Minori migranti, in 4mila pronti a diventare tutori volontari

Save the Children fa il punto a un anno dall’approvazione della legge Zampa. Adeguamento a macchia di leopardo su tutto il territorio nazionale. Tra le criticità, le procedure legate all’identificazione

In tutta Italia sono quasi 4mila i cittadini che hanno dato la loro disponibilità a diventare tutori volontari di un minore non accompagnato. A fare il punto è Save the Children, a un anno dall’approvazione della Legge Zampa sulle disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati. Da una prima rilevazione condotta in collaborazione con alcuni Garanti regionali, su 2mila tutori volontari, emerge che si tratta soprattutto di donne (3 su 5), con un’età media compresa tra i 40 e i 50 anni e per la maggior parte con un percorso universitario alle spalle, in particolare nelle facoltà di giurisprudenza, socio-educative e sanitarie.

Una figura, quella del tutore volontario, fortemente sostenuta da Save the Children per dare ai minori stranieri che giungono in Italia senza nessun adulto, un punto di riferimento che li orienti nelle scelte e li accompagni nel percorso di integrazione. Basti pensare che prima della Legge Zampa la tutela in questi casi veniva prevalentemente affidata a un’istituzione, come il sindaco, che evidentemente non poteva assicurare a ogni minore un contatto diretto costante e personalizzato. Il tutore volontario invece, spiegano da Save the Children, è «un cittadino che, dopo una apposita formazione, in modo del tutto gratuito, affianca e guida un minore non accompagnato sotto l’egida del tribunale per i minorenni».

A oggi, riferiscono dall’organizzazione, sono oltre 14.300 i minori stranieri non accompagnati censiti nel sistema di accoglienza italiano, di almeno 40 nazionalità diverse. Bambini e ragazzi arrivati in Italia da soli, senza nessun adulto di riferimento, e quindi facilmente esposti al rischio di sfruttamento e di violenza. Per Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia di Save the Children, «l’entusiasmo e la partecipazione di così tanti cittadini, che si sono proposti volontariamente per fare da guida ad un minore straniero, dare preziosi consigli nelle scelte di vita quotidiana, supportarlo nelle vicissitudini burocratiche e stare al suo fianco nel percorso di integrazione nel nostro Paese è uno degli aspetti più positivi e che meglio ha funzionato, insieme alla promozione dell’affido familiare, da quando è stata adottata la legge 47 del 7 aprile 2017».

Una legge «innovativa», la definisce Milano, di iniziativa parlamentare, «approvata a larghissima maggioranza e fortemente voluta da Save the Children, da tutte le principali organizzazioni di tutela dei diritti e dagli operatori del settore». Il testo di legge infatti riconosce che «i minori stranieri non accompagnati, prima ancora che migranti o rifugiati, sono minori soli che vanno protetti e accompagnati nella loro crescita, al pari di ogni altro bambino e adolescente», chiosa Milano.

Nonostante tutto però l’adeguamento alla nuova normativa, stando all’analisi di Save the children, procede ancora a macchia di leopardo sul territorio nazionale: prassi disomogenee e lungaggini burocratiche impediscono ancora a tanti bambini e ragazzi il pieno godimento dei loro diritti. Tra le maggiori criticità c’è anzitutto «la mancata iscrizione dei minori al Servizio sanitario nazionale prima del rilascio del permesso di soggiorno,  al contrario di quanto previsto dalla legge, con gravissime conseguenze – denuncia l’organizzazione – sul piano dell’assistenza sanitaria, soprattutto per chi soffre di malattie croniche o necessita di interventi operatori». La causa: una «superabile» difficoltà burocratica, legata, spiegano, alla necessità di inserire il codice fiscale nella schermata di richiesta di iscrizione, «codice fiscale che ovviamente i minorenni appena arrivati in Italia ancora non hanno».

Ancora, diversi problemi riguardano anche il rilascio del permesso di soggiorno per minore età, «sui cui la legge è intervenuta con il chiaro intento di semplificare le procedure e ridurre i tempi».  Roma – come Palermo, Milano e Trapani – è tra le città nelle quali «questa semplificazione delle procedure non risulta ancora attuata». Similmente, per quanto riguarda la conversione del permesso di soggiorno al compimento dei 18 anni, «continuano a esistere prassi che non rispettano quanto previsto dalla legge Zampa, la quale prevede di agevolare questo passaggio in particolare quando il percorso del minore rischia di essere bruscamente interrotto solo a causa di lungaggini burocratiche, che in molti casi dipendono dal parere ministeriale necessario ai fini della conversione».

L’invito di cui si fa portatrice Milano dunque è che «su tutto il territorio nazionale siano messe in pratica le disposizioni previste dalla legge, dalle procedure per l’identificazione e l’accertamento dell’età alle cure sanitarie, fino all’accesso all’istruzione, per favorire l’effettiva protezione e l’inclusione sociale dei minori». Intanto nell’ottica di favorire l’incontro tra i tutori e i minori, oggi, 6 aprile, alla vigilia del primo anniversario della Legge Zampa Save the Children apre le porte dei suoi quattro centri CivicoZero a Roma, in collaborazione con la Cooperativa CivicoZero, a Milano, Catania e Torino. Qui, spiegano, i futuri tutori potranno conoscere direttamente i ragazzi che frequentano gli spazi, ascoltare le loro storie e i loro punti di vista sulle necessità e sul sostegno che sperano di ottenere dal tutore volontario.

Nell’occasione, Save the Children ha realizzato anche una “guida” per i tutori volontari e dispone di una Helpline Minori Migranti (dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17, numero verde 800 141016 o Lycamobile 351.2202016) alla quale i minori stranieri e tutti i cittadini interessati possono rivolgersi per ottenere informazioni e approfondimenti.

6 aprile 2018