Migrazioni, Scalabriniani: Ue sia garante del rispetto del diritto internazionale

La nota diffusa in occasione della Giornata internazionale per i diritti dei migranti. La crisi umanitaria nella Federazione della Bosnia Erzegovina

«Risulta che, alla data di ottobre 2020, siano 6.770 i richiedenti asilo e migranti accolti in campi situati nella Federazione della Bosnia Erzegovina. Si stima che il numero di coloro che dormono all’addiaccio o in palazzi abbandonati nel Cantone di Una Sana e altrove nel Paese va da 2mila a 3.500 persone». Sono i dati messi nero su bianco pochi giorni fa da Dunja Mijatović, Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, ricordati dai Missionari Scalabriniani in una nota diffusa oggi, 18 dicembre, in occasione della Giornata internazionale per i diritti dei migranti. Dati «supportati dai recenti video “rubati” alle frontiere interne ed esterne dell’Ue e divenuti virali a conferma delle accuse già presentate in questi anni».

Per fratel Gioacchino Campese, presidente della Ascs-Agenzia Scalabriniana per la cooperazione allo sviluppo, «quei fotogrammi raccolti sul campo non lasciano troppi dubbi, le sequenze sono dure, le urla sono intollerabili. Colpiscono in particolare le clip “riprese” da un ragazzo afghano che dice di aver nascosto il cellulare negli slip ed aver potuto così girarle e alla fine denunciare l’accaduto». Le riammissioni a catena con cui dal confine italo–sloveno «si deportano illegalmente i rifugiati fino in Bosnia – denuncia anche l’Ics (Consorzio Italiano di Solidarietà-Ufficio rifugiati di Trieste) – hanno l’effetto di esporre le persone a condizioni inumane e a un rischio di morte: vanno pertanto immediatamente fermate». E fatti simili,  prosegue la nota degli Scalabriniani, «accadono anche in Bosnia dove vengono da tempo denunciati episodi di violenza ed uso estremo della forza da parte della polizia».

Nella Giornata internazionale per i diritti dei migranti 2020, conclude la nota, «come Missionari Scalabriniani ripetiamo che non è accettabile restare muti una volta di più su questi respingimenti violenti, utilizzati, di fatto, come principale se non unico “strumento di controllo dei confini” con gli Stati europei». Quindi l’appello: «La Commissione europea e gli Stati membri della Ue, inclusa l’Italia, devono con urgenza farsi garanti del pieno rispetto delle norme più basilari del diritto comunitario e internazionale, attualmente calpestate e ignorate di fatto».

18 dicembre 2020