Mostra del cinema di Venezia: Leone d’oro a Poor Things

Archiviata l’edizione numero 80, con 6 film italiani in gara. Ad aprire il concorso, “Comandante”, di Edoardo De Angelis. A Liliana Cavani il Leone d’oro alla carriera

L’edizione n° 80 della Mostra del cinema di Venezia è andata in archivio, assegnando il Leone d’oro 2023 a Poor Things, film greco diretto da Yorgos Lantimos. Scelto all’unanimità da tutta la giuria, propone il percorso di rinascita ed emancipazione di una giovane donna curata e fatta tornare in vita da una sorta di bieco dottor Frankestein, in forte vicinanza letteraria con Shelley. Se i vari momenti di questa crescita toccano passaggi certamente eccessivi e un po’ scabrosi, questa sorta di “conquiste” gridate, urlate, certificano la forza d’urto del film, il suo correre lungo i territori di una narrazione che non guarda in faccia a nessuno e niente deve restituire del già detto. Perno centrale, la presenza nel ruolo della protagonista di Emma Stone, attrice multiforme, sguardo felino ed espressione ora dolce ora aggressiva, in linea con lo sviluppo narrativo della vicenda.

A Venezia80 c’erano in gara ben sei film italiani. A il Comandante di Edoardo De Angelis è toccato il compito di aprire il concorso, prendendo spunto da un fatto autentico collocato durate la seconda guerra mondiale. Sul sommergibile in guerra, il capitano  Salvatore Todaro in un combattimento ha la meglio su una pari imbarcazione belga. Ai superstiti Todaro decide di offrire accoglienza fino a scortarli in un porto sicuro. Mettendo in campo un gesto di forte spirito etico e morale rimasto nella piccola/grande storia del conflitto bellico. Segue Finalmente l’alba, dove Saverio Costanzo, seguendo le alterne vicende di due sorelle coinvolte a vario titolo nella realizzazione di un peplum della Hollywood sul Tevere, si concentra sulla  più giovane, che resta coinvolta in una festa a rischio che adombra il famoso caso Montesi del 1953. Una rilettura del momento del neorealismo ma senza grande vigore. Con Adagio, Sergio Sollima vira nel film di genere, e dirige un poliziesco tanto dinamico e movimentato quanto dalla forte carica emotiva. Passaggi narrativi certo convulsi ma retrogusto non sempre all’altezza. Enea è diretto da Pietro Castellitto con la sfrontatezza e l’arroganza di chi pensa che come dirige lui nessun altro. E intorno c’è una Roma dei quartieri alto borghesi, dove la droga scorre che è una bellezza. Quindi Io capitano di Matteo Garrone e Lubo, dove Giorgio Diritti, riportando a galla una vicenda svoltasi in Svizzera tra gli anni Trenta e il 1958, confeziona un deciso atto di denuncia contro la società elvetica e il suo modo molto eccepibile di gestire la crescita dei bambini.

El Conde è un film nel quale il cileno Pablo Larrain riprende il personaggio tra verità e finzione del generale Pinochet, mostrandolo come un vampiro rinato a vivente pronto ad essere ancora il percolo che è stato in passato. Ferrari, biopic sul costruttore di Maranello, è una rilettura di un pezzo di vita di Enzo, tra pubblico e privato, ma, a parte la vigorosa interpretazione di Adam Driver/Ferrari, delude perché poco dinamico e un po’ sottotono. Il francese Luc Besson propone con Dogman un film incisivo  e spiazzante, mettendo in primo piano un giovane violentato fin da piccolo dal padre e che, da grande, si trova ad avere come amici solo i fidati cani. Apologo disperato da parte di un uomo a cui resta solo alla fine di alzare lo sguardo verso la Chiesa in cerca di redenzione e perdono. Bastarden – The promised land ha al centro un ufficiale che ha l’obiettivo di bonificare la selvaggia campagna danese. Quando dopo molte peripezie ottiene il traguardo capisce che i veri valori sono altrove, nella famiglia e nella stabilità. In Maestro Bradley Cooper firma un biopic di Leonard Bernstein. Figura carismatica, immagini belle e nitide, altalena tra pubblico e privato e bel confronto di bravura tra Cooper e la moglie, nel film Carey Mulligan, meritevole della Coppa Volpi. Che è invece andata a Cailee Spaeny, interprete di Priscilla, film di Sofia Coppola fin dal titolo orientato a mettere a fuoco la ragazza destinata a diventare moglie di Elvis Presley più che il mito della canzone. Origin è un curioso film americano con al centro un tema insolito: la presenza dell’ideologia nazista e della casta  in alcune idee e modi di fare della cultura Usa. Evil does not exist di Ryusuke Hamaguchi è un teorema/incontro tra natura e sviluppo: intorno al silenzio dei boschi si muove il tentativo di crescita economica di un piccolo centro del Giappone. In Memory c’è in primo piano una coppia formata da lei (Jessica Chastain) e lui (Peter Sarsgaard, premio Coppa Volpi maschile, un uomo affetto da demenza senile precoce), storia di affetti perduti e ritrovati. In Green Border, Agneska Holland colpisce duro sul tema dei migranti e sulla loro triste condizione tra Polonia e Bielorussia. In Hors saison la coppia Guillaume Canet e Alba Rohrwacher vive un amore che sembra finito ma è destinato a riaccendersi a intermittenza.

Molto forte a Venezia anche la sezione di film fuori concorso. A cominciare da L’ordine del tempo, film per il quale è stato assegnato a Liliana Cavani il Leone d’0ro alla carriera; e poi The Palace, omaggio all’altro 90enne Roman Polansky; poi Coup de Chance di Woody Allen, grande vecchio sempre pronto a divertirsi, ironizzare, farsi beffe del caso e del destino.

13 settembre 2023