Avrebbe compiuto 91 anni il prossimo 20 agosto Luciano De Crescenzo, deceduto ieri pomeriggio, 18 luglio, intorno alle 16 al Policlinico Gemelli, dove era ricoverato da due settimane in seguito a una polmonite. Classe 1928, nato a Napoli, nel borgo di Santa Lucia – nello stesso palazzo di Bud Spencer, di cui fu grande amico -, viveva da tempo con la famiglia nella Capitale, che questa mattina gli rende omaggio con la camera ardente allestita in Campidoglio, nella Sala della Protomoteca, dalle 10 alle 20. A Napoli invece lutto cittadino per il giorno dei funerali, con le bandiere a mezz’asta sugli edifici pubblici.

Una laurea in ingegneria con il massimo dei voti alla Federico II di Napoli, 20 anni di carriera all’Ibm Italia, fino a ricoprire il ruolo di dirigente nella sede romana. Poi la passione per i libri e la filosofia che “esplode” nel 1977, quando pubblica per Mondadori “Così parlo Bellavista”. Inizia così un percorso umano e professionale che, dopo la rinuncia al posto fisso, lo porterà a diventare autore di successo internazionale. Al suo attivo, circa 50 libri, per un totale di 18 milioni di copie vendute nel mondo,  tradotte in 19 lingue e diffuse in 25 Paesi. Non solo. De Crescenzo ha scritto, diretto e interpretato quattro film: “Così parlò Bellavista” nel 1984, pellicola d’esordio che gli valse anche il David di Donatello nel 1985; “Il mistero di Bellavista”, il sequel girato l’anno seguente; “32 dicembre”, nel 1988; infine, “Croce e delizia”, nel 1995. Da attore è stato diretto, tra gli altri, da Renzo Arbore nel film “Il pap’occhio” nel 1980 e nel 1983 in “FF.SS. Cioè: …che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?”, facendosi apprezzare dal grande pubblico. Ha lavorato anche con Lina Wertmüller in “Sabato, domenica e lunedì”, nel 1990.

Proprio l’amico Renzo Arbore lo ricorda come «un maestro, per tutte le cose belle che ci ha fatto conoscere». Maestro soprattutto di quell’«umorismo napoletano raffinato» che era la sua cifra stilistica. La sua morte, dichiara ancora Arbore, «è una gravissima perdita per la cultura italiana e per la città di Napoli di cui era un esponente fiero ed orgoglioso». Tanti i ricordi personali, frutto di un’amicizia che «non si è mai incrinata nemmeno per un attimo». Fino alla fine. Arbore infatti era accanto a lui, insieme a Marisa Laurito, con i familiari e gli amici più cari, quando si è spento, in ospedale. E proprio «con Marisa Laurito e altri amici stiamo pensando al modo migliore per salutarlo. Credo che lo ricorderemo in Campidoglio e il giorno seguente lo accompagneremo a Napoli, doveva voleva essere riportato assolutamente». Gli fa eco l’attrice napoletana: «Non lo abbiamo mai lasciato solo in questi giorni. Luciano era la mia famiglia, è stato mio padre, mio figlio, un parente stretto. Tutti i Natali li abbiamo passati insieme. Era un uomo straordinario che ha illuminato il mondo con i suoi libri fantastici, con la sua cultura e con la sua ironia unite a bontà, allegria e al grande amore per Napoli».

A esprimere il cordoglio di Napoli è il sindaco Luigi de Magistris. «Uomo di immensa cultura», lo definisce nel suo messaggio, che «ha saputo interpretare al meglio l’anima del popolo napoletano». E ancora: «Persona di estrema intelligenza, enorme cultura e di una naturale simpatia tutta partenopea. Luciano mancherà molto a Napoli e alla sua gente, lo ricorderemo tutti con immenso affetto e gratitudine». Il presidente della Campania Vincenzo De Luca lo definisce sui social «una delle figure più belle, più semplici, più rappresentative dell’umanità e della cultura meridionale. Il filosofo di Napoli, della nostra terra». E ancora: «Ha saputo interpretare al meglio il senso della storia che è dentro la gente del Sud: questo senso non significa solo non avere l’ansia, l’affanno e l’ossessione della corsa alla ricchezza ma anche un senso umano delle relazioni tra gli uomini che forse è andato perdendosi negli ultimi tempi. Gli siamo infinitamente grati». Affidato a Facebok anche il ricordo del presidente della Camera dei deputati Roberto Fico: «Una notizia che mi rattrista profondamente. Quanto ci hai fatto ridere, riflettere, pensare. Hai raccontato Napoli come pochi altri. Ciao Luciano».

19 luglio 2019