Misericordia e maternità, misericordia e famiglia
Anche le relazioni familiari hanno bisogno di essere redente dalla misericordia, per non trasformarsi in gabbie che impediscono di volare dietro al Signore
Anche le relazioni familiari hanno bisogno di essere redente dalla misericordia, per non trasformarsi in gabbie che impediscono di volare dietro al Signore
Luca 11, 27-28
Mentre diceva questo, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!».Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».Luca 8, 19-21
E andarono da lui la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».
È sorprendente: nel Vangelo, quando Gesù parla di famiglia, aggiunge sempre un “di più” o un “oltre” che ci spiazza. Per non parlare delle volte in cui dice che è necessario lasciarla, tagliare il cordone ombelicale, per poterlo seguire fino in fondo e così compiere le scelte grandi della vita (Lc 9,59-62)! Addirittura sembra che egli ci ponga davanti un aut-aut: o amare lui o amare il padre e la madre più di lui…. (Lc 12,51; 14,35; 18,28). In realtà Gesù ci mette in guardia: anche le relazioni familiari, le più importanti della nostra vita perché ci segnano alla radice, hanno bisogno di essere redente, profondamente sanate dalla sua misericordia; altrimenti si trasformano in gabbie che ci isolano dagli altri e ci impediscono di volare dietro al Signore.
Prendiamo ad esempio il brano di Luca 11,27-28: cosa c’è di più bello della reazione di questa donna che si alza in mezzo alla folla? Affascinata dal carisma di Gesù, dalla fermezza e lucidità delle sue parole in risposta all’accusa di agire con il potere di Belzebul, ella si mette a gridare: beata la donna che ti è stata madre! È proprio un’intuizione da donna: come deve essere orgogliosa di te colei che ti ha generato e allattato, quanto grande è stato il privilegio di custodirti, educarti, farti crescere, avere con te quel rapporto di intimità che una madre può avere con il proprio bambino! Una madre, nel contemplare il successo del figlio, sente che un po’ di sé partecipa della grandezza di colui che ella ha messo al mondo: il sangue è il mio stesso sangue, la sua carne è la mia… Orgoglio? Privilegio? Legami di sangue…? Gesù sente che tutto questo linguaggio, per quanto possa sembrare innocente, è molto lontano dal cuore di Dio. La generazione carnale di un padre e di una madre sono in realtà la bellissima metafora di una generazione ben più profonda, più radicale, che si realizza sul piano dello Spirito Santo. Per questo Gesù è venuto: per proclamare una Parola che, come una madre, rigeneri gli esseri umani alla vita nuova dei figli di Dio.
Allora per Gesù la beatitudine gridata dalla donna va riformulata: «Beati sono coloro che si lasciano rigenerare dalla Parola di Dio!», e nel dire questo Gesù fa indirettamente da specchio alla sua interlocutrice: beata te, beati tutti coloro che si fanno toccare il cuore dalla grazia dello Spirito comunicata dalla Parola ascoltata! È in questa vita nuova la vera beatitudine, la vera felicità, e non nell’orgoglio dei legami di sangue. Solo la Parola di Dio, la Parola fatta carne, è la vera madre di una moltitudine di uomini e donne credenti. Anche una mamma può trovare la sua beatitudine nel contemplare non se stessa nel successo del figlio ma la vita nuova che cresce nell’esistenza del figlio, quella vita nuova che lei non può comunicare, ma solo Gesù nella potenza del suo Spirito.
Da questo punto di vista è straordinario contemplare quell’icona di Maria, la Madonna del Segno, che la tradizione ortodossa colloca nei pressi dell’ambone, del luogo della Parola di Dio: Maria vi è raffigurata con le mani alzate, nella preghiera, e il bambino Gesù, con le vesti del Signore Risorto, è collocato all’altezza del suo cuore, anch’egli con le mani alzate e benedicenti. Maria è colei che, nell’ascolto e nella meditazione della Parola di Dio, ha permesso a Dio di generare il Figlio-Parola nel suo cuore. E qui è la sua grandezza di donna e di madre: non il privilegio di essere la madre biologica di Gesù ma di avergli fatto spazio dentro di sé, perché il Figlio la rigenerasse come figlia di Dio e la unisse per sempre alla sua preghiera di intercessione per il mondo.
