Monica Vitti: l’amore, «cifra della sua esistenza»
Le esequie dell’attrice nella Chiesa degli Artisti, a piazza del Popolo. Tra i banchi, col marito Roberto Russo, amici e colleghi, tra cui Giancarlo Giannini, Lina Sastri, Marisa Laurito e Nicoletta Ercole. Il ricordo dell’ex sindaco Veltroni: «Amava Roma, che, come si è visto, l’ha molto ri-amata»
È guardando all’amore, «la cifra della sua esistenza», che don Walter Insero, rettore della Chiesa degli Artisti, a piazza del Popolo, ha tratteggiato il ritratto di Monica Vitti, popolare attrice e insieme «donna semplice, intelligente, ironica e solare», morta lo scorso 2 febbraio a 90 anni e della quale sabato pomeriggio, 5 febbraio, sono state celebrate le esequie proprio nella chiesa di Santa Maria in Montesanto. «Penso in particolare agli ultimi anni – ha detto don Insero riferendosi agli ultimi 20 trascorsi lontani dalle scene a causa della malattia -, vissuti nel suo nido familiare, e all’amore che l’ha nutrita, quell’amore che lei sapeva essere ciò che resta quando i riflettori si spengono. Un amore donato e ricevuto, che Monica ha sperimentato in tutta la sua vita, quello che Dio è e ci dona, donando se stesso».
Commentando quindi la scelta della lettera di san Paolo apostolo indirizzata ai Corinzi, che nel tredicesimo capitolo custodisce il famoso Inno alla carità, il sacerdote ha spiegato che «queste sono le pagine più rivoluzionarie sull’amore e la carità è davvero la forma più alta d’amore, quello gratuito, che tutto crede». E ha aggiunto: «Monica è stata un’artista credente, che ha vissuto un rapporto di amore semplice con il Signore». In particolare don Insero ha ricordato che «quando ancora poteva uscire, Monica si faceva sempre accompagnare in una chiesa per pregare» e che «aveva una medaglietta della Madonna che indossava sempre, legata con una spilla da balia». Quindi il ricordo professionale, di «una persona colta, che per il suo lavoro studiava e si preparava tanto» e che «trasmetteva ai suoi allievi che far ridere è un impegno serio» perché «la battuta è anche uno spunto di riflessione»; e poi il ricordo umano, di «una trascinatrice, che amava cucinare e stare con gli amici insieme a tavola, vivendo l’amicizia come un dono».
Tra i banchi, accanto al marito Roberto Russo, compagno di vita per 49 anni di Vitti, erano infatti tanti gli amici e i colleghi presenti per un ultimo saluto all’attrice romana. Tra gli altri, Eleonora Giorgi, Giancarlo Giannini, Marisa Laurito e Lina Sastri, che ha letto le preghiere dei fedeli, e la costumista Nicoletta Ercole. Commosso il ricordo dell’attore Pino Quartullo, allievo di Monica Vitti, che prima di leggere la preghiera degli artisti ha raccontato di come «in accademia ci diceva di lavorare molto sui nostri difetti. Diceva che lei era miope, con un brutto naso e la voce rauca ma grazie a questo era riuscita ad essere unica e così noi abbiamo cominciato a rivedere le nostre lezioni di dizione, a cominciare a sporcare tutto e a ritrovare noi stessi».
Intenso anche il ricordo di Walter Veltroni, ex-sindaco di Roma e amico della famiglia. «Monica era profonda e spiritosa, sapeva utilizzare in tanti modi i suoi infiniti talenti – ha detto -. Era colta e popolare. Amava Roma, che come si è visto l’ha molto ri-amata. Dello spirito della città interpretava il desiderio del sorriso e l’atavica malinconia». E ancora, rivolgendosi all’attrice, Veltroni ha aggiunto: «Oggi un Paese intero ti saluta dopo 20 anni di un silenzio che hai scelto, un silenzio d’amore, e ti vuole più bene di prima. Ci sei stata, ci sei e ci sarai». A salutare Vitti, tante le persone comuni che gremivano la piazza antistante la basilica e che hanno seguito dal maxischermo il funerale in un rispettoso silenzio, che si è sciolto in un lungo applauso all’uscita del feretro, ricoperto di fiori dal colore giallo intenso, il preferito dell’attrice.
7 febbraio 2022