“Missio ad gentes”, cammino circolare

Al culmine dell’ottobre missionario, la veglia diocesana, il 21 ottobre a San Paolo fuori le Mura, presieduta da De Donatis. Tra i partenti suor Kidane, che torna in Eritrea

Iniziato il mese di ottobre, che la Chiesa dedica tradizionalmente alla missione “ad gentes”: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura». Il culmine del mandato è la Giornata missionaria mondiale che quest’anno si celebra domenica 22 ottobre sul tema “Cuori ardenti, piedi in cammino”, scelto da Papa Francesco prendendo spunto dal racconto evangelico dei discepoli di Emmaus. La diocesi di Roma ha organizzato per sabato 21 ottobre una veglia di preghiera, a partire dalle 20.30, che si terrà per la prima volta nella basilica di San Paolo fuori le Mura. Presieduta dal cardinale Angelo De Donatis, sarà arricchita dalle testimonianze di tre missionari, due sacerdoti e una giovane romana che nel dicembre scorso ha partecipato a una missione a Nairobi, in Kenya. Durante il momento di preghiera, animato con canti rappresentativi di diversi Paesi del mondo, verranno consegnati il mandato e la Croce ai partenti, consacrati e laici.

L’ottobre missionario, riflette padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio diocesano per la cooperazione missionaria tra le Chiese, «è un appuntamento dalla forte valenza ecclesiale e dovrebbe scuotere le nostre coscienze. Non solo quelle di Roma, perché ha una valenza planetaria. È un tempo privilegiato per fare memoria della missione. Mai come oggi è necessario evangelizzare la società globalizzata, segnata non solo da una crisi sistemica dei mercati finanziari ma soprattutto da una deriva antropologica per certi versi molto inquietante». Il pensiero del sacerdote va a tutte quelle popolazioni segnate e stremate dai conflitti in Ucraina, in Siria, nell’Africa subsahariana. «Se da una parte è vero che soltanto coloro che hanno provato lo shock della precarietà o l’angoscia delle tragiche ambiguità che sono impresse dalla storia possono accostarsi più di altri al mistero di Dio – afferma -, si impone per tutti l’urgenza di annunciare e testimoniare la Buona Notizia, unico antidoto contro gli oscuri presagi del nostro tempo».

Soffermandosi sul tema scelto dal Papa per la Giornata missionaria mondiale, “Cuori ardenti, piedi in cammino”, osserva che «l’andare è la legge della fede dell’esistenza cristiana», pertanto siamo tutti «in stato di missione e questo esige, da parte di coloro che si professano credenti, un’assunzione di responsabilità e un cuore dilatato sul mondo». I modelli da seguire sono i tanti missionari che operano negli angoli più remoti della terra, senza dimenticare tutti coloro che hanno versato il loro sangue a causa della fede, fino al martirio. «In fondo la Giornata missionaria mondiale ci dice che i gesti devono precedere le parole – prosegue padre Albanese -. Oggi ci viene chiesto di essere credibili. Dobbiamo riconoscere che le incomprensioni e le inquietudini derivano dal fatto che a volte non siamo capaci di dare ragione della speranza che è nei nostri cuori», afferma parafrasando l’apostolo Pietro.

Un altro aspetto della missionarietà sul quale si concentra il direttore dell’Ufficio diocesano è quello della cooperazione. «In questi secoli abbiamo inviato missionari e aiuti materiali alle giovani Chiese – spiega -. Ora è il momento di imparare a ricevere. Dobbiamo capire che c’è una circolarità. Non basta accogliere i sacerdoti stranieri al servizio delle Chiese di antica tradizione. Dobbiamo porci in un atteggiamento di ascolto nei confronti delle giovani Chiese».

Tra i missionari in partenza nelle prossime settimane c’è un ritorno «alle radici» per suor Elisa Kidane, già direttrice del Centro missionario diocesano, che a fine novembre partirà per l’Eritrea. Dopo 41 anni, torna nella terra natia perché «la missione di annunciare la buona notizia non è ancora finita, siamo quasi agli inizi». Nel curriculum della religiosa comboniana, otto anni trascorsi in America Latina, «esperienza di una certa teologia della liberazione» che le ha aperto orizzonti nuovi, e oltre 30 anni trascorsi in Europa. «Sento di aver vissuto fino in fondo – dice -. La mia missione da africana in Europa, in particolare in Italia, è stata quella di dare all’Africa la sua giusta misura e la sua dignità. Mi sono battuta per un tipo di linguaggio, di comprensione delle Afriche e dei rispettivi popoli. Ritorno in Africa con cuor contento e con un bagaglio veramente ricco. Soprattutto nei confronti dell’Africa. Non mi sento di averla abbandonata ma di essermela portata nel cuore e di aver lavorato proprio perché ci fosse una comprensione nuova e diversa».

2 ottobre 2023