per iniziativa di monsignor Enrico Feroci, allora parroco ai Prati Fiscali e oggi direttore della Caritas diocesana, è nata la chiesa di San Frumenzio a Mafuiane, una presenza di aiuto, di supporto e di evangelizzazione. Il 17 aprile scorso una piccola delegazione, di cui facevano parte l’attuale parroco don Gianpiero Palmieri e monsignor Feroci, è andata a Mafuiane; ad accoglierla il cardinale Alexandre José Maria dos Santos e l’arcivescovo Francisco Chimoio, insieme a moltissimi fedeli. «Mi hanno abbracciato e abbiamo pianto insieme», ha raccontato Feroci. La festa è stata bellissima: «La comunità ha preparato un grande palco – ha spiegato don Palmieri – ed è stato ucciso un bue per mangiare tutti insieme. È stato bellissimo vedere l’entusiasmo dei giovani mozambicani».

Trent’anni fa la situazione era molto più triste. «Nel 1988 è stato nominato titolare della chiesa di San Frumenzio il cardinale Alexandre Dos Santos, l’arcivescovo di Maputo – ha spiegato Feroci -. Inoltre monsignor Giacinto Berloco, mio compagno di seminario, era stato nominato, nel 1990, delegato apostolico in Mozambico. Terza cosa, avevo dei parrocchiani che lavoravano con la cooperazione italiana. Loro mi hanno fatto vedere delle cassette, la povertà era estrema. Mi hanno invitato ad andare giù a vedere dal vivo… c’erano scheletri che camminavano. Bambini denutriti e malati. Abbiamo cominciato a mandare viveri e indumenti, poi abbiamo costruito la chiesa». Quello fu il primo di molti altri viaggi. «Da allora – continua Feroci – più di 500 persone di San Frumenzio sono andate in visita per testimoniare, pregare e per aiutare i bambini».

Le condizioni in cui versano i più piccoli sono ancora critiche, anche se grazie alla missione della parrocchia, in questi anni, oltre alla chiesa, sono stati costruite scuole e case, sono state istituite borse di studio, e, soprattutto, è stata portata l’acqua. «Il 2 febbraio 1992, mentre a Roma si festeggiava la “Candelora” – ha ricordato Feroci -, a Mafuiane si festeggiava perché per la prima volta l’acqua del fiume veniva portata nel villaggio». Don Palmieri è molto felice: «La cosa che mi dà più gioia è vedere che chi va anche per 15 giorni torna cambiato. L’effetto è dirompente».

Dall’ottobre 2013 la missione, con il coinvolgimento delle parrocchie di Sant’Ugo e di Santa Gemma Galgani, è diventata «ancora più diocesana», estendendo i suoi aiuti ad altri due villaggi, Goba e Baka-Baka; Domenico Porcelli è il responsabile della missione in loco. Il vero guadagno, sottolinea Feroci, è stato per la nostra città: «Ci ha dato un’apertura, una disponibilità e una carità che ha reso la missione una fonte di ricchezza per Roma». Il 10 aprile c’è stata una grande festa anche a San Frumenzio: «Di ringraziamento al Signore perché ci ha permesso di allacciare un legame così forte con questa realtà», ha spiegato Feroci. Il prossimo gruppo partirà ad agosto: «La solidarietà non diminuisce – ha dichiarato Palmieri -.Vedo tanta disponibilità nelle nostre parrocchie, è molto più profonda di quello che immaginiamo», e secondo il parroco può sempre aumentare: «Mi auguro che sia possibile coinvolgere altre parrocchie. La zona di Mafuiane, Goba, ha 19 villaggi: che splendore sarebbe se ogni parrocchia romana ne seguisse uno».

2 maggio 2016