Monsignor Antonio Antonelli, un ministero «all’insegna del servizio»

Le esequie del sacerdote, deceduto il 18 febbraio a 87 anni, presiedute dal vescovo Palmieri a San Policarpo, dove era stato parroco dal 1998 al 2008

Un ministero «vissuto all’insegna del servizio e della vicinanza ai più deboli». Con queste parole il vescovo Gianpiero Palmieri, ausiliare per il settore Est, ha ricordato monsignor Antonio Antonelli, che si è spento lo scorso 18 febbraio a 87 anni. Mercoledì pomeriggio, 19 febbraio, nella sua ultima parrocchia, quella di San Policarpo, al quartiere Appio Claudio, si sono tenuti i funerali. «Come le Scritture ricordano l’importanza di servire – ha spiegato monsignor Palmieri -, allo stesso modo la vita di don Antonio ci ricorda che Gesù stesso si fa servo e ognuno di noi è chiamato a servire gli altri e la Chiesa». Monsignor Antonelli, ha proseguito il vescovo, «era profondamente consapevole dell’importanza di essere servitori umili e di lavorare per la Chiesa con abnegazione».

Assistente al Pontificio Seminario Romano Minore dal 1963 al 1968, parroco a San Policarpo dal 1998 al 2008 e infine direttore della Casa diocesana del clero San Gaetano dal 2011 al 2016, monsignor Antonelli ha avuto una formazione «incentrata sull’essenziale e lui stesso si caratterizzava per uno stile sobrio e austero». Allo stesso tempo, però, era «appassionatamente consapevole di appartenere a Cristo e questo lo ha spinto – ha ricordato il vescovo ai moltissimi fedeli presenti – a servire sempre la Chiesa, proprio come un innamorato serve e sta accanto al proprio amato». Ripercorrendo la vita del sacerdote scomparso, monsignor Palmieri si è soffermato sul periodo post-conciliare, «del quale don Antonio è stato protagonista e testimone»; una stagione «particolare – ha evidenziato il presule -, che ha segnato tutto il mondo e in particolare la diocesi di Roma. Una stagione nella quale la Chiesa si è interrogata anche su quale forma dovesse avere la parrocchia». In tal senso, monsignor Antonelli «è stato tra chi si è impegnato con maggiore passione e volontà per cercare di arrivare a delle soluzioni e camminare verso il futuro della Chiesa stessa».

A ricordare il sacerdote scomparso anche don Alessandro Zenobbi, che a San Policarpo fu suo vice parroco. «All’inizio qualcuno mi aveva detto che era burbero e scostante, con poca affinità con le persone. E invece si è rivelata una figura meravigliosa su tutti i fronti. Innanzitutto – spiega don Zenobbi – è stato sempre molto attento al clero e con lui in canonica si respirava davvero un’aria di famiglia, era un vero padre». Era un uomo di preghiera, racconta ancora il sacerdote, che «aveva una profonda spiritualità, non tralasciava mai la preghiera del Rosario. Non mancava mai l’attenzione per i parrocchiani e i giovani, tanto che ogni anno quasi costringeva i suoi collaboratori a rimettere in discussione tutto quanto fatto durante il catechismo degli anni precedenti». Una persona riflessiva, lo descrive ancora don Zenobbi: «Leggeva tantissimi libri, aveva una cultura sterminata e soprattutto metteva i suoi interlocutori davanti a domande anche molto scomode. Credeva fermamente in una Chiesa in costante cammino, in costante crescita».

20 febbraio 2020