Morte di Lo Porto, Terzo settore: «Sforzi del governo senza risultato»

Il cooperante ucciso in Pakistan da un drone Usa. Il portavoce del Forum Barbieri: «Era consapevole dei rischi ma non poteva immaginare di morire così»

Il cooperante ucciso in Pakistan da un drone Usa. Il portavoce del Forum Barbieri: «Era consapevole dei rischi, ma non poteva immaginare di perdere la vita in questo modo»

«Apprendiamo con estremo dolore che Giovanni Lo Porto è stato ucciso in Pakistan, vittima civile e inconsapevole di una operazione militare contro al-Quaida condotta da un drone Usa . Esprimiamo tutto il nostro cordoglio e la vicinanza alla madre, alla famiglia e a tutte le persone che in questi tre lunghi anni di prigionia si sono mobilitate per la sua liberazione e perché si rompesse un silenzio troppo lungo e troppo assordante». Questo il commento di Pietro Barbieri, portavoce del Forum terzo settore, alla notizia della morte del cooperante italiano, ostaggio di Al Qaeda dal 2012.

L’annuncio è arrivato ieri, giovedì 23 aprile, dallo stesso Dipartimento di Sato statunitense. «È con grande dolore – si legge nel comunicato ufficiale diramato dalla Casa Bianca – che dichiariamo che nella recente missione antiterrorismo conclusa in gennaio dal Dipartimento di Stato sono stati uccisi due innocenti, ostaggi nelle mani di Al Qaeda». Insieme all’operatore umanitario italiano, infatti, nel raid che aveva come obiettivo il terrorista di Al Qaeda di origini americane Adam Gadahn – ucciso nell’operazione insieme ad Ahmed Farouq – ha perso la vita anche un cooperante americano: Warren Weinstein.
Lo Porto era stato rapito il 19 gennaio 2012 a Multan, Pakistan, dove si trovava per conto della ong tedesca Welthungerhilfe, per un progetto di ricostruzione delle case distrutte nel terremoto che ha colpito l’area nel 2010. Da allora, sulla sua sorte era sceso un silenzio interrotto solo dagli appelli delle ong, arrivate a raccogliere 48mila firma per una petizione on line.

«Pare che la morte di Giovanni sia avvenuta a gennaio – continua Barbieri – e, pur in questo momento di sgomento e dolore, non possiamo non notare che evidentemente gli sforzi del governo italiano per la sua liberazione, al di là delle dichiarazioni ufficiali, erano ben lungi dall’aver conseguito il benché minimo risultato».

Poi il ricordo del Forum: «Giovanni era un cooperante italiano, di grande esperienza e sensibilità, aveva dedicato la sua vita alla cooperazione internazionale e umanitaria, teso a portare aiuto a persone in difficoltà: era stato in diversi Paesi del mondo e il suo silenzioso impegno era stato unanimemente apprezzato ovunque si fosse recato. Giovanni non era uno sprovveduto ed era ben consapevole dei rischi che si possono correre nel lavoro che aveva scelto e che amava: crediamo però che non poteva certo immaginare di perdere la vita in questo modo».

24 aprile 2015