Missili su Kiev. E Mariupol respinge l’ultimatum

Ancora una notte di bombardamenti sull’Ucraina. Colpite in particolare la Capitale e la regione di Sumy, dove c’è stata una perdita di ammoniaca da un impianto chimico. Borrell (Ue): «A Mariupol enorme crimine di guerra»

Notte di bombe su Kiev. L’ennesima dall’inizio dell’invasione russa, il 24 febbraio. Colpito un quartiere residenziale: il sindaco Vitali Klitschko riferisce di diverse case e un centro commerciale raggiunti dal fuoco di Mosca. 11 le squadre di vigili del fuoco impegnate per spegnere l’incendio. 8 le vittime, informa l’ufficio del procuratore generale dell’Ucraina. Colpita anche la regione di Sumy, presa di mira dai caccia russi diretti verso il centro dell’Ucraina. Qui le bombe hanno raggiunto un impianto chimico da cui è stata registrata una perdita di ammoniaca. Le autorità hanno lanciato l’allarme per due villaggi entro un raggio di 2,5 chilometri dal sito ma al momento dal Centro per le comunicazioni strategiche del ministero della Cultura ucraina assicurano che la situazione è «sotto controllo con solo una persona ferita», si legge su Twitter. E anche il governatore dell’oblast di Sumy Dmytro Zhyvytskyy conferma su Telegram: «Alle 7.50 la perdita è stata eliminata. Attualmente sono in corso lavori regolari. Non vi è alcuna minaccia per la popolazione. Si è saputo di una persona ferita, un dipendente dell’impresa».

Nella serata di ieri intanto Kiev ha respinto la richiesta di consegnare la città di Mariupol, stretta da giorni sotto un assedio impietoso. «La resa non è un’opzione»: la vice premier Iryna Vereshchuk ha risposto così all’ultimatum di Mosca, aggiungendo che l’Ucraina chiede invece l’apertura di un passaggio sicuro con un corridoio umanitario per consentire l’evacuazione dei civili. Il ministero della Difesa russo aveva chiesto ai militari ucraini in città di esporre nella giornata di oggi, 21 marzo, «bandiere bianche per mostrare di essere pronti a un cessate il fuoco temporaneo», durante il quale gli assediati avrebbero dovuto deporre le armi e abbandonare Mariupol. Richiesta interpretata da Kiev come una proposta di resa e pertanto respinta con forza. Rafforzate dunque le difese, in vista di una rappresaglia russa che sembra destinata a intensificarsi. Già colpiti, in città, ospedali, teatri e scuole.

Attesa per questa mattina, 21 marzo, la ripresa dei colloqui – anche se solo online – tra Ucraina e Russia, mentre continua il lavoro della diplomazia internazionale. E nel pomeriggio è in programma una telefonata tra il presidente Usa Biden, il premier italiano Mario Draghi, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il primo ministro britannico Boris Johnson per discutere «di una risposta coordinata all’attacco immotivato della Russia all’Ucraina», informano dalla Casa Bianca. E mentre da Washington arriva la minaccia di estendere le sanzioni alle vette più alte dell’economia russa, l’Alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell al suo arrivo a Bruxelles ha commentato: «La Russia sta commentando molti crimini di guerra, bisogna dirlo. Ciò che succede a Mariupol è un enorme crimine di guerra: stanno distruggendo qualsiasi cosa, bombardando e uccidendo chiunque. In modo indiscriminato. È qualcosa di orribile che dobbiamo condannare nei termini più forti».

Complessivamente, stando ai dati dell’ufficio del procuratore generale ucraino, dall’inizio della guerra nel Paese sono almeno 115 i bambini rimasti uccisi e 148 quelli feriti. La polizia di frontiera polacca dà notizia, su Twitter, di oltre 2,1 milioni di persone che hanno attraversato il confine, dall’inizio del conflitto: 2.114.000, per l’esattezza, 33.800 dei quali arrivati solo nell’ultima giornata. E per la giornata di oggi da Kiev informano di un accordo con Mosca per 8 corridoi umanitari attraverso i quali consentire l’evacuazione dei civili. Tra questi non c’è Mariupol, dove continuano a fallire gli sforzi per portare forniture umanitarie.

21 marzo 2022