Minori migranti, Save the children chiede un’agenda europea ad hoc

L’associazione denuncia le violazioni dei diritti negli hotspot e chiede una via preferenziale nelle relocation e accoglienza personalizzata

L’associazione riporta l’attenzione sulle violazioni dei diritti negli hotspot e chiede una via preferenziale nelle relocation e accoglienza personalizzata

45 milioni: questo il numero dei minori coinvolti nelle migrazioni in tutto il mondo. Una cifra che, ricondotta alla dimensione europea del fenomeno migratorio, si riduce, dall’inizio del 2015 a oggi, a oltre 398mila: vale a dire, il 30% dei migranti sbarcati. Solo nei primi 8 mesi del 2016, almeno 15.300 minori hanno raggiunto da soli l’Europa: circa il doppio rispetto all’anno precedente. E tra le 3.100 vittime nel Mediterraneo di quest’anno, 137 sono bambini. Se ne è parlato ieri, 6 settembre, nell’ambito del convegno internazionale organizzato da Save the Children a Roma, nella sede della Provincia, a Palazzo Valentini.

Al centro dell’attenzione anche la denuncia delle violazioni dei diritti negli hotspot, dove i minori sono costretti a stare di fatto in una situazione di detenzione. «L’accordo che l’Europa ha fatto con la Turchia è per noi moralmente inaccettabile – ha ribadito Valerio Neri, direttore generale di Save the children Italia -. Di fatto l’Europa detiene negli hotspot dei ragazzi senza che abbiano commesso nessun reato. E questo viola tutte le normative a tutela dei minori». Di qui la richiesta all’Unione europea di «un’agenda ad hoc per i minori» che sia al centro della politica e dell’azione sui migranti.

Proprio in questi giorni, intanto, parte la nuova missione di salvataggio in mare dei migranti da parte dell’associazione, impegnata con una nave in grado di accoglierne 300 e portarli in un porto sicuro, in collaborazione con Marina militare e Guardia costiera. «Partiamo ora – ha spiegato Neri – perché sappiamo che l’autunno è una stagione pericolosissima per chi si mette in mare».

Per i minori migranti, attraverso le parole del direttore dei programmi Italia-Europa di Save the Children Italia Raffaela Milano, l’associazione chide al governo italiano, e all’Europa, una via preferenziale nelle relocation, cioè nel sistema che dovrebbe ricollocare in altri Paesi Ue i migranti sbarcati in Italia e in Grecia. Ancora, percorsi di accoglienza personalizzata per i minori non accompagnati, con alcune priorità: dall’accertamento sicuro dell’età a un’accoglienza adeguata ai bisogni e tutela dei minori da rischi e abusi. «Non c’è ancora un sistema standard di misurazione per l’accertamento dell’età – ha ricordato Milano – per cui molti minori finiscono ingiustamente nei centri di espulsione; l’accoglienza va adeguata all’intero fabbisogno perché la permanenza sia breve; i tutori sono nominati troppo tardi con troppi minori da seguire, quindi andrebbe armonizzata la rete di tutela perché sia più forte e possa vigilare per evitare abusi». Milano ha richiamato l’attenzione anche sui cosiddetti «minori invisibili», che cercano di transitare da un Paese all’altro affidandosi ai trafficanti. «All’interno delle relocation europee – ha evidenziato – bisogna prevedere uno spazio verde per i minori, per creare una alternativa ai viaggi illegali e al rischio di violenza e sfruttamento».

Per il sottosegretario al ministero dell’Interno Domenico Manzione, per un piano italiano per i minori migranti «un po’ di tempo ci vorrà» visto che «la legge riguardante le misure per gli enti territoriali è stata appena approvata e contiene un emendamento che permette di fare centri straordinari in ambito regionale, senza bisogno di decreti attuativi. Si tratta comunque di un passo in avanti, seppur temporaneo», ha ammesso. Manzione ha riconosciuto anche il ritardo relativo all’ampliamento della rete dei centri di accoglienza e dello Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati.

Per quanto riguarda le relocation, i numeri al momento sono poco significativi: all’11 luglio 2016 solo 3.056 richiedenti asilo sono stati ricollocati in altri Paesi, 843 dall’Italia e 2.213 dalla Grecia. «L’Italia – ha assicurato il sottosegretario – si farà promotrice in Europa della proposta di relocation dei minori migranti, anche se non è facile in questo momento perché la crisi dei migranti si intreccia con quella economico-occupazionale e nella sicurezza. Ed è difficile immaginare, nei Paesi europei, stature politiche così rilevanti e pedagogiche in grado di far comprendere l’emergenza all’opinione pubblica».

Delle conseguenze dell’accordo siglato tra Unione europea e Turchia nel marco scorso e della «allarmante situazione» nei campi e negli hotspot europei in Gracia ha parlato Konstantinos Kazanas, del team di Save the children operativo in Grecia. 484 i migranti, compresi siriani e bambini, rimandati in Turchia in seguito all’accordo, dopo essere sbarcati sulle coste greche. Su 59.548 persone, sono almeno 24mila i bambini bloccati nei 50 campi e centri di accoglienza della Grecia: il 48% proviene dalla Siria, il 25% dall’Afghanistan e il 15% dall’Iraq.

«Dopo l’accordo – ha ricordato Kazanas – c’è stato un decremento enorme degli arrivi. Al momento dello sbarco le persone vengono trattenute negli hotspot per essere smistate in due categorie: rifugiati e migranti. Di fatto diventano dei centri di detenzione perché i tempi sono lunghi e ci sono centinaia di bambini». In media, ha riferito, un bambino migrante perde un anno e mezzo di scuola. «Abbiamo bisogno di opzioni legali per permettere ai minori di accedere facilmente alla relocation in altri Paesi europei».

Inadeguati anche i numeri relativi al reinsediamento nel quadro dell’Agenda europea sulla migrazione e l’accordo Ue-Turchia: su 22mila persone previste solo 8.268 sono state finora reinsediate e soltanto 802 rifugiati siriani sono stati reinsediati dalla Turchia. Save the children chiede all’Ue di «impegnarsi a reinsediare almeno il 10% dei rifugiati siriani entro la fine del 2016».7 settembre 2016