Ministro Lamorgese alla Comunità ebraica: «Preoccupa linguaggio di odio»

La titolare del Viminale in visita alla Comunità romana, accolta dalla presidente Dureghello e dal rabbino capo Di Segni, oltre che dalla presidente Ucei

«È il momento di scegliere di stare con le altre culture». Visitando la Comunità ebraica di Roma, la più antica d’Europa, ieri, 11 novembre, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha ribadito senza mezzi termini – a pochi giorni dai messaggi di odio che hanno portato ad assegnare una scorta alla senatrice Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah – la necessità di «creare un circuito virtuoso tra comunità e tradizioni diverse, che devono essere vissute positivamente, come un’opportunità di crescita per tutti».  Ad accoglierla la presidente Ruth Dureghello, il rabbino capo Riccardo Di Segni e la presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni.

«Per me questa visita è stata di un tempismo non voluto», ha chiarito il ministro: la giornata «era stata programmata parecchi giorni fa ma sono lieta che corrisponda a un periodo in cui fa tanto discutere il problema dell’odio, dell’antisemitismo; desta un po’ di preoccupazione questo linguaggio d’odio. È di questi giorni il caso della senatrice Segre, della quale mi onoro di essere amica, e della commissione per il contrasto all’odio e all’antisemitismo votata solo da una parte dei parlamentari». Lamorgese ha evidenziato come «in qualsiasi ambito, non si parla più in termini di confronto civile», sottolineando come «la parte negativa di ognuno di noi abbia preso il sopravvento, dando spazio a linguaggi di odio che si tramutano in gesti di violenza concreta. Nonostante ciò, l’Italia – ha però ribadito – è uno dei Paesi più sicuri in Europa, perché oltre a non avere mai abbassato la guardia ha sempre mantenuto viva la memoria, che dev’essere giornaliera e non legata a specifiche ricorrenze».

Il ministro dell’Interno ha avuto un breve incontro privato con i rappresentanti dell’ebraismo romano e italiano, quindi ha visitato il Tempio Maggiore con i consiglieri della Comunità ebraica di Roma e il quartiere ebraico. Nel corso della visita, ha annunciato l’intenzione del governo di intensificare le attività di contrasto all’antisemitismo, puntando «non solo sul vigilare situazioni di criticità» ma soprattutto sulla sensibilizzazione dei giovani, «che saranno la classe dirigente del domani, attraverso incontri nelle scuole e nelle università. Il nostro obiettivo – ha concluso – è la responsabilità di guardare avanti e di non farci ricorrere dalla storia».

Di una storia declinata al tempo presente è tornata a parlare la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. L’Europa, ha affermato, sta vivendo «un periodo storico particolarmente difficile e preoccupante, dove assistiamo a continui episodi di odio dilagante. Dove il passaggio tra gli insulti e i fatti violenti è davvero un attimo. Frutto di una serenità mal curata a partire dal dopoguerra». Secondo Dureghello, che si è detta molto preoccupata per la situazione, «l’Italia necessiterebbe di un adeguamento del piano normativo e del codice penale, nonostante il prezioso e grande impegno delle istituzioni». Un impegno, ha sottolineato, che «deve essere comune e costante, non solo nel monitorare i fenomeni ma dove possibile nell’intervenire per reprimere, individuare i responsabili, e chiaramente agire affinché i fenomeni di antisemitismo non si diffondano ancora di più». Ricordando infine come quella romana sia «la più antica Comunità ebraica d’Europa», ancora oggi «un importante centro di vita comunitaria, di preghiera e di studi», la presidente ha rivolto infine un appello: «Come comunità chiediamo a tutti di essere capaci di un balzo in avanti nella coscienza civile».

A margine della visita del ministro Lamorgese, è partita dagli eventi legati alla senatrice Segre la riflessione del rabbino capo Di segni. Eventi che «non sono purtroppo recenti. Le questioni di sicurezza sono molto datate. Quello che vi è da rilevare oggi è che c’è una preoccupante disinibizione. Per cui vengono dette ed affermate con violenza cose, che prima erano auto represse o generalmente represse». Per Di Segni, se in Italia non si sono verificati fatti sanguinosi come in altri Paesi europei è solo perché «le istituzioni sono sempre state vigili e attente». Quindi, ha ribadito l’urgenza di ribaltare il modo con cui la società guarda alle differenze, sottolineando «come esse rappresentino un’opportunità di crescita, un valore aggiunto, come nel caso della cultura ebraica. Solo così – è la conclusione – potremo contrastare le idee distruttive che stanno prendendo sempre più forma. Non dobbiamo mai sottovalutare nessun episodio».

12 novembre 2019