Morto il cardinale Elio Sgreccia, “padre” della bioetica

Presidente emerito della Pontificia Accademia perla vita, è deceduto alla vigilia dei 91 anni. Funerali il 7 giugno, rito conclusivo con il Papa

«Ricordo con animo grato il suo generoso servizio alla Chiesa, specialmente la preziosa e solerte opera in difesa del fondamentale valore della vita umana, mediante una capillare azione di studio, di formazione e di evangelizzazione». Papa Francesco rende così il suo omaggio al cardinale Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la vita, morto ieri, 5 giugno, alla vigilia dei 91 anni, che avrebbe compiuto oggi. Lo fa in un telegramma indirizzato alla nipote Palma Sgreccia, docente alla Lateranense, assicurando le sue «fervide preghiere di suffragio» e inviando la benedizione apostolica «a quanti condividono il dolore per la sua scomparsa».

I funerali avranno luogo venerdì 7 giugno, alle ore 14.15, all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana. Presiederà il cardinale Giovanni Battista Re, vice decano del Collegio Cardinalizio. Al termine della celebrazione eucaristica, Papa Francesco presiederà il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio.

Considerato il padre della bioetica italiana, autore di due manuali famosissimi e adoperati dagli studenti di tutto il mondo, Sgreccia era nato in provincia di Ancona nel 1928. Sacerdote dal ’52, a partire dal 1974 per 10 anni fu assistente spirituale alla facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Docente di Bioetica nello stesso ateneo dal 1984, divenne ordinario nel 1990. Dal 1985 al 2006 fu direttore del Centro di Bioetica della Cattolica e dal 1998 al 2005 fu direttore del Centro per la Cooperazione internazionale per la medesima università. Nel 1990 venne eletto membro del Comitato nazionale per la Bioetica, incarico mantenuto fino al 2006. Dal 1992 al 2000 fu inoltre direttore dell’Istituto di bioetica. Papa Giovanni Paolo II lo elesse vescovo il 5 novembre 1992. Nel 2001 fu un componente della Commissione delle linee guida nell’ambito della consulenza e dei test genetici per il ministero della Salute. Dal 2003 è stato presidente della Federazione internazionale dei Centri e Istituti di Bioetica d’Ispirazione personalista (Fibip); dal 2004 presidente della fondazione Ut Vitam Habeant e dell’associazione Donum Vitae. Dal 3 gennaio 2005 al 17 giugno 2008 è stato presidente della Pontificia Accademia per la vita, dalla quale si è dimesso per raggiunti limiti di età e di cui è rimasto presidente emerito, configurandosi come portavoce delle posizioni della Chiesa su questioni etiche controverse come l’aborto, la contraccezione, l’eutanasia e la ricerca sulle cellule staminali embrionali. Papa Benedetto XVI, in considerazione della sua generosità e dedizione nel servizio alla Chiesa, lo ha creato cardinale nel concistoro del 20 novembre 2010. Avendo superato gli 80 anni, secondo le disposizioni di Papa Paolo VI, non è entrato però a far parte dei cardinali elettori.

Proprio dalla Pontificia Accademia guidata dall’arcivescovo Vincenzo Paglia è arrivata, nella mattinata di ieri, la notizia del decesso. Fin dalla sua costituzione, l’11 febbraio 1994, «il cardinale Sgreccia è stato protagonista e anima coraggiosa e sapiente della nostra istituzione – si legge nella nota diffusa dall’organismo vaticano -, sostenendo e promuovendo le attività di studio e tutela della vita umana di fronte alle sfide poste dalla tecnica e dal progresso biomedico». Nel testo, la riconoscenza «per il positivo e prezioso lavoro svolto dal cardinale Sgreccia e per il suo importante contributo sui temi scientifici e nel settore accademico, a beneficio del magistero della Chiesa». Un accompagnamento, quello del porporato, proseguito sempre, «con discrezione e sensibilità». Ora «la Pontificia Accademia per la vita – assicurano – prosegue sulla strada tracciata con lungimiranza dal cardinale Sgreccia, con la stessa audacia nel cogliere i segni dei tempi e fornire risposte alle domande di senso dell’umanità nostra contemporanea».

Parla di «un maestro, un padre e un fratello», Roberto Colombo, docente della facoltà di Medicina e Chirurgia della Cattolica oltre che membro ordinario della Pontificia Accademia per la vita, ricordando «la lucidità e la forza ragionevole del suo insegnamento, l’attenzione tenera e personale verso ogni allievo e collaboratore e la capacità di condividere nella semplicità fraterna della fede il cammino quotidiano, familiare di quanti hanno lavorato e lottato con lui per la difesa e la promozione della vita umana, della vita di ogni donna e uomo dal suo concepimento alla termine dell’esistenza terrena.
Ci mancherà – prosegue – la nettezza del suo giudizio di ragione e di fede su ogni atto che coinvolge la vita della persona umana, in particolare quella più fragile e indifesa, come quella non ancora nata o allo stremo delle sue forze nella malattia e in prossimità della morte». Ancora: «Ci mancherà la sua grande capacità di coinvolgere persone, organizzazioni e istituzioni per una “alleanza per la vita” che non conosce confini di età, cultura, religione e schieramenti politici nazionali e internazionali. Ci mancherà il suo coraggio evangelico di dire “sì, sì; no, no” di fronte agli interventi delle biotecnologie e della medicina che violano il diritto alla vita e la dignità di ogni essere umano, dal microscopico embrione al feto nel grembo materno e al bambino malato, dal paziente inguaribile a chi è giunto nella fase terminale dell’esistenza. Ci mancherà la sua incrollabile speranza nel presente e nel futuro della Chiesa e della società, in particolare nei giovani medici e ricercatori, chiamati a costruire una “nuova civiltà della vita e dell’amore”. Ci mancherà la testimonianza di un amore e di una obbedienza incondizionata alla Chiesa e al suo magistero».

Quello che non verrà meno, evidenzia Colombo, è «il suo insegnamento organico e robusto», insieme alle sue «valutazioni puntuali e realistiche sugli atti medici e della ricerca biologica sull’uomo», alla «forte capacità di un giudizio etico su ciò che rispetta e promuove la persona umana e su quello che la umilia, la attacca e la svilisce». Un’eredità, la sua, particolarmente attuale «in un tempo come il nostro – sottolinea ancora il docente -, dove la confusione del giudizio e la mancanza di realismo critico nei confronti della azioni compiute sulla vita umana mostrano tutta la loro fragilità e inconsistenza». Di questa “attualità” è testimone la Comunità Papa Giovanni XXIII, alla quale Sgreccia ha donato le sue case natali di Arcevia, in provincia di Ancona, «dove adesso vivono due case famiglia in cui sono accolti bambini, disabili e quanti necessitano di una famiglia per iniziare una nuova vita», ricorda il presidente Giovanni Paolo Ramonda. «Il suo insegnamento sulla bioetica e il suo sì alla vita – afferma – sono stati un dono per la Chiesa».

6 giugno 2019