Morto Piero Terracina, testimone della Shoah

I funerali il 9 dicembre. Il suo "testamento" ai giovani: vigilare, perché il passato non torni. Il cordoglio di comunità ebraica e istituzioni. Il sindaco Raggi: «Non dimenticheremo mai»

Piero Terracina è morto a Roma ieri, domenica 8 dicembre, all’età di 91 anni. I funerali si terranno oggi alle 13.30 al Portico d’Ottavia e alle 14.30 al cimitero del Verano. Instancabile testimone della Shoah, uno degli ultimi sopravvissuti al campo di concentramento di Auschwitz, ha incontrato studenti e rilasciato interviste fino a pochi mesi fa, sempre impegnato in una intensa attività che definiva «la trasmissione della memoria». Una scelta, la sua, segnata da un profonda consapevolezza: «Provo dolore ogni volta che ricordo e testimonio ai giovani l’orrore di Auschwitz – spiegava -. Ma è un dovere farlo perché il nostro passato non deve tornare. Le minoranze vanno protette e non vessate perché apparteniamo tutti al genere umano. Questo è il mio messaggio per il futuro». Nel “testamento” lasciato alle nuove generazioni l’invito a «non dare mai nulla per scontato» e a «interrogare sempre la propria coscienza», a non essere «passivi» ma a vigilare perché il passato non torni.

Seppure con la voce rotta dalla commozione, per lui era fondamentale raccontare quanto accaduto 76 anni fa, a partire dal 16 ottobre 1943, il “sabato nero” del rastrellamento del ghetto di Roma. In quell’occasione riuscì a sfuggire alla deportazione ma fu arrestato il 7 aprile 1944 su segnalazione di un delatore. Aveva 15 anni, con la famiglia si preparava a festeggiare la Pasqua ebraica. Fu trascinato via con i genitori, la sorella Anna, i fratelli Cesare e Leo, lo zio Amedeo, il nonno Leone David. Fu prima trasferito nel campo di Fossoli (Modena) e poi ad Auschwitz-Birkenau. È tornato da solo a Roma, nel dicembre 1945, dopo essere stato liberato dalle truppe sovietiche il 27 gennaio dello stesso anno. L’orrore di quegli anni lo portava tatuato sul braccio sinistro: matricola A-5506. Un marchio che mostrava con pudore. «Ad Auschwitz il prigioniero non aveva nome – ricordava -. Ai prigionieri veniva tolta ogni dignità».

Nel giorno della sua morte, Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma, lo ricorda come «un baluardo della memoria. Piero Terracina – dichiara – ha rappresentato il coraggio di voler ricordare, superando il dolore della sua famiglia sterminata e di quanto visto e subito nell’inferno di Auschwitz, affinché tutti conoscessero l’orrore dei campi di sterminio nazisti. Oggi piangiamo un grande uomo e il nostro dolore dovrà trasformarsi in forza di volontà per non permettere ai negazionisti di far risorgere l’odio antisemita». Piero Terracina, per la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, era «un gigante, un uomo formidabile capace di gettare il cuore oltre ogni ostacolo. Un vero faro di luce in questi tempi oscuri, in cui parole di odio e negazionismo tornano ad attraversare la società».

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha affidato il suo cordoglio a un tweet. «Primo Levi – ha scritto – ammoniva di non togliere il segnalibro della memoria dalla pagina dell’Olocausto. Addio a #PieroTerracina, la sua testimonianza su Auschwitz è memoria collettiva: un patrimonio che ora tocca a noi alimentare perché possa trasmettersi anche alle future generazioni».

Profondo dolore è stato espresso anche dal sindaco di Roma Virginia Raggi. La città, ha detto, «si stringe ai suoi familiari e conferma l’impegno di trasmettere ai giovani la memoria dell’orrore nazifascista. Non dimenticheremo mai». La senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta all’Olocausto, recentemente vittima di insulti e minacce tanto da doverle assegnare la scorta, conosceva bene Piero Terracina al quale era legata da «una fratellanza silenziosa». Tra loro, ha ricordato, «non servivano parole. Noi dovevamo parlare agli altri ma tra di noi non c’era bisogno di farlo. Ora che Piero non c’è più, mi sento ancora più vecchia e più sola». Terracina aveva tante volte accompagnato gli studenti ad Auschwitz in occasione dei viaggi della Memoria e per questo il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha deciso di dedicargli il viaggio in programma nel prossimo aprile. Parteciperanno oltre 500 studenti, «per vedere da vicino l’orrore della Shoah – ha dichiarato -. La testimonianza di Piero Terracina sarà anche questa volta con noi. Grazie a donne e uomini come Piero, che non dimenticheremo mai, la memoria sarà sempre trasmessa alle generazioni future».

Il ricordo di questo testimone della Shoah «va preservata contro qualsiasi forma di antisemitismo e razzismo», ha detto il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo, che ricorda Terracina «sempre in prima fila, in tante edizioni della marcia che ogni anno organizziamo insieme alla Comunità ebraica romana in ricordo del 16 ottobre 1943. In un momento in cui assistiamo al risorgere di nuove, gravi, espressioni di antisemitismo, la sua scomparsa fa crescere la responsabilità di trasmettere la memoria del passato perché non si riproduca e quella di costruire un futuro di pace».

9 dicembre 2019