Padre Zanotelli alle suore: in prima linea coi poveri del mondo

Alla vigilia della Giornata mondiale, il primo incontro de “I sabati culturali” del Centro studi Usmi. Il comboniano: «Oggi sistema economico militarizzato»

«Non ho sentito la vostra voce di missionarie nel dibattito pubblico sulle migrazioni. Dobbiamo uscire e gridare a tutti che non possiamo accettare i due decreti sicurezza dell’ex ministro Salvini». Mentre sul palco di San Giovanni il leader della Lega teneva un comizio, padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, spronava un nutrito gruppo di suore a essere più attive e presenti sulla scena pubblica in difesa dei più poveri. Lo ha fatto il 19 ottobre, vigilia della 93ª Giornata missionaria mondiale, in occasione del primo appuntamento de “I sabati culturali”, rassegna organizzata dal Centro studi dell’Unione superiore maggiori d’Italia (Usmi). Impossibilitato a partecipare per un’improvvisa indisposizione, il sacerdote ha fatto recapitare una lettera, sintesi della relazione che avrebbe dovuto tenere durante il primo incontro incentrato sul tema “Io sono una missione su questa terra”, in linea con il mese missionario straordinario indetto da Papa Francesco.

Nei mesi scorsi il comboniano aveva osservato il digiuno davanti a Palazzo Montecitorio per invitare l’allora governo giallo-verde ad essere più accogliente e nella lettera per le religiose ha messo in risalto il fatto che in quell’occasione al suo fianco c’erano «pochi missionari e missionarie». Impegnato fino al 2001 a Korogocho, lo slum più degradato di Nairobi, baraccopoli che lui stesso definì «un sotterraneo della vita e della storia», padre Zanotelli nella missiva ricorda che «il mondo è oggi dominato da un sistema economico-finanziario che permette a pochi di avere tutto a spese di molti morti di fame». Con la schiettezza che lo contraddistingue, il sacerdote, che dopo una vita nelle bidonville di Nairobi svolge oggi la sua missione nel rione Sanità di Napoli, ha spiegato che questo sistema economico «sta in piedi perché chi ha è armato fino ai denti».

Secondo il Sipri, istituto internazionale indipendente impegnato in ricerche su conflitti e armamenti, l’Italia solo nel 2018 ha speso 25 miliardi di euro in armi, pari a 70 milioni al giorno. «Tutto questo pesa sull’ecosistema – ha affermato il missionario -. Diamoci da fare perché questo sistema economico-finanziario militarizzato sta ammazzando per fame e per guerra e sta creando il disastro dei profughi e migranti». Da qui l’invito alle suore a «camminare con gli impoveriti del sud del mondo».

Le religiose, prima fra tutte suor Fernanda Barbiero, direttrice del Centro studi Usmi, hanno riconosciuto di essere «un po’ afone e troppo timide». Madre Simona Brambilla, superiora generale delle Missionarie della Consolata, ha ammesso che è necessario «uscire da determinate paure e timidezze» e che le congregazioni religiose femminili e maschili devono essere «un po’ più presenti» e condividere l’esperienza missionaria in modo «umile, fermo e costante senza essere arroganti o far valere delle pretese».

Dal 2000 al 2002 madre Brambilla è stata in Mozambico e, tornata in Italia, ha vissuto la missione attraverso l’accompagnamento dell’istituto nella direzione generale, visitando le varie missioni nei continenti. Ha definito l’esperienza in Africa meridionale una «trasformazione di vita» e ha spiegato che la missione è «un’esperienza di relazione, di scambio, di reciprocità». Ha sottolineato che nell’immaginario comune il missionario è colui che offre. «È vero – ha detto -: offre l’esperienza fatta di Cristo ma soprattutto riceve. Il Mozambico ha trasformato profondamente la mia vita a partire dall’esperienza spirituale, ora è diversa la mia relazione con Dio». Ha quindi ricordato suor Leonella Sgorbati e la beata Irene Stefani, entrambe delle Missionarie della Consolata. La prima è stata uccisa a Mogadiscio il 17 settembre 2006 da estremisti islamici; suor Irene è morta in Kenya il 31 ottobre 1930 per aver contratto la peste. «È nel martirio che la missione trova il vertice della sua vocazione», ha concluso madre Simona.

Con  “I sabati culturali”, ha spiegato infine suor Fernanda Barbiero, il Centro studi Usmi vuole «avviare un’attenzione speciale ai temi proposti da Papa Francesco e offrire una proposta culturale che cerca di andare alle “frontiere” dove si generano le sfide della storia presente, per ripensare la relazione tra vita religiosa e intelligenza cristiana nel mondo di oggi, sulle linee del magistero di Bergoglio».

21 ottobre 2019