Minori trasferiti da Tor Sapienza Feroci: evitare sciacallaggio

Giovedì sera il trasferimento in altri centri. Il direttore Caritas: «Non istigare gli uni contro gli altri». L’amarezza della responsabile della struttura di via Morandi, l’appello della Cei alla solidarietà

Sono stati trasferiti. Giovedì sera, scortati dalla polizia, i 45 minori ospitati nel centro di accoglienza di via Giorgio Morandi a Tor Sapienza sono stati portati via da quel quartiere, in altri centri, lontano dalla rabbia dei residenti. Dopo tre giorni di alta tensione e di scontri. E «presto trasferiremo anche gli adulti, così il centro di accoglienza chiuderà e saranno tutti contenti. Il quartiere avrà vinto e sicuramente saranno risolti tutti i problemi legati a spacciatori, stupratori e travestiti», commenta con amarezza Gabriella Errico, presidente della cooperativa “Un sorriso”, che gestisce la struttura.

Lo spostamento dei minori è stato deciso «per ragioni di sicurezza», ha motivato in una nota il Campidoglio precisando che «nei confronti di questi ragazzi, Roma Capitale ha dei precisi obblighi dettati non solo dalle leggi nazionali e internazionali che li tutelano, ma anche dai sentimenti di accoglienza che contraddistinguono da sempre la nostra città e che non intendiamo in nessun modo mettere in discussione». In seguito all’acuirsi della situazione, il Comune ci ha tenuto a ribadire che «Roma è la capitale dell’accoglienza e rifiuta ogni forma di violenza, razzismo e xenofobia», annunciando di volere avviare tempestivamente una perizia, «per calcolare i pesanti danni riportati dalla struttura in seguito ai disordini» e ripristinare «le condizioni di agibilità del centro, per permettere alla struttura di continuare a funzionare regolarmente».

La mobilitazione, giovedì, ha coinvolto anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano, che ha convocato il prefetto Giuseppe Pecoraro e il questore Nicolò D’Angelo, tutori dell’ordine pubblico in città. Parole di incoraggiamento e un appello all’insegna della solidarietà sono arrivate dal presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco: «Bisogna cercare di superare la paura dell’altro e del diverso cercare di fare posto a chi approda nella nostra vita per motivi di sofferenza».

Mentre monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana, intervistato venerdì mattina in diretta dalla Rai, ha affermato: «Non vorrei che ci fosse sciacallaggio sulla povertà della gente per racimolare qualche voto. Questo è indegno della civiltà e della realtà di Roma che è una città accogliente. Per raccogliere qualche voto non si possono istigare gli uni contro gli altri e far fare una guerra tra poveri».

14 novembre 2014