Missili iraniani su basi Usa in Iraq

È l'operazione "Soleimani martire", lanciata nella notte tra 7 e 8 gennaio. Colpite le basi di al-Asad ed Erbil, in rappresaglia per l'uccisione del generale Soleimani da parte gli Usa. Tutti illesi i militari italiani, radunati in aree di sicurezza

Alla stessa ora nella quale, venerdì 3 gennaio, era stato ucciso dagli Stati Uniti a Baghdad il generale iraniano Qassem Soleimani, l’1.20 di notte – quando in Italia era circa mezzanotte -, l’Iran ha avviato l’operazione Soleimani martire, lanciando una pioggia di missili contro due basi delle truppe americane e della coalizione anti Daesh a guida Usa, nella quale sono presenti anche militari italiani, in Iraq. Il primo bilancio, non ufficiale, fornito da Teheran è di 80 morti. Non si sa, al momento, se siano coinvolti anche civili.

Missili balistici a corto raggio, informa l’Ansa, partiti dal territorio iraniano, hanno raggiunto le basi di Ain al-Asad, simbolo della presenza americana in Iraq, dal 2015 avamposto del Pentagono nella lotta al Califfato, ed Erbil, la Capitale del Kurdistan iracheno. Secondo la tv di Stato iraniana, ci sarebbe stata anche una seconda ondata di attacchi. Il personale del contingente militare italiano ad Erbil – oltre 600 soldati – si è radunato in un’area di sicurezza e gli uomini si sarebbero rifugiati in appositi bunker. Risultano tutti illesi.

A Washington, intanto, il presidente Trump ha riunito il Consiglio di sicurezza nazionale, alla presenza del segretario di Stato Mike Pompeo e del capo del Pentagono Mark Esper. Atteso per la mattinata di oggi un probabile discorso del capo della Casa Bianca alla nazione. Al momento, Trump ha escluso vittime americane. «Va tutto bene – il twitt del presidente Usa nella notte -. Missili lanciati dall’Iran a due basi militari in Iraq. Stiamo facendo una ricognizione dei danni e delle vittime in queste ore. Finora va bene! Abbiamo le truppe più forti e meglio equipaggiate al mondo! Rilascerò una dichiarazione in mattinata».

La tensione è altissima. Da Teheran il corpo delle Guardie rivoluzionarie iraniane ha annunciato come «la feroce vendetta» per l’uccisione del generale Soleimani è iniziata e ha affermato che l’operazione iniziale si è conclusa con successo e che la base di al-Asad, contro cui sarebbero stati lanciati almeno 35 missili, «è stata completamente distrutta». L’Iran minaccia quindi «azioni ancor più devastanti» se gli Usa dovessero decidere di rispondere. Nel mirino anche Israele: «Se l’Iran dovesse essere attaccato sul suo territorio Dubai, Haifa e Tel Aviv verranno colpite in un terzo round di attacchi da parte dell’Iran». Minacciati anche attacchi sul territorio statunitense. L’avvertimento a Trump: ritirare le truppe dalla regione. 

Ancora nella notte comunque il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif ha fatto chiarezza sulla linea politica iraniana che mira a una de-escalation: solo vendetta per l’uccisione di Soleimani. «Ci difenderemo contro ogni aggressione – le sue parole – ma non vogliamo una guerra. L’Iran – ha spiegato – ha intrapreso e concluso proporzionate misure di auto difesa», prendendo di mira la base dalla quale è stato lanciato un attacco «codardo contro nostri cittadini e funzionari di livello».

Intanto volano le quotazioni del petrolio, balzato del 3,4% a 65 dollari, e dell’oro, a quota 1.600 dollari l’oncia: ai massimi dal 2013.

8 gennaio 2020