Missionarie uccise in Burundi, il cordoglio del Papa e della Cei

Francesco: «Il sangue versato diventi seme di speranza per costruire l’autentica fraternità tra i popoli». I vescovi: «Una prova della speranza cristiana che è più forte della violenza e della morte»

Lucia Pulici e Olga Raschietti, missionarie Saveriane a Kamenge, in Burundi, nella zona nord della Capitale Bujumbura, sono state ritrovate senza vita nel loro convento domenica 7 settembre. Nella notte poi, nella casa della loro comunità vigilata dalla polizia, la terza vittima: Bernadetta Boggian. Un triplice omicidio sul quale la polizia ancora indaga, mentre la popolazioni locale esprime la sua riconoscenza e partecipazione al lutto. «La congregazione – ha dichiarato la neo eletta direttrice generale Giordana Bertacchini – esprime gratitudine verso queste sorelle che, nonostante la salute fragile, hanno chiesto di ritornare in missione e hanno dato la loro vita fino alla fine».

Immediato è arrivato al nunzio apostolico Evariste Ngoyagoye a Bujumbura e alla superiora generale delle Saveriane suor Ines Frizza il cordoglio di Papa Francesco. Il pontefice si dichiara «colpito dalla tragica morte» delle religiose e «auspica che il sangue versato diventi seme di speranza per costruire l’autentica fraternità tra i popoli». Il pontefice assicura poi le sue preghiere per queste «generose testimoni del Vangelo» ed esprime la sua vicinanza e partecipazione alla Congregazione delle tre suore e a tutta la comunità di fedeli del Burundi.

Al dolore di Francesco si unisce anche la partecipazione della presidenza della Conferenza episcopale italiana. «Suor Olga Raschietti, suor Lucia Pulici e suor Bernadette Boggiani hanno dato testimonianza fino in fondo del loro amore per la gente del Burundi che hanno servito per lunghi anni nell’opera di educazione e nella comunità cristiana. Nel ricordarle al Signore della vita – si legge in una nota – imploriamo da Dio la pace contro ogni forma di violenza e di ingiustizia, con la certezza che il loro martirio sarà seme fecondo per la rinascita spirituale e sociale di tutto il Continente Africano». Da ultimo, un riferimento al servizio «generoso» di tanti missionarie e missionari, sacerdoti, religiosi e laici: «Una prova della speranza cristiana che è più forte della violenza e della morte perché ispirata dall’amore per Dio e per gli uomini».

9 settembre 2014