Morte di Navalny: la madre e l’avvocato nel carcere in Siberia
Il racconto delle testate della dissidenza: il 12 febbraio l’ultima visita al figlio; il 14 la cella d’isolamento. E in Russia si portano fiori e si prega, ma di nascosto. In Italia, la politica scende in piazza
Le notizie arrivano dalle testate della dissidenza: la madre di Alexei Navalny – il leader dell’opposizione al presidente russo Valdimir Putin morto in carcere venerdì 16 febbraio -, Lyudmila Ivanovna si è recata sabato 17 nella colonia penale in Siberia nella quale era recluso il figlio, in compagnia di un avvocato. La colonia penale si trova nel villaggio di Kharp, a 47 chilometri dell’aeroporto, in territorio artico, con temperature che si aggirano intorno ai -34 gradi.
Secondo quanto riferisce Radio Free Europe, la donna aveva percorso la medesima tratta lunedì 12 febbraio, per quella che poi è diventata l’ultima visita al figlio che, aveva riferito, stava «bene ed era allegro». Due giorni dopo, il 14 febbraio Navalny è stato rimandato in cella di isolamento. La madre del dissidente lo ha seguito in ogni processo, facendo anche causa alla colonia che non le permetteva di incontrarlo, fino a ottenere di raggiungerlo «alla fine del mondo».
In Russia intanto, informa l’agenzia Sir citando fonti russe, si portano fiori e si prega per il dissidente morto, ma di nascosto. Arrestato infatti un vescovo della Chiesa ortodossa apostolica che stava per celebrare una funzione funebre per lui alla Pietra di Solovetsky e altre 6 persone sono state portate via, insieme a lui, dalla polizia che ha disperso la folla. Nonostante questo, si continua a portare fiori al memoriale. Immediata la presa di distanza della Chiesa ortodossa russa, che invita a «ignorare dichiarazioni e appelli» del presule arrestato. E a Mosca la polizia ha isolato il “Muro del Dolore” per rendere il più difficile possibile la deposizione di fiori in memoria di Alexei Navalny. Sui canali Telegram si susseguono foto di fiori deposti e arresti, in diverse città della Russia.
A raccontare della visita della madre e dell’avvocato alla colonia penale dove il dissidente era rinchiuso è Kira Aleksandrovna Jarmyš, l’attivista russa che per anni è stata portavoce e assistente di Aleksej Navalnyj – la stessa che aveva dato la notizia ufficiale della morte su X -, in un video su youtube. Dopo averli fatti attendere oltre un’ora, riferisce Jarmyš, «un dipendente della colonia ha detto che il corpo di Navalny si trova ora a Salekhard», a una quarantina di chilometri di distanza, prelevato dagli investigatori che starebbero conducendo «indagini» su di lui. «Chiediamo che il corpo di Alexey Navalny venga consegnato immediatamente alla sua famiglia», sono le parole dell’attivista.
E proprio sul corpo del dissidente prosegue lo scontro. Sempre da Kira Yarmysh si apprende che le autorità carcerarie, che in un primo tempo avevano riferito agli avvocati «che le indagini erano terminate e che non si è identificato qualcosa di criminale», hanno poi affermato che il corpo non sarà restituito ai parenti fino alla fine delle indagini. Il motivo: la necessità di un nuovo esame istologico per accertare le cause della morte. «È chiaro che stanno mentendo e facendo di tutto per non restituire il corpo. Mentono di continuo, ci fanno girare in tondo dietro di loro, cancellando le loro tracce», è il commento della portavoce.
Intanto per tutto il fine settimana sono arriva notizie di altri arresti. A Khanty-Mansiysk, vicino al monumento alle vittime della repressione politica, è stata detenuta la co-presidente del sindacato indipendente “Solidarietà universitaria” Vanda Feliksovna Tilles. Secondo Ovd-Info, sarebbero 231 gli arresti avvenuti in 21 città per azioni legate alla morte di Navalny, 100 nella sola San Pietroburgo. E la testata Meduza – riferisce il Sir – invita a mandare lettere per raccontare «che cosa ha significato per te la vita e il lavoro di Alexei Navalny e cosa significa la sua scomparsa». Nei primi giorni dopo la morte di Alexei Navalny, spiega un redazionale, «è molto importante parlare l’uno con l’altro. Proprio come quasi due anni fa, il 24 febbraio 2022, dobbiamo capire che non siamo soli e che ci sono molte più persone pronte a sostenerci e ad ascoltarci di quanto a volte pensiamo».
Nel pomeriggio di oggi, 19 febbraio, la protesta contro la morte di Navalny arriva anche a Roma. Alle 18.30 la fiaccolata in piazza del Campidoglio, lanciata da Carlo Calenda, alla quale hanno aderito tutti i partiti. «Credo sia opportuno che tutte le forze europeiste e democratiche promuovano un’azione congiunta», aveva scritto su X-Twitter. Adesioni in tutto l’arco della rappresentanza parlamentare, attraverso la presenza di diversi delegati. In piazza con loro anche il sindaco Roberto Gualtieri e le tre sigle sindacali Cgil-Cisl-Uil.
19 febbraio 2024