L’altro brano, quello di Luca 8,19-21, aggiunge una prospettiva in più a queste considerazioni. La comunità di discepoli che Gesù è venuto a fondare è veramente la sua famiglia, più importante di quella, per quanto “sacra”, in cui egli è nato. Questa famiglia è composta da coloro che si lasciano rigenerare dalla Parola di Dio ascoltata e praticata. Ovviamente anche Maria e Giuseppe ne fanno parte, ma appunto in quanto figli rigenerati dalla grazia, fratelli di una moltitudine di credenti. Nessun privilegio per chi ha “visto” Gesù: se Maria e i fratelli desiderano “vedere” Gesù, la nuova famiglia del regno di Dio non mette al primo posto il “vederlo” ma il vivere della sua Parola, lasciandosi trasformare il cuore. Ancora una volta non contano “la carne e il sangue”, ma l’azione del suo Spirito. La Parola di Dio e i segni del suo accoglimento nella nostra esistenza, la fede e il battesimo, ci fanno famiglia di Dio e testimoniano che nelle nostre vene scorre una linfa diversa, la vita nuova del Dio Trinità.
Il rinnovamento della famiglia, che tutti auspichiamo per noi e per il bene del mondo di oggi, non può che partire da qui, deve vivere questo passaggio: farsi rigenerare da Gesù. I legami di sangue, la maternità e paternità, le relazioni tra fratelli… tutto questo non è “per forza” buono. Sappiamo bene che anche le famiglie partite con le migliori intenzioni possono trasformarsi in inferni insopportabili, diventare carceri da cui non si vede l’ora di fuggire. Tutti abbiamo bisogno della misericordia del Signore, di quell’Amore che trasfigura in sé tutte le cose. Solo a questa condizione le relazioni familiari si convertono e si rinnovano.
Quindi: la famiglia dei figli di Dio viene prima della famiglia biologica, la vita della grazia fonda e trasfigura la vita in famiglia. Come si dice: gratia supponit naturam et perficit eam (la grazia presuppone la natura e la porta a compimento). Questa nuova famiglia che è la Chiesa, composta da tante famiglie, è chiamata da Dio a partecipare della sua paternità e maternità divina, a generare Cristo nel cuore degli uomini. La Chiesa, come Maria, è nelle doglie di un parto continuo fino alla fine del mondo, quando Cristo sarà tutto in tutti. Le famiglie evangelizzano quando non fanno altro che mostrare, con le parole e con lo stile della vita, che Cristo è stato generato in loro e che è possibile oggi vivere con semplicità secondo il vangelo.
Questo non significa affatto far finta di essere una famiglia perfetta. Anzi, le famiglie che ostentano un’eccessiva sicurezza di sé, che dicono di non aver mai avuto veri problemi o di non aver mai vissuto certe dinamiche, sono francamente irritanti e poco credibili! La testimonianza che fa breccia nel cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo è quella di chi racconta un modo nuovo e redento di attraversare le vicende di tutti, un modo segnato dalla misericordia e dalla tenerezza di Dio. Si rimane affascinati non dalla perfezione, ma dalla sorprendente creatività dell’amore di Dio, che non solo ripara le falle aperte dal peccato degli uomini ma rende le relazioni familiari ancora più belle, più umane, più profonde.
Gesù non ha persino detto che questa sua comunità di discepoli, per quanto in quel momento fosse una specie di “armata Brancaleone”, è stata per lui una “madre”? Non solo perché tra di loro c’era Maria con il suo sorriso, ma probabilmente perché c’erano tutti quei fratelli da cui Gesù si sentiva amato, pur in mezzo a mille contraddizioni. Quanta tenerezza deve aver fatto a Gesù la determinazione (convinta!) di Pietro a seguirlo anche fino alla croce! Come deve aver provato sollievo in casa degli amici Marta, Maria e Lazzaro! Per non parlare delle cure quotidiane delle donne del suo seguito… Gesù deve aver sperimentato questa tenerezza materna delle relazioni, nel suo effetto umanamente ristoratore. Questa comunità per niente perfetta, che è la sua famiglia e che cresceva gradualmente nella comprensione del vangelo del regno, deve aver regalato momenti di intima gioia al cuore di Gesù, a suo modo, come una madre.
15 novembre 2016