Monsignor Ceretto, «servo pastore che ha amato tantissimo il ministero sacerdotale»

Nella basilica di San Giovanni in Laterano la Messa di esequie del camerlengo della cattedrale, presieduta dal cardinale vicario De Donatis. «Si è prodigato tantissimo anzitutto amando la Chiesa di Roma»

Un «servo pastore» che ha nutrito un profondo amore per il prossimo seminando del bene «senza fare chiasso, senza che nessuno lo sapesse, nel silenzio e con discrezione». Così il cardinale vicario Angelo De Donatis ha ricordato monsignor Giacomo Ceretto, camerlengo di San Giovanni in Laterano, morto la mattina di martedì 12 febbraio all’età di 80 anni. I funerali si sono svolti ieri, mercoledì 13, nella cattedrale di Roma. Nato a Borgo d’Ale, in provincia di Vercelli, il 10 gennaio 1939, Ceretto era stato ordinato sacerdote a Roma il 21 luglio 1963. Era stato prima vice parroco a San Luca al Prenestino e poi dal 1972 al 2010 aveva guidato la parrocchia di Santa Maria Immacolata a Grottarossa. Era conosciuto e stimato da cardinali e pontefici per la sua schiettezza e sincerità.

Per il cardinale De Donatis la vita di monsignor Ceretto è stata caratterizzata dal servizio. È stato un «servo pastore che ha amato tantissimo il suo ministero sacerdotale» dedicando tutta la sua vita «al servizio del culto con zelo ed entusiasmo, curando la bellezza e il decoro delle celebrazioni». Commentando il brano del Vangelo di Luca scelto per la celebrazione, nel quale l’evangelista riporta la parabola raccontata da Gesù a proposito dei servi che attendono vigilanti il ritorno del padrone, il porporato ha rimarcato che anche don Giacomo ha vissuto da servo manifestando sempre l’amore per i fratelli. «Si è prodigato tantissimo anzitutto amando la Chiesa di Roma – ha aggiunto il cardinale -, interessandosi, coinvolgendosi alle sue vicende, curando le relazioni con i confratelli sacerdoti e con tanti seminaristi».

Monsignor Ceretto non ha mai trascurato i giovani, li ha seguiti nella vita spirituale e sociale e li ha indirizzati al lavoro. L’eredità che lascia è quella di «accogliere e vivere attivamente la venuta del Signore. Vigilare non è un aspetto marginale della vita cristiana ma significa stare attenti nel vivere quotidiano, orientati verso il futuro di Dio. Lasciamo quindi che il volto di Colui che attendiamo si imprima nel nostro e lo trasformi conformandolo sempre più al Suo», ha concluso il cardinale.

La Messa è stata concelebrata dal cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato della Città del Vaticano, dal vescovo Luca Brandolini, vicario dell’arciprete della basilica di San Giovanni in Laterano, dal vescovo Paolo Ricciardi, delegato per la Pastorale sanitaria della diocesi, dal vescovo di Meta Gianfranco Girotti, da monsignor Giuseppe Sciacca, segretario Supremo del Tribunale della Segnatura Apostolica, dall’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche Francesco Massara e da numerosi sacerdoti. In prima fila i familiari di monsignor Ceretto e il sindaco di Borgo d’Ale, Pier Mauro Andorno. «Oggi perdo un amico fraterno – ha detto -. Sono frastornato. Oggi qui rappresento una comunità che non lo ha mai dimenticato». Al termine della funzione il feretro è stato portato in spalla dai custodi della basilica di San Giovanni in Laterano.

14 febbraio 2019