Asia Argento, Meryl Streep, Sharon Stone, Uma Thurman. È rivolta a loro e a tutte le loro «colleghe del movimento “MeToo”, che lotta contro le molestie sessuali subite dalle donne in particolare nel mondo dello spettacolo», la lettera aperta della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), pubblicata sul numero di Vanity Fair in edicola oggi, 6 giugno. Il motivo: chiedere il loro sostegno anche per la cause delle tantissime donne che, nel mondo, subiscono violenze sessuali e psicologiche per motivi legati alla loro fede, la cui sorte resta spesso avvolta nella totale indifferenza. A cominciare dal mondo dei media.

«Abbiamo voluto lanciare una provocazione», spiegano Alfredo Mantovano e Alessandro Monteduro, rispettivamente presidente e direttore di Acs Italia. Per questo «chiediamo a quattro famose attrici di prendere a cuore anche le decine di migliaia di donne che in molti Paesi, soprattutto quelli in cui dominano i fondamentalismi, subiscono violenze indicibili solo perché professano un’altra religione, nella maggior parte dei casi quella cristiana». Tra le tante vittime, ne sono state scelte tre, in rappresentanza di tutte: la lettera aperta è corredata dei volti di Rebecca, Dalal e suor Meena, riferiscono Mantovano e Monteduro: «Rispettivamente, una cristiana nigeriana schiavizzata dai terroristi di Boko Haram, una yazida irachena violentata dai miliziani dell’Isis e una cristiana indiana violentata dagli estremisti indù». Le tre testimoni sorreggono altrettanti cartelli con gli hashtags #MeToo, #NotJustYou, #StopIndifference.

L’obiettivo però non è limitarsi alla «pur necessaria denuncia dell’indifferenza». Acs-Italia infatti ha appena costituito un Fondo di solidarietà per le donne, anzitutto cristiane, vittime di violenza a causa della fede. Le donazioni ricevute saranno destinate a specifici progetti di sostegno alle donne perseguitate. «Il nostro obiettivo – concludono i responsabili – è che il #MeToo sia finalmente per tutte».

6 giugno 2018