Mosul, prematuro il rientro dei cristiani fuggiti

L’esercito iracheno ha ripreso il controllo del quartiere orientale ma la situazione resta pericolosa. Molte le famiglie indecise sul da farsi

L’esercito iracheno ha ripreso il controllo del quartiere orientale ma la situazione resta pericolosa. Molte le famiglie ancora indecise sul da farsi

La testata online ankawa.com riferisce che domenica 8 gennaio l’esercito regolare iracheno ha ripreso il controllo del quartiere orientale di Mosul, un tempo abitato in maggioranza da famiglie cristiane: un territorio che comprende almeno 700 case appartenenti a proprietari cristiani, alcune delle quali occupate da miliziani Daesh confluiti a Mosul dopo che la città, caduta nelle mani dei jihadisti dello Stato islamico il 9 giugno 2014, era divenuta la “capitale” irachena dell’auto proclamato Califfato. Molte quelle segnate con la lettera araba “Nun”, iniziale della parola Nasara, che significa cristiano, per indicare che quelle case potevano essere espropriate ed erano a disposizione dei sostenitori del Daesh

Fonti locali parlano di moltissimi edifici distrutti o danneggiati, fra cui l’ospedale pediatrico situato nel quartiere. «Le notizie che giungono da Mosul richiamano certo la nostra attenzione – dichiara all’Agenzia Fides padre Thabit Mekko, sacerdote caldeo della città nord-irachena, sfollato a Erbil insieme ai suoi fedeli – ma la situazione è ancora pericolosa, ci sono cecchini nelle strade ed è ancora prematuro pensare a un rientro dei cristiani fuggiti dalle loro case. Una tale ipotesi sarà presa in considerazione solo quando la sicurezza sarà assicurata. Tante famiglie – prosegue – non hanno ancora deciso cosa faranno. E comunque non tutti quelli che hanno lasciato Mosul davanti all’avanzata del Daesh vi faranno ritorno».

10 gennaio 2017